L'EDUCAZIONE MORALE E LA RELIGIONE. La formazione della
vita morale e delle virtù è una parte essenziale, a dire il vero la più
importante, del fine primario dell'educazione. L'educazione scolastica e
universitaria non sono attrezzate per assicurare questa formazione in maniera
intera e completa; tuttavia è loro dovere contribuire efficacemente alla
formazione morale della gioventù.
Tuttavia, l'educazione religiosa è
fondamentalmente richiesta.
Se l'esistenza di Colui che è l'Essere
Assoluto, il Bene Assoluto, non è riconosciuta, nessuna certezza del valore può
essere data.
La legge morale viene svuotata di
oggettività e nessuna norma dell'etica può essere validamente stabilita ed
essere efficace.
La scuola e l'università hanno dunque
l'obbligo non solo di illuminare gli studenti nel campo della morale, ma anche
di permettere loro di ricevere una piena educazione religiosa.
IN ORDINE ALL'APPLICAZIONE PRATICA Il problema pratico riguarda le scuole e le università laiche (non confessionali) e gli istituti statali. E' opinione largamente diffusa che il carattere laico del programma (ciò che in francese si dice l'istruzione, distinguendola dalla educazione) corrisponda nel sistema scolastico moderno al carattere laico dello Stato moderno, e che di conseguenza l'insegnamento religioso debba essere impartito fuori dei locali scolastici. Non è questo il mio parere, ma anche in questo modo di vedere, una ispirazione religiosa, se i maestri ne hanno una, non deve essere esclusa ma intrinseca a ogni disciplina d’insegnamento quanto non lo sia a riguardo della vita civile. Ciò che è escluso in ogni caso, è che le istituzioni secolari dogmatizzino in materia religiosa e prendano posizione a favore di una confessione religiosa particolare (o assumano un qualsiasi atteggiamento di ostilità verso la religione). Una netta distinzione tra Stato e Chiesa non significa che debbono vivere nella reciproca ignoranza e in un mutuo isolamento.
La soluzione, nella sfera educativa, è da
ricercarsi in una sana applicazione del principio pluralista. La formazione
religiosa deve essere resa possibile -non a titolo obbligatorio, ma come
materia opzionale- e deve essere impartita dai rappresentanti delle diverse
confessioni, in accordo con i desideri degli studenti e dei genitori. Chi non
si avvarrà dell'insegnamento religioso dovrà frequentare lezioni di: buone
maniere, di moralità civica. Ma se non si considera la religione un errore o
una superstizione, io non vedo perché si possa ritenere che Dio abbia meno
diritto di aver un posto nella scuola che l'elettrone. Tutti gli osservatori
seri convergono che la frattura tra la religione e la vita è alla radice del
disordine spirituale di cui noi oggi soffriamo. In tre riformatori Maritain
cerca l'origine di questa dissociazione: in Lutero che ha separato la morale
dalla fede e la fede dalla Chiesa, in Cartesio che ha staccato la teologia
dalla filosofia, separando la cultura dalla religione, e in Rousseau che ha
diviso la coscienza del bene e del male dalla religione, preludendo
all'autonomia morale di Kant. Se si aggiunge che Machiavelli separa la politica
dalla morale, Pufendor stacca il diritto dalla morale, la legge naturale della coscienza
umana, dalla legge eterna di Dio, e A. Smith dissocia l'ordine economico
dall'ordine morale, sarà facile comprendere come nella cultura moderna la
religione e la coscienza siano ridotte alle dimensioni di un fatto
soggettivo-individuale e come la politica, il diritto, l'economia, l'arte, i
costumi e la stessa educazione siano intesi in un senso utilitaristico ed in
ultima istanza amorale.
Oggi anche la teologia morale si sviluppa nel solco
antropologico, in quanto essa è la comprensione che l’uomo raggiunge di se
lungo la storia. Tuttavia tutte le ricerche e le conclusioni dell’antropologia
sono sempre il punto di partenza della teologia. L’unico specifico della
teologia è che si riferisce all’uomo credente, tuttavia l’elemento naturale è
sempre il presupposto del Creatore per la salvezza della creatura. E’ questo
elemento naturale il nostro specifico e lo specifico del nostro
approfondimento. L’etica si fonda sulla ragione, mentre la morale si fonda
sulla rivelazione. L’etica però deve indicare alla morale i naturali principi
antropologici dell’agire morale, in ultima analisi il soprannaturale non
annulla, ma include il naturale. La morale personalistica porta all’essenza
dell’uomo, ai suoi significati, è interpersonale perché l’uomo si realizza
sempre di fronte ad un “tu” con cui genera una relazione creativa. Il pluralismo è un diritto di
ogni uomo, con esso può raggiungere la propria forma interiore ed esteriore e
può realizzare il proprio mondo ideale. Così nessuna ideologia può pretendere
di assolutizzarsi, altrimenti si sfocia nell’idolatria della dittatura. Grande
sospetto e vero allarme deve suscitare in noi il termine di pluralismo etico,
facilmente sarebbero decurtati alcuni valori, mentre altri ne sarebbero
strumentalizzati. Il valore morale è tale proprio perché è assoluto. Il
divenire culturale e tecnologico così in rapida evoluzione hanno categorie che
non sono le categorie dell’etica e del suo divenire nel costante sforzo che
l’uomo deve compiere per autocomprendersi e per realizzarsi. Dal punto di vista
culturale e tecnologico l’uomo può utilizzare le precedenti scoperte, ma dal
punto di vista etico egli deve partire da zero per costruire la sua coscienza
etica. Le altrui scoperte non lo esimono dalla fatica di dover fare in prima
persona tutto il cammino etico, partendo da zero. Questo è comprensibile dal
fatto che il valore che è vivente mi interpella personalmente a differenza del
dato culturale e tecnologico che posso possedere. Mentre in realtà io posso
farmi solo possedere dall’ideale e dal valore che per natura mi trascende
infinitamente e prescinde dalla risposta che altri hanno già dato prima di me.
Di fronte al valore sono solo e nudo, viene coinvolta non solo la mia
intelligenza, ma anche la mia volontà e la mia libera adesione, non posso
delegare nessuno alle mie scelte personali e queste necessitano di un
dinamismo, di una tensione e di una conversione continua.
MAI LA CULTURA DEVE SCHIACCIARE L’UOMO,
nessuna filosofia deve pretendere una superiorità sull’uomo stesso e sulla sua
natura.
Questa natura umana è composta sia di una
dimensione metafisica-trascendente, che di una dimensione fisica-storica. Per
questo il personalismo di Maritain è anche il personalismo
biblico e di tanti testi sacri di molte religioni.
La vita dell’uomo è in realtà la stessa
capacità di dilatarsi continuamente di fronte al valore, come cresce la
comprensione del valore così cresce la vita umana per intensità e per qualità.
Questo rapporto con il valore è la caratteristica dell’uomo in tutta la sua
esistenza. Inoltre l’uomo deve essere liberato da ogni dualismo perché è arte
ed armonia di unità, pertanto tutto in lui è nobile degno e converge all’unità.
Non solo l’uomo è persona, ma è tale perché è essenza storicizzata, perché riesce
a fare sintesi di tutte le esperienze e di tutte le sue ricchissime dimensioni
interiori. L’uomo si scopre come un prodigio di amore divino e umano, uscito
dalle mani di Dio e fatto a sua immagine e somiglianza. L’uomo è ricerca
continua, dinamica e gratificante di significato. Ecco l’inferno: non avere
nessun significato più da trovare, tutto è scoperto tutto è noia. L’uomo è
essere ed anche co-essere perché si realizza solo nella relazione d’amore.
L’uomo si differenza nettamente dagli
animali perché non è natura, ma persona, non è specie ma nome.
E’ irripetibile nella sua essenza ed è
irripetibile nel suo cammino di libertà che distinguendolo da chiunque lo rende
mistero affascinante.
Allora, io sono quello che con la mia
libertà ho costruito di me. La cultura è espressione intima ed indispensabile
di una creatura tanto evoluta quanto incredibilmente ricca spiritualmente.
Nella sua cultura, l’uomo si gioca il suo
futuro, per questo sono da tanti anni in atteggiamento di sacrificio per
l’impianto culturale esposto in questo libro e sto andando incontro a tanti
sacrifici che si possono giustificare solo dalla consapevolezza di quanto sia
indispensabile per tutta l’umanità un nuovo impianto culturale.
L’eredità culturale precedente, passa
dall’acuto giudizio della storia, viene assunta rielaborata e sempre resa più
appropriata per rispondere a nuovi problemi e per seguire il cammino evolutivo.
Se questo sforzo culturale fallisse allora
andremmo incontro a grandi rovine, sofferenze ed ingiustizie, i cattivi e gli
uomini peggiori avrebbero il sopravvento sui buoni non potendo questi essere
promossi dal vero dal bello come fondamento della cultura.. Stiamo attenti a
non confondere il progresso scientifico con quello etico, la linea evolutiva
della scienza non sempre è stata e mai quella della felicità e del vero bene
dell’uomo. La cultura e la scienza non sono buone in se stesse, ma solo nella
misura che sono vivificate dal valore. Il valore è quindi ontologicamente
superiore a tutto: alla cultura alla scienza ed all’uomo stesso, visto che
l’uomo senza valore si trasforma sempre in un mostro. Il punto segreto e vitale
da cui ha origine l’illuminato agire dell’uomo e lo “spirito”. Tutto ciò che
esce dalle mani di Dio è natura e quando viene offerto dalle mani dell’uomo
diventa cultura.
L’opera di trasformazione della natura da
parte dell’uomo si chiama cultura. L’uomo in quanto spirito ed in quanto
libertà deve trasformarsi in soggetto-creatore del suo mondo e della sua
storia.
Astraendosi dalla natura e da se stesso
può organizzarla ed organizzarsi, ma mai può manipolare e manipolarsi per non
entrare in drammatico conflitto con il principale ed assoluto Soggetto-Creatore
che è Dio.
La cultura è quindi sempre dinamica, luogo
di questo dinamismo è la libertà dell’uomo, che quando non si apre al valore,
per necessità di ordine spirituale, deve aprirsi al demoniaco ed al capriccio.
L’uomo diviene pericolo a se stesso. Come l’essere è l’anima del mondo, così il
valore è l’anima della cultura. La attuale cultura di massa, massificata e
massificante, apre il periodo doloroso della crisi dell’uomo con se stesso e
con tutto quello che lo riguarda. L’uomo viene fuori avvilito, cresciuto solo
materialmente e psichicamente ma sprovvisto di profondità interiore. Anche gli
altri divengono oggetti, perché manca la capacità di ascolto e di
interiorizzare, è ferita l’interiorità umana. Ora l’uomo si trova isolato ed al
tempo stesso ammassato ad altri uomini, da qui nasce il senso di paura con cui
si vivono le relazioni. Ogni manifestazione dell’uomo risponde a criteri ben
precisi ed a parametri, il suo comportamento è stereotipato, è un prodotto
artificiale molto lontano dal suo vivere in armonia con la natura. Ma dove non
c’è interiorità, non c’è più pudore da salvaguardare, il corpo diviene un
oggetto che devo sfruttare per raggiungere i miei obiettivi. L’uomo massificato
ha perduto lo sguardo dell’insieme e con esso l’intuizione spirituale e la
contemplazione. La cultura contemporanea è vuota di valore, l’uomo ha così
perso il senso della storia ed ha anche perso il progetto d’amore ad ampio
respiro che si può articolare nella storia. Al massimo fa piccoli progetti che
si articolano a medio o a breve tempo. Ha perso le categorie della storia e gli
sono rimaste le categorie del tempo. Sartre disse: ”L’uomo contemporaneo agisce
continuamente, ma molto spesso non sa perché agisce e ciò provoca la nausea”.
La libertà si impigrisce, perché all’uomo vengono offerti tanti servizi e tanti
schemi già preconfezionati. L’uomo che esercita la sua libertà ed esce dagli
schemi, invece che essere considerato normale viene considerato sovversivo. E’
a questo contesto che si ricollega la concezione di Hegel, di Marx e di Comte per
i quali il singolo deve giungere a immolare “liberamente” se stesso per lo
stato, per la collettività, per l’umanità. Il rischio odierno è quello di
cadere nell’anonimato delle masse, nella fuga dalla responsabilità e nella
volontà di essere dominati, che diviene una necessità nel momento in cui non
trovo punti di riferimento su cui potermi poggiare e su cui poter costruire la
mia identità. Il relativismo ha distrutto tutto, l’unico appiglio è la
mentalità collettiva ed il conformismo, il ripercorrere il sentiero e gli
schemi mentali già preconfezionati dalle multinazionali: sono vivo, esisto
perché consumo. La solitudine e la meditazione, l’interiorità e la
contemplazione sono indispensabili per non essere cancellati come individui
dalla massa. La vera solitudine, non genera paura, ma una dolce pace. Non sono
in ascolto del nulla o del vuoto, ma di Dio amore. La vera solitudine pone
l’uomo oltre che di fronte a se stesso anche di fronte a Dio. Quando l’uomo
resta indifferente verso il bene o la verità, non vuol dire che non li
comprende (il Creatore ha imposto la conoscenza del bene e della verità in ogni creatura), ma che semplicemente
non vuole scomodarsi, non vuole rinunciare ai suoi idoli e per questo rinuncia
deliberatamente ad una condizione costitutiva del suo essere uomo. L’uomo si
perde e si abbrutisce quando si chiude nella sua autosufficienza e si eleva a
criterio del bene e del male.
Il fondamento culturale, comunque
evidentemente falso, viene dato prima dall’illuminismo che ritiene come la ragione
spiega il mondo ed oggettiva anche Dio, e dal positivismo che fa della scienza
la spiegazione ed il criterio di giudizio di ogni realtà. E’ terribile
constatare come affermazioni così assurde e prive di fondamento logico abbiamo
fatto la storia di tutto il 1900 fino ai giorni nostri. L’esperienza religiosa
è fondata nell’intimo dell’uomo e questo non può essere negato. Il criterio di
verifica se una religione è autentica è questo: “La vera religione deve
permettere all’uomo di sviluppare tutte le sue potenzialità di amore, di
ascolto e di dedizione totale. L’uomo veramente religioso giunge ad essere
libero veramente da tutto e da tutti tranne che da Dio. Mediatore e ministro,
sacerdote e profeta tra Dio e il Creato.” Infatti il mondo non ha in se la ragione
della sua sussistenza, ma fa riferimento a Dio che lo ha creato. La vera
libertà si fonda quindi sullo spirito e non sulla realtà materiale e biologica.
Dice S. Tommaso: “Quando un’uomo, arriva all’età di ragione (intorno ai quattro
anni), la prima cosa cui deve attendere il suo pensiero è di deliberare di se
stesso. E se egli si ordina a quel fine che è il suo vero fine, egli viene
liberato dal peccato originale mediante la grazia santificante che egli riceve
in quel momento” (Summa theol.
I-II, p. 89, a.6).
Con la Fede l’intelligenza si incontra con
la luce della verità e con essa diviene un tutt’uno, trasfigurandosi. Quando la
volontà dell’uomo si incontra con la volontà di Dio, nasce la beatitudine dell’unione
amorosa con Dio che si chiama Carità. Tutto questo è vissuto con gioia,
gratitudine e umiltà verso il Creatore che si è degnato di scendere in intimità
con la sua creatura. Infine con la Speranza l’uomo recupera il senso di tutta
la sua vita, comprende che quando lui si è allontano da Dio, da questi non è
stato mai abbandonato o odiato. Percepisce la fedeltà dell’amore di Dio che,
nonostante tutto ha accompagnato ogni attimo della sua esistenza, con l’amore e
l’ansia di una madre, preparando sempre una alternativa e delle condizioni
favorevoli alla sua redenzione e alla sua realizzazione. La ostinazione finale
si conclude con un urlo eterno ed agghiacciante, tanto disperato da non potersi
immaginare. Ora, quando la nostra conoscenza scaturisce da un vero rapporto con
Dio, essa diviene pura, lucida e chiara, essa diviene una proposta culturale
autentica al servizio dell’uomo proprio come avviene del presente lavoro. La
coscienza è quindi la consapevolezza di questa tensione verso il bene, verso
Dio. Essa può contemplare il bene, desiderarlo ed incarnarlo nella sua
situazione. La coscienza deve continuamente essere coltivata ed accudita,
perché rimanga efficiente e non si ammali. Nella sua coscienza l’uomo deve
essere coerente anche quanto questa coerenza non va nel solco del suo interesse
materiale. La coscienza diviene sintesi fra l’io dell’uomo e il Tu di Dio,
questo rapporto porta l’uomo a potenziare il suo spirito al punto che mutano
gli equilibri di forza con il mondo esterno. L’uomo spirituale, illuminato e
trasfigurato si trova immerso ed abbandonato alla provvidenza, scompaiono le
passioni e le concupiscenze e le inquietudini giornaliere. Il velo tra il tempo
e l’eternità diviene così sottile che il desiderio di abbracciarsi con Dio
diviene struggente e l’amore per questa dimensione rimane in piedi non per se
stesso, ma per i nostri fratelli che amiamo, che non vogliamo tradire o
abbandonare, e che vogliamo continuare a beneficare. Ritorniamo ora alla legge
naturale che a noi sta tanto a cuore. La legge naturale è una legge non formulata (ed è il momento
che qualcuno si decida a farlo), non scritta, ma costitutiva di ogni uomo cioè
posta dal Creatore nel cuore di ogni uomo (ROM 2,15). Da qui scaturisce tutta la vita morale perché
scorga dai fondamenti dell’esperienza umana... E’ quello che ogni uomo
comprende ed intuisce per potersi realizzare, è come una carta del tesoro o una
mappa per non perdersi in un paese straniero. La legge naturale è come una
bussola infallibile, violarla, strumentalizzarla o accoglierla rappresenta la
materia su cui Dio ci giudicherà. Siamo “obbligati” ad agire conformemente alla
nostra natura, esigenza data dalla nostra somiglianza con Dio, nelle specifiche
proprietà razionali e spirituali che trovano il loro compimento nella capacità
di credere e lottare, di sperare e di programmare e nella capacità di amare e
di donare gioia e salvezza. Allora i principi dell’ordine morale scaturiscono
dalla stessa natura umana (Dignitatis
humanae,14).
Se in teoria la natura va distinta dalla
grazia, in pratica esse non possono dissociarsi. Così ogni religione positiva
nel proporre la vita divina o la vita della grazia al tempo stesso operano per
la promozione umana sul piano naturale. Non è un caso che le grandi religioni
si siano piegate in maniera mirabile nel soccorrere le necessità e
nell’alleviare le pene di interi popoli e di intere nazioni pur tanto
geograficamente lontane.
Nessuna legge umana, positiva o
pseudo-divina è legittima se viola una legge naturale. La legge naturale inoltre
è fondata solo per il bene dell’uomo, solo in funzione di essa si può
legiferare per la riduzione della libertà individuale di coloro che non sono
degni o che sono dannosi alla società. Chi è contro la legge naturale è
sicuramente dannoso per se e per gli altri. Così tutte le leggi umane e divine
poggiano la loro autorità obbligante sulla legge naturale, che in primo luogo
nella volontà di Dio Creatore trova il suo fondamento. Quindi la legge naturale
è anche divina. Le norme naturali sono immutabili perché si riferiscono al
fondamentale e non vanno confuse con tutte quelle norme che sono culturalmente
condizionate. La legge naturale se è un imperativo categorico della coscienza,
ha però spesso la necessità dinamica di autorealizzarsi, di attualizzarsi nel
concreto tessuto storico, da qui nasce la difficoltà di una catalogazione
definitiva ed esaustiva della legge naturale.
Per noi questa difficoltà però può essere
superata, restringendoci solo a normare quello che è immutabile e stabile nella
costituzione stessa dell’uomo e nella sua essenza. E’ importante la
focalizzazione della norma universale, perché essa è certa e non mutabile, in
questo la norma universale ha il grande valore di lodare o di denunciare, di
promuovere o di condannare un’azione pre-morale. Hanno il ruolo importantissimo
del discernimento, in questo senso rappresentano un contenuto culturale certo
ed inderogabile. Una certezza su cui l’uomo può fare un investimento, una
direzione certa e sicura su cui ci si può avviare con fiducia. Inoltre il male
intrinseco verrà evitato con assoluta certezza perché esso non corrisponde
oggettivamente alla concreta realtà umana. Ecco, quanto esplicitamente esprime
la Gaudium et Spes: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che
non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo
chiama sempre, ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre,
chiaramente dice alle orecchie del cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa
dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più
segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce
risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo
mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del
prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri
uomini, per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi
morali che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale.
Quando più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi
sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle
norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza
sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua
dignità. Ma ciò non si può dire quando l’umo poco si cura di cercare la verità
e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito alla abitudine
del peccato.” (GS,16).
L’uomo è l’essere che viene orientato al
Bene, questo costituisce la sua dignità. L’uomo attraverso la sua ragione
comprende l’obbligatorietà del bene e comprende altresì che la sua
realizzazione passa nella concretizzazione di esso. Essendo necessaria ed
inevitabile la nostra appartenenza alla società ne consegue che devo realizzare
anche il bene della società, anche quando questo non potrà mai diventare da me
fruibile. Consideriamo l’esperienza dell’apostolo S.Paolo che nella sua
giovinezza vive nella preoccupazione di farsi giusto davanti a Dio. Egli vuole
raggiungere questo obiettivo con lo sforzo esclusivamente personale attraverso
l’obbedienza alla legge, ma questo lo pone nel continuo tormento di trovarsi
imbrigliato nelle contraddizioni umane. Paolo nella giovinezza vive l’esperienza
religiosa in una dimensione legalistica ed è pieno di odio nel considerare la
gioia e la incredibile libertà dei primi cristiani, mentre lui si trovava
imbrigliato in un numero enorme di leggi, precetti, regolamenti, decreti, riti
e consuetudini, che nonostante tutti i suoi sforzi egli era costretto a non
poter rispettare con grave conflitto della sua coscienza e con gravi sensi di
colpa. Nella conversione al cristianesimo potrà gridare al mondo: “Ama è fa ciò
che vuoi, perché pieno compimento della legge è l’amore!”. Nella conversione
scopre lo spirito di Dio inabitare in lui, così alla obbedienza ai regolamenti
sostituisce l’obbedienza allo spirito, in quel momento si accorge di diventare
umano e divino, cioè naturale. In quel momento si accorge di essere veramente
onesto davanti a Dio ed agli uomini. Critico ed ostile solo a quelle leggi che
non sono in sintonia con la legge naturale che ormai distingue chiaramente in
se. Da questo nuovo rapporto con lo spirito di Dio, nasce l’uomo nuovo, sintesi della libertà umana e della
santità di Dio.
Quanto intensa, gioiosa, avventurosa ed
affascinante diventò la sua vita, ne possiamo avere solo una pallida idea
leggendo gli atti degli apostoli e leggendo le sue lettere di mirabile
antropologo, filosofo e teologo.
Si comprende come la vita divina non sia una proprietà insita
nell’uomo, ma esclusivamente un dono di Dio, che gusto ed imparziale desidera
fare a tutti purché trova l’uomo predisposto a ricevere i suoi doni.
La realtà dell’uomo, essendo sempre sotto
il giogo del suo limite e del peccato, non può in se stessa giungere da sola a
Dio se questi non andasse incontro all’uomo. A motivo della sua fragilità
l’uomo necessita di strutture e di leggi oneste, necessita che gli venga
indicato il cammino certo ed inequivocabile per cui può giungere alla sua
realizzazione. Proprio questo è lo scopo del presente lavoro. Se l’uomo non
riconosce di essere dinanzi a Dio, subito rinuncia al suo essere reale e si
dissolve, regredisce dal livello di identità personale a quello di natura,
divenendo prigioniero di se stesso, delle cose e dei sistemi
filosofico-materiali di questo mondo. Da essere destinato alla felicità, si
trasforma in fruitore del piacere. Rinuncia all’eternità per subire la stessa
condanna delle cose: la morte e l’assurdità. Dio non è propriamente un’altro
diverso da me, ma è il mio amore. Quando obbedisco a Dio io non obbedisco ad
uno che è fuori di me, ma obbedisco solo al mio amore.
Purtroppo c’è nell’uomo qualcosa che
invece della potenza del proprio essere, chiede il potere ovvero la prepotenza
su tutto e tutti. E’ l’uomo di oggi, scollato dal suo Creatore, idolatrando se
stesso genera tanto tormento per se e per tutte le creature con cui entra in
contatto. Pascal definisce il rapporto tra l’uomo e Dio come il gioco di due
bambini che si tirano la palla. Essi, in questo gioco si divertono moltissimo,
ma che succede quando un bambino egoisticamente decide di trattenere la palla
per se? Questo è l’amore: donarsi continuamente nella fedeltà e nella dedizione
sempre rinnovata, come un fuoco che si alimenta sempre e divampa in un
incendio. Sento in me un tale incendio d’amore per ogni uomo e per tutti gli
uomini del pianeta, mi sforzo di contenere questo fuoco ma non riesco a farlo.
L’uomo illuminato scopre il mistero della sua vita e si accorge di essere un
dono gratuito di Dio, diviene allora spontaneo fare di tutta la vita una lode
ed una gratitudine perenne.
L’illuminato non ama Dio per quello che
può dare, o il bene per i suoi frutti, ama Dio e il bene per se stesso. Lui
illuminato e trasfigurato è divenuto bene vivente, luce del mondo e sale della
terra. L’identità umana è rappresentata dall’essere fatto per Dio. Per il buon
ebreo la vita è memoria, ricordo e celebrazione, atto spontaneo di gratitudine
al suo Dio.
E’ necessario per l’ebreo santo fare
memoria di tutta la storia meravigliosa della salvezza, momenti ineffabili in
cui Dio e l’uomo hanno collaborato. La storia ed il categoriale, ovvero le
categorie di spazio e tempo, così importanti ed indispensabili, sono comunque
destinate ad essere superate.
Il progetto di amore e di salvezza
iniziato da Dio non può fermarsi di fronte alla morte, altrimenti Dio non
sarebbe Dio ed il suo amore non sarebbe vero-santo. Questo progetto d’amore
trova il suo normale compimento in quell’assoluto di bene o di male che ognuno
di noi avrà meritato. Possiamo ora con tanta gioia vedere la ricompensa a tante
lacrime e a tante lotte che abbiamo sostenuto perché il “tuffo” nel cuore di Dio già si avvera e si
pregusta, quando lo spirito purificato dalla concupiscenza in un impeto d’amore
si slancia fra le braccia del suo Dio. Quel momento beato è incredibilmente
vicino visto che per Dio non valgono le categorie dello spazio e del tempo.
Ecco l’esperienza più bella per un uomo in assoluto: travalicare le categorie
dello spazio e del tempo per stare in intimità con Dio e poi reimmergersi nello
spazio e nel tempo per portare tanta luce di verità ed amore.
Anche chi giunge per pochi momenti ad
amare Dio in maniera pura assapora la fluidità dello spazio del tempo, che come
un velo si rendono meno consistenti e si
trova con la punta dello spirito in un luogo di gioia e di luce viva,
beatitudine, consolazione, comunione ineffabile, vortice di gioia ed esultanza
che si trasforma in danze e canti e musiche che mai senso umano ha potuto
godere o concepire. Per noi è una grande fortuna poter intuire queste cose con
la punta dell’intelletto e con la punta dello spirito. Se le sperimentassimo
nella loro intensità, per prima cosa il nostro povero corpo -non sopportando
tanta gioia- ci lascerebbe immediatamente e per secondo la vita su questa terra
ci sembrerebbe insopportabile e questo è contrario alla giustizia. Con Dio la
mia libertà non è violata, ma potenziata, come un gioco a palla, Dio mi
restituisce sempre la libertà che gli offro con amore, arricchita di tanti
gioielli spirituali. Dio è allora il tesoro della mia vita. Per il peccatore la
legge diventa un peso a cui volentieri vorrebbe sottrarsi, ma per chi ama, la
legge è gioia, è sangue delle sue vene. Per l’uomo onesto la legge è sempre un
potenziamento della sua libertà. Senza nessun timore ora passo finalmente a
ufficializzare quella legge che ogni uomo si porta impressa nel cuore. In primo
luogo onoriamo tutti gli uomini illuminati e santi tra cui: Buddha, Gandi,
Maometto, Gesù di Nazareth e tantissimi altri dall’oriente all’occidente, dal
nord e dal sud che ora chiamiamo a solennizzare ed autenticare questo impianto
normativo, frutto comune del loro insegnamento e che deve essere accolto con
gioia ed amore.
Questo discrimina finalmente e certamente gli uomini in
giusti o ingiusti, facendo giustizia di tanti soprusi e di tanto sangue
innocente. Oggi 21 novembre 1997 venerdì è la mia giornata libera
dall’insegnamento, sono in casa con i miei figli Giovanni Paolo Fedele e con
Caterina Maria Stella. Oggi sono la loro unica balia, li nutro, cambio loro i
pannetti, non appena però si distraggono nei loro giochi fuggo a scrivere
qualcosa. Giovanni ha 26 mesi non sa ancora parlare tranne qualche piccola
parolina, ma ad un tratto esulta emozionato, cerca di attirare la mia
attenzione su un fatto per lui molto importante. La sorellina di 12 mesi e 8
giorni, come una farfalla senza fare leva o appoggiarsi, cammina libera per la
stanza, si gira su se stessa e sceglie sicura la sua direzione, inconsapevole
della sua paura di cadere. Così auspico all’umanità, che finalmente venendo in
possesso di una verità etica certa, universale, oggettiva ed assoluta, possa
finalmente uscire dalle sue paralizzanti incertezze e dirigersi sicura verso la
verità in condizioni di sempre maggiore chiarezza e per il bene di tutti.
Intorno al 565 a.C., nasce Buddha, il suo
insegnamento è laico, proprio come il nostro. Il suo insegnamento non si fonda
su una rivelazione soprannaturale, ma sull’ascolto della legge naturale
iscritta in ogni uomo e formula così i suoi cinque precetti etici:
1 - Non rubare e non possedere ciò che non ti sia dovuto;
2 - Non uccidere, non sfruttare o opprimere il tuo prossimo;
3 - Non commettere adulterio;
4 - Non usare bevande inebrianti, o sostanze stupefacenti;
5 - Non mentire mai.
La meditazione di questi cinque precetti sono sufficienti
per comprendere tutti gli altri che seguiranno a motivo della nostra autorità
morale, e dell’autorità di tutti gli uomini giusti che ci hanno preceduto. Così
disponiamo:
6 - Porrai al di sopra della tua vita gli ideali di
Giustizia (non fare ad alcuno il male che non vuoi ricevere) e di Verità (non
dire bugie, non testimoniare mai il falso);
7 - Non mancare mai contro il pudore e non utilizzare mai
la sessualità al di fuori di quell’amore che indica il dono onesto, fedele e
totale di te ad un’altra persona;
8 - Onora l’autorità ed in particolare quella dei genitori,
sii rispettoso e non superficiale della sapienza degli anziani;
9 - Non abbrutire la tua vita con il lavoro eccessivo,
l’uomo vive più di aria e libertà gioiosa che di pane;
10 - Non essere volgare e non essere pigro;
11 - Proteggi ovunque e comunque potrai farlo le vedove,
gli orfani, gli innocenti e la natura dall’inquinamento;
12 - Non dovrai invidiare, ne desiderare nulla che
appartenga al tuo prossimo;
13 - Offrirai un decimo del tuo tempo e un decimo delle tue
sostanze (tasse comprese), spontaneamente al bene ed alla costruzione della tua
società, ovvero a vantaggio del prossimo.
14 - Onora il Signore Dio, padre e benefattore di ogni
vita, onora per amor suo tutti gli uomini che onestamente si dedicano alla sua
gloria. Questo deliberiamo e solennemente dichiariamo essere la legge naturale
che trovasi nel cuore di ogni uomo.
L'umanesimo integrale attinge forza dalla legge naturale.
Quest’ultima ha una sua oggettività ed una sua intrinseca legittimazione. La
comprensione di tutto questo entra in una dinamica precisa che anticipa
l'evoluzione dell'umanità. Il monoteismo rappresenta il superamento del
politeismo, ma questo dato inconfutabile è pur contestato da chi vuole sminuire
il monoteismo e quello stupendo impianto morale che ha permesso tante
conquiste, in ordine alla dignità della persona umana ed al progresso
dell’umanità. Quindi, regole e canoni che ormai sono imprescindibili dalla
coscienza collettiva al punto che sono ormai patrimonio inderogabile
dell'umanità. Ma questa conquista e solo una tappa delle tante che ancora sono
davanti a noi. Solo un ignorante può concepire il dogma come rigido, ed
irrazionale, infatti il dogma si evolve con l’evolversi di tutta l’umanità. La
verità continuamente si svela e si approfondisce.
Infatti il dogma è solo uno stadio di
quella conoscenza che esige di essere meglio compresa, così l'affermazione
assoluta può essere sempre meglio inculturata, chi si accontenta di slogan o di
esemplificazioni o chi vede slogan e semplificazioni riduttive è un poverino.
Ma il vero credente non è un poverino, è un grande uomo, si proietta verso
l'Assoluto e da esso viene attirato, con tutte le facoltà e con l’intelligenza,
elabora la fede come somma della sua maturità e del suo amore che si fa
sintesi. Inoltre, la fede senza intelligenza si trasforma in superstizione,
mentre, la scienza senza fede si ritorce per distruggere e non per aiutare
l'uomo. Solo il tapino vede nelle conquiste della comunità dei credenti, una
scatola chiusa e vuota, fatta di apparente rigidità al punto che la comunità
dei credenti non può -secondo lui- rendersi interprete credibile del disagio
sociale e di quello personale. Mentre il tapino di cui sopra ritiene la
mitologia greca molto più consona al soddisfacimento dei suoi porci piaceri,
ovvero la legittimazione del suo peccato.
Lui uomo del 2000, culturalmente e tecnicamente attrezzato vuole
cimentarsi con la mitologia greca eletta a modello di categorie morali,
pretendendo di annientare quello che è il cammino evolutivo dell'umanità,
perché non accetta che qualcuno o qualcosa metta inquietudine nella sua
corrotta coscienza.
Vigliacco vuole venire alle mani con donne
e bambini sapendo per certo di restare vincitore. Ma il Dio di Abramo e di
Maometto, di Buddha e di Gandi attende questo idolatra per scaraventarlo dalla
sua pseudo cultura resa funzionale alla sua idolatria comoda e complice, ma che
lui non potrà più trovare come un alibi quando il nostro messaggio conquisterà
culturalmente il mondo o quando dovrà presentarsi dinanzi al tribunale di Dio.
Questo perverso cerca di costruirsi dio in modo comodo e accomodante, complice
del suoi vizi, lui come opzione fondamentale ha scelto il male, il Male sarà il
suo destino.
Derivano da Dio ed hanno per termine l'uomo. Derivano da
Dio ed hanno per termine Dio e la sua gloria, e la nostra gloria in Dio. Sono
una costante disposizione dell'anima a desiderare ed a realizzare il bene. A
fondamento di queste innumerevoli virtù troviamo: la religione, l’amore per la
conoscenza della Verità, la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza.
Derivano da Dio ed hanno per termine Dio e la Sua gloria, e
la nostra gloria.
FEDE è
credere veri gli interventi di Dio nella storia oppure credere negli ideali
assoluti universali e trascendenti. La fede è un atto di conoscenza che si
ottiene sia per esperienza personale (verificata nel cammino della chiesa), sia
come rivelazione dai testi sacri. Ma l'esperienza ed i testi sacri si
verificano a vicenda. Da questa conoscenza nasce la fiducia nell'amore e nella
bontà di Dio come fondamento esistenziale della fede. Nella vita quotidiana
abbiamo la lotta al peccato (ovvero a tutto quello che non è Dio), che si
manifesta attraverso: la non credenza, l'apostasia, l'eresia, la superstizione.
SPERANZA ovvero
attesa di un futuro migliore, non turbandosi per le contrarietà della vita,
neanche per le persecuzioni, ma vivendo sicuri della vittoria definitiva del
bene. Vivendo sicuri delle promesse di Dio: attesa del regno di Dio e della sua
logica, dimensione essenziale è la gioia. Peccato corrispondente: nella
disperazione non si confida più nel fatto che il bene spirituale è sempre e
comunque superiore al male, ci si radica nella presunzione, non si riesce più a
confidare nella grazia. I film di terrore tendono a confondere il senso
oggettivo del reale, infatti mostrano il male malefico o satanico molto forte
nei confronti del bene. Ma a livello spirituale come mostrano gli esorcismi non
esiste proporzione tra il bene che è di natura divina ed il male che è solo
sovrumano, quest'ultimo se vi è corrispondenza umana, è completamente
soggiogato al bene, come le tenebre vengono disintegrate dalla presenza della
luce. I film di terrore portano a disperare della potenza del bene sul male e
di contro portano a credere erroneamente nella potenza del male. Questi film
insinuano un non retto pensare e percepire la divinità.
CARITà, amore
divino e spirituale, la forma pura e santa dell'amore, una incarnazione della
presenza di Dio sulla terra. L'amore è a diversi livelli: fisico, psichico,
spirituale. Fisico o Eros: "tu sei un bene per me, io ho bisogno di
te" (concupiscenza - compiacenza). Psichico o Philia: "io voglio
questo bene insieme a te", filantropia, condivisione, solidarietà. CARITÀ,
Amore Spirituale o Agape, trattasi di un amore oblativo, puro, assolutamente
disinteressato, mosso dal solo bisogno di donarsi senza restituzione, amore a
livello divino, per cui amiamo Dio per se stesso sopra ogni cosa, e il prossimo
come noi stessi per amore di Dio. "Io ti amo perché ho bisogno di donarmi
a te". Peccato corrispondente: egoismo, dominio, l'altro rimane un mezzo,
l'altro viene strumentalizzato fin'anche a distruggendolo. Nell'amore autentico
e genuinamente umano tutte e tre queste dimensioni devono armoniosamente
reagire. Non solo io ma anche l'altro è un fine.
I peccati
contro Dio: non credere
più possibile la propria salvezza, presunzione di salvarsi senza merito, negare
la verità conosciuta, oppressione dei poveri e degli innocenti, negare il
giusto compenso all'operaio, invidia della grazia altrui, ostinazione nei
peccati, impenitenza finale, peccato impuro contro natura. Con questi l'uomo si
oppone ai beni spirituali della verità e della grazia, e perciò, anche potendolo,
difficilmente si converte. Peccati direttamente contrari al bene dell'umanità,
tanto che provocano più degli altri, i castighi di Dio.
Sillogismo: “Chi non frena le passioni è pieno di brama,
chi è pieno di brama non è mai sazio e non è mai sereno, chi è in questo stato è infelice e
disgraziato, quindi chi non frena le passioni è un disgraziato!!!”. Superbia,
avarizia, lussuria, ira, gola, invidia ed accidia sono i sette vizi capitali.
Essi provengono dal “peccato originale”, dalla parte di animalità che è in noi,
e in noi resteranno fino alla nostra morte, rappresentano la concupiscenza del
nostro corpo terreno e dovrò abituarmi a convivere ed anche a difendermi da
essi. Uno di questi sette è per ognuno di noi il vizio dominante. I vizi
capitali possono essere vissuti con tre gradi diversi: veniale, grave, mortale.
Vi sono tre dimensioni di possesso che i vizi capitali esercitano sul genere
umano: lieve, grave, mortale. E' lieve o veniale in tutti gli uomini
ammirabili, condizione di vera maturità sul piano spirituale e umano. In questo
stato si percepisce debolmente la lusinga del peccato, la luce dei loro valori
trascendenti sconvolge continuamente le "tenebre" che non riescono a
condensarsi e ad organizzare una seria strategia di attacco, così il castello
spirituale rimane inespugnabile. Sono libero di abbandonarmi a qualche lieve
trasgressione, a qualche atto voluttuoso, perché il mio discernimento, la mia
libertà e la mia volontà sono fortemente radicate nel bene. Quando desideriamo
vivere onestamente sotto il profilo spirituale e desideriamo essere coerenti
con i nostri principi e siamo disposti all’inevitabile sacrificio, allora
sperimentiamo la gioia della libertà interiore. La forza di questi vizi è
sovrumana, se riesco a dominarli significa che lo Spirito Santo mi sta
aiutando, non devo quindi inorgoglirmi. Il vizio è grave quando già mi
condiziona e mi costringe alla sua volontà quando pur non volendo soggiacere al
vizio, mi costringe. Io sono
diventato più debole, mentre lui è diventato più forte, mi domina. E' grave,
quando il male riesce ad accecare le mie facoltà mentali, al fine di rendere
confusa la determinazione del bene e del male, labile il discernimento,
indebolendo la mia volontà e soggiogandola nel momento della tentazione. Non si
viene fuori facilmente da questo stato, uscirne è indispensabile ma comunque
sempre molto penoso. Occorre avere pazienza per anni, occorre una strategia
vincente. Il vizio subentra quasi inavvertito, e si radica nelle mie ossa, nella
mia struttura psichica, diviene una componente del mio essere e della mia
persona, concorre ad influenzare nell'intimo la mia personalità. Sradicare il
vizio è sempre molto doloroso perché è come sradicare una parte di me. Ma
andare contro me, è difficile a motivo dell'istinto di auto conservazione e
della continua confusione che le tenebre provocano verso la comprensione di ciò
che è bene e di ciò che è male, come verso l'indebolimento della volontà. Il
vizio mi possiede in maniera grave quando mi vergogno, mi accuso, mi schifo
(atteggiamento sempre sbagliato), ma ricado continuamente. Per liberarsene è
sempre questione di lacrime e sangue, di una umiliante risalita dalla gola
dell'inferno, risalita che a volte può durare qualche decennio, ma è anche una
questione di grazia (che ha una sua logica espiatoria e purificatoria di tutta
la realtà di peccato accumulata nella vita), fino alla completa liberazione,
fino al riscatto dall'asservimento. Beati coloro che sono liberi prima di
presentarsi al cospetto di Dio. E'
mortale, quando non lotto più contro il vizio, lo giustifico, lo ritengo virtù,
un mio modo naturale di essere persona, quando l’ho integrato con buona pace
della mia coscienza. Ritengo il vizio (vedi il fenomeno dell'omosessualismo),
una componente intrinseca della mia persona, lotto per affermare la mia
identità con il peccato, divenendo missionario ed ambasciatore del male. Morire
in questa condizione equivale alla perdizione, a perdere il possesso di Dio.
Infatti commetto la più grave delle profanazioni, affermo bene il male e male
il bene. Dichiaro mentendo che Dio è male, mentre satana il bene è il mio dio.
E’ mortale quando stanco di lottare mi arrendo ad esso e lo legittimo
moralmente e culturalmente. Essi nascono dal cuore dell’inferno e portano la
morbosità fine a se stessa e svincolata dal valore. Il piacere è santo ed è
lecito quando viene a me spontaneamente come un dono o come conseguenza di
un’azione virtuosa. Non può esistere vittoria sui vizi capitali, se non c’è
penitenza. La mortificazione e la penitenza sono le condizioni ordinarie di
ogni vita spirituale. IL VIZIO è l'abitudine a fare il male ripetendo atti
cattivi. Quelli che seguono la mentalità del mondo (beati i ricchi, i
prepotenti ecc...) non possono essere veramente felici, non hanno pace
nell’anima camminano anche verso la loro sconfitta terrena. L'analisi di questo
argomento si basa esclusivamente su considerazioni esperienziali, non abbiamo
bisogno di credere realtà che riscontriamo drammaticamente e quotidianamente in
noi. Tra i vizi capitali ve ne è uno soggettivamente dominante! Riguardo alla
loro pericolosità essi sono tutti letali. Il "vizio", è una abitudine
cattiva (come la virtù è un’abitudine buona), che mi possiede e dalla quale io
non riesco o non voglio liberarmi. Ogni vizio riduce la mia libertà e di
conseguenza la capacità di donarmi, il mio potere di amare. Quando diciamo
"ti amo!", per onestà dovremmo dire: "Ti amo al 70%, perché la
restante parte è posseduta dai
miei vizi e non da me, sono parzialmente occupato dai miei vizi". Solo chi
è libero dai vizi può dire "ti amo", gli altri devono dire "ti
amo, però...". O io
ridicolizzo in me i vizi capitali
o da essi ne sono ridicolizzati. Il vizio, mi afferra per la catena con cui mi
tiene mi sbatte per terra come un fuscello. O ci sono io, o c'è lui, o vivo io
in me o vive lui in me. Così la battaglia contro i vizi capitali è sempre una
battaglia "mortale", perpetua, fino all'ultimo momento della nostra
esistenza terrena. Tuttavia, avere una retta spiritualità, significa (anche
dopo un ventennio), riportare la vittoria fondamentale, la capacità di
dominarsi e di dominare, se non si vince questa battaglia interna non ci si
deve proporre a compiti di responsabilità sociale. Esse sono intrinseche alla natura umana ed hanno presa su di
noi proprio perché abbiamo un corpo così limitato e soggetto a tanti bisogni.
Ma i vizi capitali divengono devastanti ed incontrollabili proprio quando vi è
un vuoto spirituale.
SUPERBIA: Alta opinione di se, con ostentazione ed
esaltazione delle proprie doti, unita ad un atteggiamento altero e sprezzante
nei confronti degli altri. Un proverbio dice: "La superbia andò a cavallo
e tornò a piedi", non è infrequente vedere i superbi umiliati. Il superbo
è empio perché rifiuta a Dio la lode e la sottomissione dovuta. Il superbo è incapace di
ricevere perché si pone al di sopra degli altri. Attenti al senso di
superiorità come a quello di inferiorità, in entrambi si nasconde la superbia.
Devo essere serenamente convinto che, in quanto uomo, non sono inferiore e non
sono superiore a nessuno. Dalla superbia, deriva l'arbitrio del proprio
pensiero accecato, e da questo la Superstizione che è in realtà un credere alla
paura ed al male, questo equivale ad un culto reso a chi non è Dio, oppure a
Dio ma in modo non conveniente, perché tendente a strumentalizzarlo: perciò
l'idolatria o il culto di false divinità o di creature; il ricorso al demonio,
agli spiriti al fine di ottenere cose umanamente impossibili, queste sono
sempre sconvenienti e dannose. Il santo orgoglio è l'estremo baluardo contro la
depravazione. Infatti quello che in certe drammatiche ed esasperate circostanze
potrei fare, non curante del giudizio di Dio o del prossimo, mi astengo dal
farlo per una forma di pudore, come potrei sopravvivere dopo aver commesso una
tale azione? La mamma di una mia alunna, risponde ad una inserzione che offre
del lavoro e si trova di fronte ad un mago che con i poteri di satana prima che
ella possa esprimersi le dice: "signora, lei non è adatta ai nostri
scopi!" La signora chiede di capire anche a motivo del suo incomodo ed il
mago le risponde: "Lei sarebbe disposta a spogliarsi nuda, a calpestare un
crocifisso ed a partecipare ad una messa nera?" la signora risponde:
"Non farei mai una tale azione!". Si ci sono azioni (che per un santo
orgoglio che abbiamo di noi stessi), che non faremmo mai per tutto l'oro del
mondo. Essa genera o il senso di superiorità o quello di inferiorità. Ma Dio ci
ha messi nella condizione di aver bisogno di tutti; infatti abbiamo bisogno di
tutte le persone che ci circondano. Il peccato di SUPERBIA consiste nella
presunzione di erigerci a giudici assoluti del bene e del male, per l’arbitrio
egoistico ch L'umanesimo integrale attinge forza dalla legge naturale, la quale
ha una sua oggettività ed una sua intrinseca legittimazione. La comprensione di
tutto ciò è dinamica perché segue o anticipa l'evoluzione dell'umanità.
Lucifero l’angelo più bello del Paradiso si insuperbì, lui che era la creatura
più riflettente della luce del suo Creatore, si insuperbì. Così divenne Satana,
ovvero la creatura più brutta dell’universo e guida di tutti gli angeli ribelli
chiamati demoni, che per odio verso il loro Creatore e per invidia verso di
noi, cercano in tantissimi modi diversi di farci perdere l’anima e di farci
dannare per l’eternità insieme a loro. Il peccato di SUPERBIA è tipico dei
teologi, degli uomini intellettivamente dotati e di tutti coloro che si
avvicinano a Dio. E’ somma temerarietà avvicinarsi a Dio con presunzione.
Esiste però, un orgoglio positivo e benefico che si sperimenta quando siamo
felici e giustamente orgogliosi di over operato bene e di aver prodotto molto
frutto. Questo mi gratifica, mi ricompensa di tutti i miei sacrifici, mi
incoraggia ancor di più nell’operare il bene. Non usiamo i doni di Dio per
calpestare i diritti di Dio e i diritti degli altri uomini e così ritenerci a
loro superiori. Bisogna essere umili, poiché tutto quello che facciamo di bene
è un dono di Dio, che nella sua bontà si è degnato di arricchirmi di tanti doni
e che mi ha dato la grazia di poterli bene usare. Fare il bene è molto
difficile, mentre fare il male è molto facile. Il bene va fatto: nei modi
giusti, alla persona giusta, al momento opportuno. Il santo orgoglio mi
impedisce di operare il male, non tanto per amore del bene, quanto per amore di
me stesso, infatti non posso tollerare proprio per santo orgoglio, alcune forme
di depravazione. E’ l’ultima barriera di difesa contro il male. Non commetto il
male perché sono buono, ma perché sono egoista e non posso danneggiarmi o
depravarmi.
AVARIZIA:
Eccessivo attaccamento a ciò che si possiede, l'avaro è un uomo triste,
incapace di godere le sue ricchezze, come il proprietario di un fiume che muore
di sete per timore di ridurre l'acqua. Egli vive schiavo delle sue ricchezze,
vive in loro funzione, la sua condizione naturale è la solitudine. S.Antonio da
Padova fu invitato al funerale di un uomo religioso ma ricco avaro. Il santo si
rifiuta di presenziare il funerale, e rivolto ai presenti dichiara inutili le
lacrime e le loro preghiere, in quanto il defunto già è all'inferno. In una
famiglia ricca del tempo questa pubblica diffamazione dell'onore doveva costare
la vita. Il santo sereno prosegue: "Gesù ha detto, dove sarà il tuo
tesoro, la sarà il tuo cuore, il cuore di vostro padre si trova nella sua
cassaforte". I figli subito controllano e trovano fra le monete d'oro un
cuore sanguinante, il figlio maggiore col suo pugnale apre il petto del padre
(con la stessa arma avrebbe dovuto uccidere il santo), ma ulteriore stupore,
nel petto del padre non vi era il cuore. Ma perché tanta crudeltà, tanto
dolore, chi vorrebbe sapere che suo padre amato è all'inferno, perduto per
sempre? Riflettendo, ho compreso il grande dolore di Dio, Padre del Cielo, per
la perdita di un figlio carissimo, così Dio stesso s'incarica di ammonire i
figli del ricco avaro affinchè si discostino dalla condotta egoistica appresa
dal padre, il culto del denaro, e salvino la loro anima, per questo invia loro
S. Antonio. La santa avarizia è la capacità di vivere sobriamente, in funzione
di un benessere superiore di ordine personale e collettivo. E' il capitalizzare
finalizzato all'investimento e quindi al progresso, alla solidarietà sociale.
L’avaro è incapace di amare e di godere. Infatti gode chi sa spendere ed ama
chi sa donare. L’avaro è colui che ama il denaro per il denaro e vive solo in
funzione di accumularlo o di accumulare oggetti di valore. Quando è angosciosa
e triste la vita dell’avaro, egli non ha amici veri.
LUSSURIA: fornicazione, libidine, lascivia,
sfrenatezza. Oggi vi è un approccio superficiale riguardo alla concezione della
sessualità così tanto centrale nella vita dell'uomo. Sono tanti i peccati sessuali
e sono tutti di materia grave a motivo dell'importanza sulla conformazione
dell'essere di persona. Le varie concretizzazione della lussuria (materia
grave, libero consenso......) alcuni peccati sessuali una certa mentalità
odierna vorrebbe eliminare. La sessualità non deve essere vista in modo
negativo, essa è un dono, ma ogni dono abusato diventa dannoso. Il dono
grandissimo della sessualità ci chiama alla responsabilità. Il merito di Froid
è stato quello di sottolineare la importanza della sessualità, ma questa deve
essere considerata i fattori che indicano la realizzazione umana, la
differenziazione sessuale, porta caratteristiche sul piano
biologico-psicologico-spirituale. La sessualità è quindi un modo diverso di
essere per tutto l'uomo. La sessualità è molto discussa ma anche con molta
banalità, frattanto si è accresciuta la corruzione dei costumi, sostenuta dai
mezzi della comunicazione di massa, che va di pari passo con l'esaltazione del
sesso. Ma la legge di Dio è scritta nel cuore dell'uomo ed essa è eterna, ma in
contrasto con le vere esigenze dell'uomo, notiamo anche un permissivismo da
parte di alcuni moralisti, un licenzioso edonismo, non avere più la chiara
percezione del bene e del male. I giovani quindi rimangono senza una proposta morale,
senza la proposta di una pedagogia dell'amore. Sono numerosi quelli che oggi
che di fronte a tante opinioni diverse, non sanno cosa devono credere per vero
- colpevole silenzio delle comunità dei credenti - La chiesa non può restare
indifferente di fronte alla confusione degli spiriti. Ogni giorno i vescovi
constatano le difficoltà di proporre con chiarezza ed i fedeli con difficoltà a
comprendere. Gia importanti documenti sono stati pubblicati, poichè le opinioni
erronee continuano a diffondersi. La dottrina della Chiesa si esprime sul
fondamento biblico e sulla legge
morale naturale impresse nella coscienza umana, per questo il pronunciamento
della Chiese Cristiane coinvolgono tutti gli uomini. Come i dieci comandamenti,
che sono anche legge naturale e per questo riconosciuti da tutti i popoli. Gli
uomini del nostro tempo sono persuasi che essi devono scoprire le leggi
presenti nel loro cuore e di portarli allo sviluppo per la realizzazione di
tutti. In campo morale l'uomo non deve emettere giudizi di valore secondo il
proprio arbitrio, perché la legge scritta da Dio nel cuore non è stata data da
te, ma per quella legge che è in te tu sarai giudicato. L'uomo ha una legge
scritta da Dio nel suo cuore inoltre a noi cristiani infatti Dio mediante la sua
rivelazione Dio ha fatto conoscere il suo disegno di salvezza, Colui che ha
detto Gv. 8,12 “Io sono la Luce della vita”. Se uno disattende la sua legge di crescita si demolisce
spiritualmente. Certo molte esigenze sono mutate, ma mai potrà mutare la legge eterna, perché il bene ed il male
sono di natura ontologica e superano le categorie dello spazio e del tempo,
certo mutano le contingenze, ma la luce della morale naturale non cambierà mai.
Come la luce che illumina ogni uomo sia che vada a piedi sia che vada in aereo,
questi principi fondamentali sono contenuti nella legge eterna oggettiva
universale, è quel radar interiore che ti permette di capire ciò che è bene e
ciò che è male è la parte divina di te, e la parte più nobile che è in te. Dio
ordina dirige e governa l'universo traendo il cuore degli uomini con
delicatissimi vincoli d'amore. Sei peggio di una bestia se non riconosci nei
dieci comandamenti la legge eterna. Offuscato dalle tenebre interiori Dio rende
partecipe l'uomo sicché egli possa sempre conoscere la legge immutabile.
Bisogna cercare sinceramente la verità , a torti molti pretendono che per
seguire ..... bisogna seguire una pseudo carità. Per quanto riguarda alcuni
gesti la Chiesa ha codificato un giudizio non suscettibile di variazione.
Masturbazione, rapporti pre-matrimoniali, adulterio, omosessualità.
la legge di carità non è mai vaga,
"se tu desideri una donna per possederla, tu hai commesso adulterio. Ma
per la rivelazione divina, come per la legge naturale l'adulterio è sempre stato
un male e sempre lo sarà, perché offusca la santità dell'amore. Colonna e
sostegno della verità e interpreta autenticamente i principi dell'ordine morale
che concernono il pieno sviluppo e il cammino di santità dell'uomo, per non
cadere nella contraddizione. Il linguaggio della genitalità consiste nella
capacità di progettare insieme il mio futuro, armonizzandolo con il futuro
dell'altra persona. La sessualità ha sempre una dimensione creativa,
coinvolgente ed esclusiva. La genitalità ha un valore grandioso, essa si
realizza in tutto il suo splendore soltanto nel matrimonio. Vi sono
comportamenti morali che le religioni monoteistiche hanno sempre stigmatizzato,
il cristianesimo in particolare nello spazio e del tempo non ha mai cambiato le
norme morali riguardanti la sessualità. La violenza e la perversione sessuale
sono dilagate nel mondo a causa di una contro progetto della cultura
dell’egoismo. Bisogna tenere nel debito conto la pari dignità dell'uomo e della
donna. La sessualità umana è inscritta nella spiritualità della persona ed una collaborazione con Dio nel
chiamare alla vita nuove creature. Certamente è importane che fra i coniugi ci
sia un sincero amore in purezza di cuore, ma anche gli atti degli sposi devono
corrispondere alla legge di Dio. La sessualità è data per la generazione
feconda sia sul piano spirituale e a volte sul pino generativo, come una santa
alleanza con Dio e con il patner, tutto finalizzato alla cultura ed alla
promozione della vita.
RAPPORTI PREMATRIMONIALI, si tratta di una perdita di senso morale e quindi di
senso della responsabilità e della dignità, laddove il concetto di amore si
coniuga con quello di egoismo. Purtroppo, una pubblicità di massa spinge
addirittura i preadolescenti a vivere "senza inibizioni"…, così molti
rivendicano il diritto ai rapporti prematrimoniali o extra-matrimoniali, ma
questa opinione è in contrasto con il buon senso ancor prima di analizzare la
dottrina cristiana nel quale l'atto sessuale può essere legittimo solo nel
matrimonio. Nulla stabilisce che gli impegni tra privati siano tutelati.
Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo
separi, è l'essere una carne sola. Se Dio non congiunge in matrimonio non
possono considerarsi una carne sola.
Mentre l'unione dei corpi nell'impudicizia
contamina....
L'unione dell'uomo e della donna non è legittima se
non si raggiunge una stabile comunione di vita. 1 tim ,10 L'esperienza ci insegna che affinchè
l'unione sessuale esprima .... è necessario il matrimonio, sia per il bene
della coppia che per quello della comunità. O non ci sarà la prole o essa nascerà in condizione
instabile. Il fidanzamento è una condizione transitoria, non è suggellata
dall'alleanza pubblica, solenne e sacramentale. L'uomo è la donna sono una
carne sola dopo che Dio li ha confermati nel loro sacro proposito di riunirsi
in una sacra alleanza per tutta la vita, la violazione di questa condizione è
sempre un male morale. “FIGLIO MIO, STAI ATTENTO CHE FRATE CORPO NON SI
TRASFORMI IN FRATE PORCO.” E’ il vizio capitale più penoso, perché subito dopo
averlo consumato una diffusa amarezza e diffusi sensi di colpa si diffondono
per tutto il proprio essere. Riguarda la deviazione del piacere e dei fini
della sessualità. Il piacere è benefico solo quando questo proviene dalla
giustizia e dalla dignità. Chi domina questo vizio assai penoso è destinato ad
avere la virtù corrispondente della verginità spirituale, chiamata castità.
Alcuni fondandosi su false osservazioni di ordine
psicologico... giustificano l’omosessualità, patologia perfettamente curabile.
Quelli irreversibili o incurabili o irrecuperabili sono solo coloro che non
vogliono guarire da questa patologia e si ostinano in essa. Si presume una erronea
naturalalità di queste unioni perché la loro tendenza sarebbe naturale, analoga
alla vita matrimoniale in quanto essi si sentono incapaci di vivere una vita
solitaria. Non bisogna mai considerare una situazione come irrecuperabile, sul
piano personale la loro colpevolezza verrà giudicata con prudenza, ma non può
essere attribuita una giustificazione morale alla congiunzione carnale contro
natura, che violenta e deturpa il senso della sessualità. Certo occorre una
comprensione, un atteggiamento di carità verso il singolo, mentre non si deve
avere alcuna esitazione a bocciare il fenomeno in se nella sua oggettività. E'
un uso della sessualità non significativo, è una grave depravazione, è la negazione di Dio stesso e
dell’ordine da lui fondato. Giungono a disonorare tra loro i loro corpi, Dio li ha abbandonati a passioni infami,
accesi di passioni abominevoli si chiudono la porta del regno di Dio. La
situazione è gravissima, tuttavia l'individuo va accolto con amore e va aiutato
al fine di rigenerare e riportare vittoria in questa penosa condizione. Il
combattimento può a volte essere arduo ma non impossibile. Gli atti sono
intrinsecamente disordinati e non possono trovare nessuna giustificazione. Esci
fuori dal fango, esci come puoi da una situazione che è come l'inferno.
MASTURBAZIONE. A livello adolescenziale, e comunque a
carattere occasionale può essere un atto senza conseguenze morali negative,
anche in considerazione della sessualità impulsiva dell’uomo.
Ci sono
tre tipi di lussuria: degli
occhi, delle orecchie, del corpo.
Quello degli occhi consiste nel piacere
provato ad essere guardati e desiderati ed a guardare con desiderio il proprio
e l’altrui corpo. Piacersi e piacere di per se non è peccato quando lo si fa
con assenza di morbosità ed in presenza di modestia e pudore. Il pudore è la
sfera di dignità del nostro corpo, che non deve essere dato in pasto a tutti,
ma solo goduto dal nostro partner. Quello delle orecchie si ha quando si
desidera moltissimo essere lodati dagli altri. Quello del corpo si ha quando il
piacere si ricerca morbosamente attraverso il contatto di cibo, di vestiti. La
santa lussuria è il piacere che ci giunge come una legittima conseguenza di una
vita virtuosa e onesta.
IRA:
L’ira è una reazione sproporzionata, un impeto di odio
violento ed esagerato verso il prossimo. Chi ha questa attitudine, molto
probabilmente nell’infanzia ha subito spesso la violenza e l’aggressività. E’
una persona poco matura e quindi poco disponibile alla comprensione e non
riesce a sopportare alcuna situazione di disagio, verso cui reagisce con
violenza. “L’ira non compie cosa è giusto d’avanti agli occhi di Dio”. Esiste
anche una giusta ira: l’ira di Dio, che dopo aver tanto pazientato si abbatte
sui peccatori. Gesù arriverà con delle fruste a cacciare i mercanti dal tempio.
Davide userà la santa ira contro Golia, mentre Dio la usò contro Sodoma e
Gomorra. Reagire alla violenza o difendere un innocente con legittima difesa è
una giusta ira.
Tutti abbiamo il dovere di difendere la giustizia e di
testimoniare la verità, a volte purtroppo è indispensabile la giusta ira. IRA:
moto dell'animo di violenza ed irritazione essere accecati dall'ira, rabbia,
infiammarsi per l'ira e perdere il controllo di se, odio, disposizione a
nuocere, avere in odio tutto, detestare il mondo e l'umanità. Si tratta di una
reazione sproporzionata, una punizione eccessiva, una mancanza di moderazione.
I danni ed i traumi che si possono procurare al prossimo sono enormi. Per
guarire: se non perdono e non comprendo come posso sperare di essere a mia
volta compreso e perdonato da Dio? La pazienza, la mitezza ed il dominio di se
sono la più grande manifestazione di potenza possibili ad un uomo. La santa ira
invece, è l'ira di Dio, quella che non ci pone in una condizione di omertà se
non di complicità verso il male. E' una reazione per la giustizia e la verità
gravemente violate.
INVIDIA: L’invidioso è una vittima di se stesso.
Ti trovi ad invidiare proprio come ti trovi addosso l’influenza, senza averla
chiamata. L’invidia è pericolosissima perché ha il potere di toglierti la
serenità e ti allontana le benedizioni di Dio. E’ una esplosione pura di
cattiveria. Astiosa irritazione verso la ricchezza, il successo, la felicità e
la fortuna altrui. Proverbio: "crepare d'invidia" consumarsi per
invidia. Infatti l'invidia è come un fuoco nelle viscere e giunge ad avvelenare il sangue. L'invidia
blocca le benedizioni di Dio, e ci conduce alla povertà. Per guarire: piangere
e pregare di essere liberati da questa sventura. Incominciare a pregare ed ad
amare la persona che abbiamo invidiato finché non desideriamo sinceramente che
sia più felice, più fortunata, più ricca, più ... di me. Volesse il cielo ch'io
sia il peggiore e che tutti in tutto siano migliori di me, allora si che sarei felice
e fortunato.
Non v’è altro rimedio che piangere e
supplicare il Signore di esserne al più presto liberati. Si deve subito
incominciare a pregare ed a desiderare il bene ed ogni bene, per la persona
verso cui sentiamo invidia, si deve anzi chiedere al Signore un grande amore
per questa persona e desiderare il suo maggior bene che superi di gran lunga
quello che noi mai potremmo ottenere. Desiderare che abbia e che sia più di noi
in tutto. Il demonio, ve ne accorgerete subito, fuggirà a questo punto immediatamente
da voi, non potendo sostenere l’amore e voi ne avrete una grande consolazione.
Esiste anche la santa invidia, essa consiste nel desiderare l’altrui virtù e
l’altrui abilità, essa è legittima ed addirittura virtuosa, rappresenta
un’emulazione ed imitazione del bene, risponde alla domanda: “Se ci è riuscito
lui, posso riuscirci anch’io! La santa invidia è compiacersi di quello che
altri hanno realizzato al fine di poterlo imitare, è una imitazione della virtù
e di ogni opera buona(emulazione), è un'imitazione pacifica, generosa e benigna
del bene.
ACCIDIA:
svogliatezza, indolenza, pigrizia, noia, malinconia,
negligenza. Noia e disgusto per il proprio dovere e per tutto quello che è
virtù (sovraesposizione al sensibile, chiusura alla grazia). Sbuffare del
proprio dovere, lamentarsi sempre, avere a noia una buona azione, odiare il
bene con le sue necessità, indugiare quando squilla la sveglia al mattino.
Resistenza verso il bene ed inclinazione verso il male. Per guarire: farsi
violenza ed imporsi l'ubbidienza incominciando dalla sveglia del mattino.
L’accidia è la negligenza nell’esercizio della virtù necessaria a compiere bene
un’azione. E’ una resistenza alla santificazione ed alla perfezione. La
stanchezza e la resistenza che noi sentiamo nel compimento del nostro lavoro e
dei nostri doveri è una manifestazione d’accidia. Essa è indolente, pigra e
giunge fino a sentire una repulsione verso il nostro dovere ed il bene che
invece dobbiamo compiere. Inspiegabilmente, misteriosamente, al di fuori della
mia volontà mi trovo ad odiare la preghiera, il cammino verso la perfezione, il
dovere quotidiano, in una parola mi trovo appesantito ed addirittura impedito
nell’affrontare il bene. Il bene per sua natura necessita di gioia e di
entusiasmo, di zelo e di tutto il nostro impegno per uscire da questo stato di
purificazione delle nostre intenzioni. L’accidia, infatti, indica che l’ideale
è posseduto nella nostra vita in maniera ancora poco pura. La santa accidia è quella che
comprende, come al di la di ogni realizzazione, quello che conta sono le
intenzioni del cuore, equilibrio e moderazione verso gli altri e verso noi
stessi. Non siamo gli aguzzini di nessuno neanche di noi stessi.
GOLA:
avido, bramoso, cupido. Proverbio: "uccide più la gola
che la spada". Coloro che non riescono a mangiare tutti i cibi,
(oggettivamente, in se, essi sono tutti buoni e gustosi) e dicono questo mi
piace, questo non mi piace. Ma l'organismo ha bisogno di tutti gli elementi
nutritivi, sovente privati di una alimentazione completa ci ammaliamo. Per
guarire: rovinare il gusto dei cibi, non chiedere mai quelli preferiti,
mangiare alla sera o il giorno dopo il cibo avanzato o leggermente deteriorato.
La santa gola è tipica di quando in modo non richiesto godiamo della gioia
della mensa e ringraziamo sia Dio come chi ha lavorato per noi.
L'impresa più gloriosa, della conquista delle vette più alte,
o di giungere oltre tutti i misteri della scienza e della tecnica e quella di
vincere se stessi.(S.Francesco d’Assisi)
Le virtù opposte ai vizi capitali sono: l'umiltà, la
liberalità, la castità, la pazienza, la sobrietà, la fraternità e la diligenza
nel proprio dovere.
“Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in
cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi. Non fermatevi,
perciò, a mezza costa: la santità non sopporta misura discrete. Siate capaci di
accoglienze ecumeniche, provocatori di solidarietà planetarie, missionari “fino
agli estremi confini della terra”, profeti di giustizia e di pace. Siate
disposti a pagare con la pelle il prezzo di quella comunione per la quale Gesù
Cristo, vostro incredibile amore, ha donatola vita”. don Tonino Bello
“Per questa
grazia, infatti, siete salvi mediante la fede, e ciò non viene da voi, ma è
dono di Dio; ne viene dalle opere, purché nessuno possa vantarsene.” Ef. 2,8-9
“Dio, infatti,
ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede
in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il figlio nel
mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. chi
crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato.” Gv.
3,16-18
“A quanti però
lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di dio: a quelli che
credono nel suo nome, i quali non da sangue, ne da volere di carne, né da
volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” Gv. 1,12-13
“Ecco, sto allo
porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da
lui, cenerò con lui, ed egli con me.” Apo.3,20
“Io tutti quelli
che amo li rimprovero li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti.”
Apocalisse 3,19
“Chi crede nel
figlio ha la vita eterna,..su chi non crede, l'ira di Dio rimane
sopra di lui.”
Gv.3,36
“Io sono la via
, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo
di me.” Gv.14,6
“Quindi se uno è
in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate,
ecco ne sono
nate di nuove.” 2cor.5,17
UNIFICATORE
DELLE DIFFERENZE
Dobbiamo opporci alla frantumazione della realtà totale.
Le due
direzioni della crisi della categoria della totalità hanno messo in discussione
non solo lo spazio e la legittimità della metafisica, ma anche l’atteggiamento
della tradizione filosofica che pone la conoscenza della verità come guida
dell'agire politico. (“Chi ha orecchie per udire, oda......” Mc.
7,16)
La
trasformazione pratica del mondo secondo la libera volontà di
autorealizzazione, non più vincolata da alcuna legge naturale o metafisica,
prende il posto della contemplazione della verità nel mondo “Difatti tutti hanno peccato, e sono privi della gloria di Dio.” Rm.3,23.
Il personalismo di Mounier è dunque il
personalismo della crisi o una filosofia della crisi, egli si ingabbia e muove
all'interno delle coordinate storiche che sono la crisi del mondo borghese
capitalistico ad opera di Marx e la crisi del mondo borghese cristiano ad opera
di Kierkegaard.
Esse sono conseguenti alla frattura
rivoluzionaria aperta nel pensiero contemporaneo e causata dalla crisi del sistema hegheliano “Poiché il
salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo
Gesù nostro Signore.” Rm.6,23.
Diamoci
da fare e facciamo un pò di ordine in tanta spazzatura e confusione.
Mounier ha colto nel sistema hegeliano il
capolavoro e il massimo responsabile di quel gioco delle idee totalizzanti e
giustificatrici della storia che
hanno distratto il pensiero e l'orizzonte inglobante di ogni ente.
Frantumazione della realtà totale e negazione
dell'essere e dell'esistenza , di un senso che possa essere unificatore delle
differenze.
HEGHEL afferma che se tutto è possibile
all'uomo, tutto è permesso all'uomo, tutto è permesso sull'uomo.
è data da
quella presunzione della RAGIONE dell’UOMO che misconosce un’ETICA UNIVERSALE
per un abbandono del significato trascendentale del pensiero, con la
conseguente indipendenza assoluta dell’uomo che distrugge ogni realtà
spirituale e ogni responsabilità per la creazione.
Tutto deve essere fruito egoisticamente in
una visione unilaterale.
Ma l'essere ci comprende e non è puro
oggetto da dominare, ne è totalmente dominabile, esige ed offre ascolto.
L'autonomia spirituale consiste in una interiorizzazione vitale
dell'altro, mediante l'intelligenza e
Heideger parla di EVENTO IMPREVEDIBILE, LA CUI CONSAPEVOLEZZA APRE
ALL'UOMO IL SUO LIMITE.
Ma aprendo l'uomo al suo limite, lo apre
alla storia, agli altri, all'essere. Questo segna l'incontro dell'Universo col
mio universo, questo è "il senso della libertà” e il “senso del reale” che
impongono un criterio metodologico alla ricerca scientifica, essa si liberi da
ogni apriorismo dottrinario.
Oggi sono sparite le illusioni
autonomistiche e l'ottimismo razionalistico di dominare il mondo.
LA SCINTILLANTE SUPERFICIE DELL'EFFIMERO HA MOSTRATO LA SUA
VUOTAGGINE E LA SUA IPOCRISIA.
Il vuoto dell’uomo è anche il sovvertimento dell'essere nel
suo ordine e nella giusta gerarchia dei suoi valori (Rosmini).
Questo sovvertimento dei valori porta solo
apparentemente a una reificazione
From nel “IL BORGHESE” dice che l’uomo si muove tra le
cose, ha perduto il senso dell'essere e del mistero, cristiano senza
inquietudine, miscredente senza passione, per la sua sicurezza psicologica e sociale
fa ribaltare l'universo delle virtù...ecc.