SITUAZIONE RELIGIOSA

A CANICATTI’ IERI E OGGI

di Mons. Vincenzo Restivo

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Rompiamo,….e vorrei come interrompere brevemente la seriosità dei discorsi accesi e documentati, scanditi sui diversi temi , da quanti mi hanno preceduto.

E comunque, ascoltando il nostro amabile Professore Carlino, sul degrado ambientale della città, mi frullavano in mente i lamenti dell’Ugolino dantesco: " e se non piangi, di che pianger suoli?"

La situazione incresciosa in cui versa Canicattì e la presenza del neosindaco Antonio Scrimali mi tentavano ad un’altra citazione poetica: " or va tu su che sei valente", come a dire che il compito del neoeletto responsabile dell’Amministrazione Comunale è estremamente arduo, e per risanare il mal fatto, e per avviare "un nuovo", che è stravecchio nelle attese dei cittadini e nella necessità delle strutture.

Il Professore Lodato, con la sua solita puntualità storica, ha richiamato benemerenze e intraprendenze dei concittadini nel promuovere sia nel passato che nel presente quanto oggi alla nostra cittadina dà un volto sommariamente accettabile.

Concordo col Professore Lodato, ma mi associo al "grido di dolore" del Professore Carlino, e mi riferisco in particolare alle tante "disattenzioni" degli organi responsabili, sia sulla demolizione di prestigiose " memorie storiche dei padri", sia all’estrosità di certe costruzioni che un obiettivo e tempestivo Piano Regolatore avrebbe dovuto ordinare o addirittura impedire.

Ma il mio tema verte sì sull’argomento già dettato, ma non può non riferirsi a un altro aspetto che trova testimonianze luminose nei sacri templi, che il patrocinio di egregi benefattori e generosità di popolo hanno eretto e tramandato come segno della sensibilità religiosa e della sapienza di maestri e maestranze; e ciò prima ancora che la Regione o l’ingegneria moderna osassero finanziare e realizzare.

 

CANICATTI' - Chiesa di Santo Spirito

In un’epoca in cui la popolazione era meno che metà dell’attuale, chiese e conventi accoglienti costellarono il centro storico: penso alla mia grandiosa Matrice, alla Chiesa di San Francesco con relativo convento francescano, a San Diego coi Conventuali, a San Domenico coi Domenicani, a Santo Spirito coi Minori Osservanti, al Carmelo coi Carmelitani, a San Filippo e Giacomo (Badia).. e che il Risorgimento dei Savoia e di Garibaldi hanno sottratto- parlo dei conventi- per scuole, carceri o per finalità laiche.

CANICATTI' - Chiesa della Badia

Ma le chiese, ampie, armoniose, resistono ancora, come centri formativi umani e cristiani. Credo siano le migliori eredità dei padri. Ed è proprio in questi centri dello spirito che si sono aggregate le varie organizzazioni cattoliche.

Come non ricordare le dodici Confraternite che raccogliendo e selezionando per arti e mestieri, per attitudini e carismi, le diverse fasce sociali, provvedevano alle molteplici esigenze sociali e assistenziali delle categorie? Quella degli Agonizzanti, che provvedeva ai moribondi e alla religiosa sepoltura; quella della Madonna delle Grazie, che promuoveve il culto mariano; del S.S. Sacramento, che provvedeva al culto liturgico eucaristico; quella di san Sebastiano…. E qui mi fermo, per lamentare che un certo laicismo progressivo ha cancellato questo tripudio di fede e amore civico.

Lo Stato laico purtroppo ha incamerato le strutture conventuali per farne gli usi che i nuovi padroni della Sicilia non trovavano possibili, ai fini amministrativi, sanitari e penali, in altre strutture.

I conventi furono adibiti a scuole (San Domenico), a carceri (S.Spirito), a ospedale (San Francesco) e a Municipio (San Diego). Si pensi che l’attuale area che va da dietro la chiesa del Carmelo fino a San Biagio era un polmone di verde e di alberi, tutto patrimonio dei padri Carmelitani; se ne trova testimonianza in un dipinto soprastante la cappella della Madonna del Carmine nella omonima chiesa..

CANICATTI’

Chiesa del Carmine

L’ingegnere Iannicelli ne ha fatto cenno e lo rilevo con rammarico: la Chiesa Madre era collegata con l’attuale Corso Umberto da una grandiosa gradinata, che…la prepotenza-risorgimentale, baronale, laicale?- ha ridotto a una ormai smozzicata gradinata di accesso. (E’ in posta un progetto…-ma a quando?- quando questa gradinata…di Trinità dei monti?)

Ma sul piano morale e nella pratica religiosa, quale aspetto presenta la nostra Canicattì oggi?

Senza volere assumere toni nostalgici e apparire "laudator temporis acti", mi è facile, seppure doloroso, rilevare che anche la nostra città si è adeguata alla situazione nazionale.

Ricordo le affollatissime processioni delle varie celebrazioni religiose, gli affollatissimi quaresimali frequentati anche dal cosiddetto ceto nobiliare e culturale, così come era un appuntamento atteso il Mortorio nel nostro Teatro Sociale (Ohimè!).

Intense le messe festive e domenicali…con qualche furtarello di portafogli nella ressa!

Sacramenti, funerali, matrimoni religiosi, cresime plebiscitarie: riscontro nei registri degli anni ’20 che Mons. Lagumina in una lunga tornata del mese di maggio diede il sacramento della cresima a più di mille tra adulti e in fasce.

L’Archivio della Matrice che rimonta a metà ’ 500 è una e la sola testimonianza di Battesimi, Cresime, Morti e Matrimoni ed è consultato dagli amatori di genealogie.

CANICATTI’ – Chiesa Madre

La Canicattì di oggi è sotto gli occhi di tutti: forse non se ne ha la sensibilità del rammarico ovvero l’attenzione alla verifica che ne risulta.

Indubbiamente l’evoluzione, e in taluni campi la rivoluzione, che ha investito tutti gli aspetti del costume sociale, ha da un canto migliorato il vivere della gran parte della nostra gente, pur trascinandosi sacche di depressione economica e culturale.

In questo graduale e lento cambiamento, anche il sentire e vivere cristiano ha subito vistosi contraccolpi.

E’ avvenuta sì una consolante riqualificazione nei gruppi associativi, dall’Azione cattolica ai Movimenti, e in quanti sono rimasti fedeli alla frequenza di chiesa. E’ sotto gli occhi di tutti che una consolante percentuale di cristiani rimane esemplarmente fedele alla pratica religiosa, che d’altronde viene qualificata e sorretta da un’azione pastorale intelligente e aggiornata, per cui ci è piacevole sperare che il senso cristiano che tutta la comunità cittadina si porta (anche se non lo vive al completo) sviluppi i semi fecondi dell’opera pastorale e solleciti le forze latenti o stanche a riprendere coscienza e pratica dell’essere figli di Dio.

Però ci permettiamo rilevare – e vorremmo sbagliarci- che non sono poche le assenze di talune fasce sociali- dai professionisti ai lavoratori- nonché del microcosmo giovanile.

E’ chiaro che anche qui contiamo presenze e collaborazioni significative, e per essere completi e obiettivi, aggiungiamo che ovunque, anche negli assenti, riscontriamo simpatia , accoglienza e stima.

CANICATTI’ – Chiesa Madonna della Rocca e annesso Convento

Eppure le parrocchie continuano a sollevare, promuovere, inventare, perché certe sordità o indifferenze siano scosse vinte per l’ineludibile necessità di guardarsi dentro e darsi risposte esaustive dell’esistere.

 

CANICATTI’ – Interno Chiesa Madre

 

Il vento del ’68 soffia ancora più vivacemente e noi chiesa dovremmo batterci il petto per avere -ma è stata necessità- disertato l’insegnamento religioso nelle scuole.

E tuttavia, tranne esigue evasioni, la gente battezza, esige il funerale, sposa in chiesa, anche se poi dovremmo rilevare le non poche crisi matrimoniali e la caduta del tasso di natalità.

Le capillari Missioni popolari che hanno mobilitato i quartieri della città, le attuali celebrazioni giubilari, che sul piano nazionale, e perché no? anche in quello internazionale- si pensi al raduno di ben due milioni di giovani a Roma in agosto- hanno certamente suscitato un nostalgico richiamo; anche Canicattì ha avuto i momenti celebrativi esaltanti, e vorremmo sperare che " giunga a novembre quel che d’ottobre fili."

Abbiamo ricordato fasti e nefasti di Comune e Chiesa, lontani e vicini, e mentre auguriamo ai responsabili della cosa pubblica locale e regionale un proficuo, solerte, disinteressato lavoro di recupero e di realizzazioni nuove, senza sterili apposizioni di dubbio sapore, dall’altra preghiamo il Datore d’ogni bene che conceda a tutti slancio morale e più impegno cristiano.

Il recupero e le realizzazioni non sono deleghe ai preposti, ma volontà di opere che tutta la comunità deve proporsi per una Canicattì, nuova, prospera, serena, cristiana.

 

 

Mons. Vincenzo Restivo

Arciprete di Canicattì

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