Quando si
parla di pace, il pensiero vola subito ad YITZHAK RABIN. Proprio lui il signore
della guerra ed il signore della pace. Un’unica coerenza ha mosso la sua vita,
salvare Israele, comunque, nella
guerra o nella pace.
Israele e
tutta la Palestina appartiene ad un sogno di pace per tutta l’umanità. Era
necessario lottare per la sopravvivenza di Israele, era eccellente offrire la
vita per questo scopo.
Ma non per
l’Israele degli israeliani, ma per
l’Israele dei palestinesi e del mondo intero.
Gerusalemme,
Gerusalemme, città della pace, capitale di unità.
Era tutto
questo che andava necessariamente preservato, è per tutto questo che RABIN ha
vissuto.
“Sono stato un
soldato per 27 anni. Ho fatto la guerra finché non c’è stata possibilità di
pace. Ma ora credo che una possibilità di pace ci sia, una grande possibilità e
dobbiamo sfruttarla.
La pace non è
solo una questione di preghiere, la pace è il desiderio del popolo d’Israele.
Ho sempre
pensato che la maggioranza della gente vuole la pace ed è pronta a correre
qualunque rischio pur di raggiungerla”. Ecco le sue ultime parole, prima di
essere incoronato martire della pace a 73 anni.
Ti amo Rabin,
hai saputo uccidere, ed hai saputo morire per la Pace.
Così deve essere ogni uomo: un giustiziere ed un martire.
Sia con la spada, sia con l’amore, solo un giustiziere. Non
abbiamo solo il dovere di amare la giustizia, abbiamo anche il dovere di
difenderla.
Come è difficile trovare, anche tra i consacrati a
Dio, un uomo moralmente e spiritualmente integro, anche i migliori cedono alle
raccomandazioni o presentazioni, offendendo il senso di giustizia e di equità.
Un sorriso, una attenzione, una simpatia, un regalino ed il gioco è fatto,
abbiamo ottenuto quell’attenzione che porrà altri in difficoltà, otterremo
quella benevolenza e quelle facilitazioni che passeranno sulla pelle degli
altri come uno schiaffo umiliante... non meravigliamoci, se poi Dio sembrerà
sordo alle nostre preghiere.
Ogni uomo e
ogni donna sono cittadini del mondo e miei fratelli, insomma lo volete capire
si o no.
Ogni uomo che
commette comportamento delittuoso in una società metafisica, riceve come una
specie di declassamento, ovvero una limitazione delle sui diritti politici,
amministrativi e sociali, tuttavia dopo un giusto periodo di prova e di
espiazione, può essere reintegrato.
Francesco
Forgione, il futuro P. Pio da Pietrelcina, nato il 1887 e morto il 1968, quale
studente, nel 1902 compone il tema dal titolo: “Se io fossi Re”.
“Oh, se fossi
Re! Quante belle cose vorrei realizzare. Vorrei sempre essere un Re religioso,
come sono ora e spero di esserlo sempre. Combatterei il divorzio, da molti
desiderato, e farei si che il sacramento del matrimonio sia maggiormente
rispettato.
Che cosa accadde
a Giuliano l’apostata, intrepido, temperante e studioso, ma che ebbe il gran
torto di rinnegare il cristianesimo in cui era stato educato per far risorgere
il paganesimo? Per lui fu tempo sprecato, perché non ottenne altro che l’odioso
nome di “apostata”. Al contrario io cercherei, di lustrare il mio nome seguendo
sempre la via del vero cristiano; guai poi a coloro che non vorrebbero
seguirla. Li punirei subito o con la prigione o con l’esilio; e forse con la
morte. Uniformerei, la mia condotta alla massima di Alessandro Severo: “ Non
fate ad altri quello che non vorreste fosse fatto a voi. ”.
Durante il mio
regno mi preoccuperei io stesso di visitare le province per migliorarne
l’amministrazione, innalzerei monumenti, statue, teatri, costruirei strade e
fonderei biblioteche e centri culturali.
Mi dimostrerei
affabile, umano, passeggerei in mezzo alla gente come un semplice cittadino,
darei udienza a tutti, e soprattutto osserverei le leggi scrupolosamente.
Accoglierei
alla mia corte i più grandi scrittori, favorendo le arti e applicando la
massima di Vespasiano: “ Sono amico dell’umanità e degno di comandare ”.
(tratto dalla
ricerca dell’alunna Proscia Chiara, 2°D, a.s. 97/98)
CR 497103 DEMOCRAZIA TOTALITARIA: il prof. De Rita
denuncia lo strapotere di magistratura e polizia. Tangentopoli e lotta alla mafia sono pretesti per la creazione
di un nuovo potere, enorme ed incontrollabile, che sta modificando le
fondamenta del nostro ordinamento costituzionale?
E' quanto
emerge dalla lettura di un'interessante intervista al presidente del CNEL,
prof. Giuseppe De Rita, pubblicata sul quotidiano romano il Tempo (12 settembre
1996), in cui si denuncia lo strapotere di magistratura e polizia.
L'atto di
accusa del presidente del CNEL è tanto più significativo ove si consideri che
esso non proviene da un esponente di Destra ma da un progressista appartenente
all'area della cosiddetta Sinistra cattolica.
"Da tangentopoli e dalla vicenda mafiosa
-accusa De Rita- stiamo uscendo con un
apparato di potere costruito dall'intreccio tra pubblici ministeri, polizia
giudiziaria e forse servizi segreti, incontrollabile e incontrollato che ci
deve preoccupare".
Il noto
sociologo, ricorda che all'inizio degli anni '70, partecipò alla stesura di un
rapporto, intitolato “Rapporto 80”, il cui autore principale era
l'intellettuale socialista Giorgio Ruffolo.
Tra le carte
del lavoro preparatorio, ricorda De Rita, circolava un testo nel quale si
teorizzava che:
“ Lo Stato doveva organizzare la sua
copertura sul sociale e contro la delinquenza, staccando la giustizia penale da
quella civile e facendo un combinato fra giustizia penale e polizia ”, cioè il
“Sistema difesa”.
Allora, il
progetto sollevò allarme e preoccupazione anche all'interno del gruppo di
lavoro (21 settentre 1996, n. 497 Corr.romana).
"Questa è la nascita -conclude De Rita- di un potere interno allo Stato che non ha
più controllo, che né il presidente della Repubblica, né il presidente del
consiglio possono controllare ed è un potere enorme".
Di fronte al
vespaio di polemiche che l'intervista ha suscitato, il prof. De Rita è
intervenuto nuovamente sul tema con un articolo apparso sul Corriere della Sera
del 17 settembre 1996 nel quale ha ribadito le sue posizioni ed ha precisato
che c'è stata “una strutturale evoluzione della giustizia italiana nell'ultimo
quarto di secolo", caratterizzata dal progressivo abbandono della
originaria ed ordinaria funzione di " regolazione fredda dei conflitti
sociali " da parte della magistratura.
Il nuovo
sistema, costituito dalla concentrazione sui reati associativi, uso forte dei
pentiti, intreccio fra magistratura e forze di polizia, ha finito per
"rendere ambigui i contorni della giustizia" perché "non si ha
più l'ancoraggio al carattere individuale dei comportamenti, dei reati, delle
garanzie, delle pene. Ciò ha causato la nascita di "un nuovo potere forte" e il venir meno dei "due cardini essenziali" di "ogni organizzazione efficiente, oltre che
di ogni democrazia”: cioè la trasparenza della legittimazione e la
trasparenza delle responsabilità (CR 497/0311B96).
LA VENUTA DEL REGNO DI DIO, ovvero l'incarnazione temporale
e relativa della teocrazia politica (da non
confondere con la clericocrazia), ovvero il primato dello spirito e della
libertà... La speranza di salvezza equivale ad una estensione dello SHALOM
escatologico, inizio di una nuova era, l'uomo non si può dare la salvezza da se
stesso a motivo di troppe forze e potenze ostili: interne, esterne e
spirituali.
Ma Dio è
Signore della storia e del cosmo, non solo dell'eternità, è il più vero
progetto di amore e di salvezza che si possa concretare, quindi è normale il
riconoscimento della sovranità di Dio nella storia.
Il terzo
millennio è il nuovo eone nella trascendenza, esperienza di salvezza di cui si
attende il compimento futuro.
Regno TEOLOGICO impostato sul 1°
comandamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di me".
Il mondo da sé
non vale nulla, e questo semplicemente perché è da Dio.
L'adempimento
della speranza umana di salvezza non può attuarsi senza di Lui.
Ma occorre
essere "Poveri", "i
ricchi" cercano di strumentalizzare e monetizzare tutto, anche Dio.
Per questo l'esercizio di una pratica religiosa di
per se non è indicativa di positività. I
"Poveri" non donano, non legano il proprio cuore a nulla di impuro,
non si compromettono a nessun surrogato.
Si aspettano
nulla da niente e tutto da Dio, perché solo Dio è vero ed è Padre.
Questo non lo
comprendono gli uomini orgogliosi ed "autosufficienti", la loro mente
è ormai ottusa, i loro occhi sono pieni di fango, occorre cioè non costruire il
fondamento della propria vita sulle prestazioni.
Se Dio è Padre
solo chi ha l'animo semplice e libero dei bambini lo percepisce e lo deve
percepire necessariamente perché Dio è vicino all'uomo e lo ama, questo Dio
vivente, libero, liberatore ed amante. La sua liberazione, cioè il suo offrire
la libertà è autentica, senza ambiguità, vera e per questo terribile, Dio spera
che ottenendo la vera e piena libertà l'uomo la utilizzi per amare. Solo così
l'uomo può ottenere il trionfo sulle potenze demoniache.
Il vero amore
può realizzarsi solo nella vera libertà, l'amore è il senso dell'essere ed è
più forte del male.
La
reincarnazione estrapolata dal luogo e dal contesto culturale e religioso, dove
è sorta si trasforma in una aberrazione filosofica e teologica, contraria al
monoteismo e in sintonia con il relativismo.
Realmente, nel
suo contesto, la reincarnazione è sinonimo di terribile condanna, espiazione,
punizione, ovvero quello che per noi rappresenta il purgatorio (in tutto uguale
all’inferno eccetto la disperazione).
Il vero credente, l'uomo puro spiritualmente
non si reincarna più, perché viene come integrato nella divinità.
L'uomo impuro,
egoista, cattivo si reincarnerebbe in una condizione peggiore della precedente,
anche in una forma animale.
Questa
originaria ed autentica impostazione negativa diviene in occidente positiva,
ovvero la possibilità di rinascere, ma solo in forma umana. A questa teoria
hanno dato una mano degli psicanalisti incauti, i quali attraverso l'ipnosi
hanno osservato fenomeni di sdoppiamento della personalità, per certi aspetti
simili al fenomeno che si presenta nell'esorcismo.
Questo lascia
intravedere una matrice, lancia una
luce sinistra sull'autore occulto della diffusione di tale credenza in
occidente. Durante le sedute spiritiche questi spiriti ribelli -sempre
diabolici anche se si presentano con discorsi di sublime amore- moltiplicano
tutte le loro attenzioni ed usano tutta la loro sovrumana intelligenza per
indurre a credere nella reincarnazione. Perché? Con la reincarnazione si
distrugge il monoteismo, nessun reincarnazionista può più dirsi cristiano o
musulmano, ecc..., senza illudersi, lo spirito malefico esercita così la sua
influenza sul soggetto, nella sicurezza di non poter più essere cacciato.
Questo si
trasforma nel trionfo dell'idolatria, ovvero nel trionfo di Satana: ottenere
dagli uomini quel riconoscimento che solo è dovuto a Dio Creatore, infatti si
elimina l’assoluto e si esalta il relativo sul piano spirituale.
LA
SUPERIDEOLOGIA DEL NULLA: Il relativismo è storicamente figlio del positivismo
illuminista. E’ nipote del materialismo marxista.
Avendo ucciso
e liquidato il padre ed il nonno, insieme a ogni ideale ed ideologia,
attualmente riceve energia dal grande capitalismo. Attraverso il capitalismo
selvaggio riesce oggi dove ieri fallì il marxismo: uccidere Dio o quello che rappresenta culturalmente a livello
planetario. Al fine di animalizzare ogni uomo, spogliandolo della sua
vocazione divina, della sua dignità. L’uomo devastato perde la capacità di
ricongiungersi alla sua fonte di luce beata. Privandolo della vita dello
spirito lo priva della capacità di
discernere il bene e il male, così lo priva anche della vita eterna, quella
vita vera che è al di la delle categorie dello spazio e del tempo, luogo da cui
veniamo e luogo in cui moralmente abbiamo il dovere di ritornare: il cuore di
Dio.
Alcuni con le
loro scelte di egoismo e di male non vi torneranno mai più, si perderanno per
sempre. Questi anche se apparentemente si dichiarano credenti e frequentano
assiduamente un culto religioso, in realtà vivono senza spiritualità, fruitori
e consumatori del sacro, sono praticanti senza una fede viva, sono come tante
lampade incapaci di dare luce, al massimo possono dare una loro luce umana o
ancora peggio una luce esoterica, di chi come plagiario vuole camuffarsi da
luce vera.
E’ l’eterna
lotta tra il Bene e il male.
S. Paolo apostolo ai Filippesi (3,20 - 4,1) “Fatevi
miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo
l'esempio che avete in noi. Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con
le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di
Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio
il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti
alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo
come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro corpo
per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di
sottomettere a se tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto
desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete
imparato, carissimi!”.
La logica del
relativismo è quella di dare valore culturale ad ogni forma di corruzione. Esso
si ammanta di scientificità in questo modo: "Poiché non esiste una verità
certa nel corso della vita, infatti l’uomo nel corso della vita cambia pareri,
infatti la crescita portando l'individuo al cambiamento, porta anche al
superamento delle preesistenti certezze. Ne consegue che nel corso della vita
possono esserci diverse comprensioni e concezione della verità. Ora se non può
esistere una verità certa per ognuno, a maggior ragione non può esistere una
verità in comune fra tutti gli uomini".
Questo logico
ragionamento dimostra la non esistenza di Dio, infatti se non esiste una verità
universale ed assoluta non esiste Dio. La logica su esposta è corretta, ma sono
le premesse ad essere sbagliate.
Perchè la Verità è pura ed è semplice, tanto
semplice da essere oggettiva ed incontestabile. La Verità è semplicemente il
non dire bugia, il non mentire, il non dichiarare il falso. Se in mano ho una
matita, devo riconoscere che ho una matita e non devo affermare di avere una
penna. La Verità è quindi semplice, oggettiva ed oggettivamente verificabile,
materialmente verificabile.
Allora, la
verità è non dire la bugia, questa è una certezza oggettiva, stabile,
assoluta ed universale, perché è condivisibile da tutti gli uomini che
percorrono lo spazio e il tempo di tutta la storia umana.
E' anche una certezza spirituale e trascendente
perché per la verità posso soffrire ed anche essere ucciso, la verità quindi
può trascendermi e può farmi trascendere.
La verità è infinita nella sua concezione ideale,
infatti la mia intelligenza che è limitata può concepire la verità come ideale
astratto ed infinito.
La giustizia è
invece il non fare ad alcuno il male che non si vorrebbe ricevere. Non devo danneggiare o mettere nessuno in quella difficoltà che
per me ritengo ingiusta. Se voglio essere perdonato, anch'io devo perdonare, se
non voglio essere derubato, anch'io non devo rubare e così di seguito possiamo
continuare all'infinito.
Su questi semplici ed oggettivi valori naturali, noi
possiamo costruire non solo delle oggettive regole morali, ma da queste
possiamo elaborare un progetto culturale di umanesimo integrale, dedurre una
nuova e globale civiltà per l'uomo del terzo millennio e per la sua identità.
Ma la menzogna è stata inculcata da diversi timonieri di morte. Ora l’umanità come un gregge che si è smarrito, privo del suo buon pastore,
l'umanità si disperde in tutte le direzioni. Come tante pecorelle disperse e
raminghe senza meta, perse nei dirupi, aggredite e sbranate dai lupi vivono
nell'angoscia e senza protezione, così è attualmente dell'umanità che ha perso
un suo centro di verità e di stabilità, che ha perso il suo centro di gravità
permanente.
Così l'amore e
la spiritualità estromesse culturalmente, sono state relegate nella sfera della
coscienza individuale, ma anche li devono vergognarsi di esistere, perché ormai
portano il marchio di intimismo e di soggettivismo di ignoranza, di illogicità,
di superstizione, ovvero di modello culturale perdente e superato non potendo
vantare criteri di oggettività e di verificabilità. La spiritualità perdendo il
suo valore oggettivo ed universale è diventata una scelta poco credibile,
opinabile e relativa dal momento che ogni uomo può progettarsi una propria
spiritualità. Non potendo esistere un fondamento oggettivo del credere, ovvero
una sola spiritualità riconosciuta universalmente, questa viene respinta nel
privato, subisce continui assalti o peggio l'ingiuria dell'indifferenza, non la
si tratta nemmeno come un nemico che merita di essere odiato, fino alla
definitiva capitolazione.
Fino alla
distruzione della stessa concezione della vita che non può più dirsi globale ed
universale, così non può esistere un progetto umano globale, ma l'uomo si
ritrova irrimediabilmente frammentario, e non può comunicare con tutti gli
altri in un comune sentire, all’uomo rimane dunque la sola prospettiva
animalesca ed istintuale.
Al massimo la
fede o la pratica religiosa rappresentano il dato fossile di chi non ha il
coraggio o la maturità di guardare in faccia la realtà e ridicolo come un
bambinone ancora da svezzare se ne va in giro con il ciuccetto in bocca.
Il Signore ha nascosto la sapienza eterna nella
assoluta semplicità, i grandi di questo mondo, i superbi accecati dal loro
orgoglio non sanno vederla. Gli umili sanno vederla, ad essi mi rivolgo e li
invito ad una alleanza con me perché il mondo è stato creato da Dio per noi, ci
appartiene ed abbiamo il dovere di riprenderlo in possesso. [La confusione che oggi domina dietro una vuota apparenza è solo
una vuota parvenza di ipocrisia sociale.
Questa è come
il luogo indefinito in cui si è ridotto a vivere il nostro io, è come una fragile
maschera, maschera costruita di luoghi comuni e frutto di molte manipolazioni.
Siamo
"manipolabili" perché siamo impotenti se non addirittura negativi
spiritualmente. Viviamo per un impulso esterno alla nostra persona. E’ la
logica del mondo, questo sistema mondiale d’iniquità che tutto spersonalizza,
che tutto appiattisce... E’ il principe di questo mondo, il nemico acuto del
formarsi stabile, il nemico della formazione stabile, dinamica e creativa della
personalità libera ed inviolabile dominio dello spirito del bene. Tutto cospira
contro il tentativo della presa di coscienza da parte del proprio io.
Questo
sopruso, questa fondamentale violazione della nostra personalità avviene
quotidianamente senza che ce ne accorgiamo attraverso i mass-media, la scuola,
la politica, la moda, ecc ... L'esito
di tale livellamento è evidente, ormai la stessa parola "io" evoca un
che di confuso e fluttuante, forse evoca solo un che di collettivo.
Dietro la
paroletta “io”, non vibra più nulla che fortemente e chiaramente indichi che
tipo di concezione e di sentimento un uomo abbia del valore del proprio io
(rielaborato dal pensiero di don Luigi Giussani nel “Alla ricerca del volto
umano”).] L'unica cosa che il mondo oggi offre ai giovani è la disperazione.
Sia sottoforma
d'opulenza del consumismo, sia sottoforma di indigenza impotente e rabbiosa,
due facce della terribile medaglia della disperazione. Nella civiltà del consumo tutto è a portata
di mano non c'è più niente da scoprire e da meritare, tutto è offerto gratuitamente,
anche il sesso. Anche il sesso svincolato dall'amore è divenuto un oggetto di
facile consumo che non parla e non riconduce più all'amore. L'amore? Ma l'amore
non può esistere perché Dio non esiste. Il giovane, così ha tutto scoperto, ha
tutto esaurito, la vita gli si presenta piatta, squallida, non ha più il sapore
dell'avventura e non ha più fremiti ed emozioni. Il suicidio ontologico di
diverse generazioni di giovani è rappresentato dalle stragi del Sabato sera,
dalla droga, dai suicidi e da tutto quello che va sotto il nome di disagio
giovanile. Tutto questo manifesta il trionfo del nulla e della morte non solo
nella nostra società. Allo stesso modo nei paesi del cosiddetto sottosviluppo e
della povertà, perché siamo noi dell'occidente industrializzato che l'abbiamo
procurata loro. Dopo averli derubati e colonizzati adesso li vogliamo
cancellare come popolo, distruggendo le loro radici culturali, imponendo i
nostri modelli e la nostra cultura vogliamo anche usurpare il loro diritto alla
vita. Allo stesso modo anche nei paesi della povertà imposta dalle
multinazionali, la disperazione dei giovani è identica anche se per motivazioni
opposte. Il giovane viene ricacciato nell'impotenza, vedendo per se la
prospettiva di essere solo un numero, solo carne umana incapace si determinare
il proprio destino. Il giovane intuisce che non gli viene concessa la
possibilità di essere dignità di persona, perché ogni spazio vitale è stato
lottizzato e lui ne resta fuori. Il giovane si sente calpestato, annientato,
annichilito ed impotente come lo sterco, perché povertà somma di tutte le
povertà, il giovane è cresciuto nel vuoto di Dio. Di qui l'odio, la rabbia, che
come acido corrode l'anima e lo spinge alla guerra, alla rapina, alla violenza
cieca e gratuita, guerra fra poveri o all'auto distruzione. Ho visto dei
topolini catturati dalla colla topicida che dibattendosi, nell'impotenza della
loro disperazione si mordevano fra di loro. I ricchi sempre più ricchi sono
sempre al di la del mare, sempre al
sicuro sulle loro navi da guerra, mentre in patria trionfano i peggiori, perché
nell’anarchia trionfano i peggiori, così tutto gira intorno alla corruzione,
alla smoderatezza, al razzismo. Abbiamo delle meravigliose indagini
sociologiche, ma nessuno sa prospettare una soluzione globale ai tanti problemi
che ci costringono, la nostra società scivola nel baratro e nessuno riesce a
recuperarla.
Cosa fare?
Nessuno lo sa! Come uscirne? Non si ode una risposta!
Occorrono uomini
puri ed intolleranti verso il male, adoratori sinceri della verità, costoro
insieme potranno realizzare: gli ideali
assoluti, universale, trascendente, veramente giusta ed umanizzante: il nuovo
volto dell’umanità'.
(MILIZIA
MARIANA,UNA RELIGIONE VALE L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.18 SETT. 1994, N.7)
IL
RELATIVISMO. Si definisce relativismo ogni concezione della realtà per la quale
non sono ammessi né principi assoluti né verità ultime in qualsiasi campo del
conoscere, del valutare e dell'agire. Per il sofista Protagora (V secolo a.C.),
al quale viene fatto risalire il concetto di relativismo nel pensiero
filosofico occidentale, ogni uomo è misura della verità, nel senso che per lui
è vero solo ciò che tale gli appare, e non esiste, di conseguenza, una verità
valida universalmente. Dal punto di vista filosofico esistono diversi tipi di
relativismo. Tra questi, il relativismo etico o morale, dovuto all'incertezza
di determinare i concetti di bene e male, di giusto e ingiusto in ordine alla
condotta umana; ciò può essere dovuto a condizionamenti storici e sociali o a
una carenza interiore della persona. A questo riguardo, è opportuno ricordare
quanto ha affermato il Santo Padre nell'enciclica Veritatis Splendor: «Dopo la
caduta, in molti paesi, delle ideologie che legavano la politica a una
concezione totalitaria del mondo -e prima fra esse il marxismo- si profila oggi
un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della
persona umana ... è il rischio dell'alleanza
fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni
sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del
riconoscimento della verità» (n. 101). Se osserviamo la condotta umana da
un punto di vista antropologico, una forma di relativismo che subito
incontriamo come preminente è il relativismo
culturale. Il concetto scientifico di cultura riguarda quel complesso di
rappresentazioni e di valori della realtà che una generazione trasmette
all'altra.
Il relativismo
culturale può essere inteso come il misconoscimento di una gerarchia di valori
espressione delle varie culture e l'appiattimento delle peculiarità delle
stesse in un'unica dimensione in cui, in ultima analisi, si dissolverebbero
tutte le differenze culturali qualitative. La persona umana, che ha sempre
origine in una cultura particolare e tuttavia non si esaurisce in essa e non
deve esserne prigioniera (cfr. Veritatis spiendor, 53), trova alle radici di
questa cultura l'elemento religioso che viene innanzi tutto trasmesso e appreso
come fatto fondante della stessa persona, cioè coinvolgente i fattori morali,
civile e soprattutto spirituale.
Il relativismo religioso, infine, può
essere concepito come la semplice possibilità che la religione si stemperi nell'incertezza
valutativa (una religione vale l'altra); ciò pone l'individuo nella drammatica
condizione di non avere certezze circa le sue origini, il perché della sua
esistenza e il suo destino.
Da qui può
anche nascere una situazione religiosa confusa e caotica, cosa che in qualche
modo l'attuale società va configurando. Assistiamo infatti a una fermentazione
e frammentazione di gruppi di diversa ispirazione e matrice, che alimentano
ulteriormente quella mentalità relativistica da cui molti di essi hanno tratto
origine.
(MILIZIA
MARIANA,UNA RELIGIONE VALE L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.19 SETT. 1994, N.7)
ASSISTIAMO CON
SGOMENTO, E TALORA IMPREPARATI, AD UNA FERMENTAZIONE E FRAMMENTAZIONE DI GRUPPI
RELIGIOSI DI DIVERSA ISPIRAZIONE E MATRICE, CHE SOSTENGONO UNA VISIONE
RELATIVISTICA DELLA RELIGIONE. LA CONOSCENZA DELLE LORO TEORIE è UNA PREMESSA
INDISPENSABILE PER I NECESSARI INTERVENTI SUL PIANO PASTORALE. Già un documento
del 12 maggio 1980 della Conferenza Episcopale dell'allora Germania Federale,
frutto del primo dialogo ufficiale tra cattolici e massoni (nello specifico tra
Conferenza Episcopale Tedesca e Grandi Logge unite di Germania), mise in
evidenza l'aspetto relativistico del concetto di verità, di religione e di
tolleranza della massoneria.
Nel documento
si può leggere: «La relatività di ogni verità rappresenta la base della
massoneria» (IV, 2). «La concezione della religione dei massoni è
relativistica; tutte le religioni sono tentativi concorrenti di esprimere la
verità divina, che in ultima analisi è irraggiungibile. A questa verità divina,
infatti, è adeguato solo il linguaggio dei simboli massonici, linguaggio dai
molti significati, lasciato alla capacità di interpretazione del singolo
massone.
Non per nulla
la disputa su argomenti religiosi all'interno della loggia è strettamente
vietata ai suoi appartenenti» (IV, 3). Per avere una ulteriore conferma della
convinzione che una religione valga l'altra, riscontrabile perlomeno in una
determinata massoneria, è sufficiente citare alcuni passi del rituale del
diciottesimo grado (Principe di Rosa Croce) della Massoneria di Rito Scozzese
Antico e Accettato per la Giurisdizione Italiana.
Tali passi
sono tratti dai discorsi del «Saggissimo», che è colui che presiede i lavori
nel tempio, per questo grado, durante la cerimonia di iniziazione: «Per
l'israelita come per il cristiano, per il maomettano come per il buddhista e il
bramano, Gesù di Nazareth è tra i più grandi Precursori, libero ciascuno di noi
di divinizzarlo o di amarne soltanto le dottrine, le quali rinnovarono il
mondo. Perché Cristo è la figura più luminosa fra quelle dei grandi Precursori?
Perché egli solo fu sacrificato dai potenti e dai fanatici; egli solo fu
martire in nome dell'umanità. (...) Liberi gli uni di Credere alla risurrezione
del corpo di Cristo; liberi gli altri di non credervi. Per noi Rosa Croce, la
tomba dischiusa è il simbolo della risurrezione del Pensiero. La scienza e la
libertà debbono egualmente risvegliare il nostro ardore; esse fanno godere la
sola felicità lasciata all'uomo fra le angosce della sua ignoranza circa i suoi
destini».
Sempre durante
l'iniziazione, a un certo punto si odono voci che pronunziano frasi inerenti a
diverse o opposte credenze, tra cui: «Credo nell'esistenza di Dio - Io credo in
Brahma da cui sorse la Trimurti - Io credo che le anime passino in una serie di
corpi - Il fuoco è Dio - Baal è Dio - Facciamo statue di legno e adoriamole -
Dio solo compie miracoli - Santi e madonne fanno miracoli - Il Re è Dio, noi
siamo suoi schiavi - La Bibbia è infallibile - Maometto è infallibile - Il Papa
è infallibile».
A queste voci
risponde il «Primo Custode»: «Fratelli, voi avete incontrato la fiaccola dalla
fede e avete inteso proclamare le credenze degli uomini. Se ve ne è una che la
vostra coscienza accetta, seguitela; siete liberi. Se non ve ne è, attendete
che una nuova Fede vi ispiri». [è evidente come si ridicolizzi ogni religione e
come si introduca l'adepto ad un esoterismo massonico]
LA RELIGIONE
NON CONTA LO DICE IL PARLAMENTO
Il punto 2.7
dell’Intesa tra autorità scolastica e CEI dice che nel caso che il voto del
l’insegnante di religione sia determinante deve soltanto, a differenza di
quanto fanno gli altri docenti, diventare un giudizio motivato iscritto a
verbale. Questo non è garbato a laici, progressisti, lega e governo. Il
professore di religione in questo caso, infatti, sarebbe venuto a valere non di
meno, ma addirittura di più degli altri docenti. E’ infatti professionalmente
qualificante non soltanto esprimere un voto, ma motivarlo a verbale. Per
questo, invece di chiedere alla CEI e
all’autorità italiana dei chiarimenti come sarebbe stato giusto, Lega e
progressisti (che all’epoca governavano pur avendo perso le elezioni) nella
seduta della camera del 20 settembre ‘95, hanno pensato bene di sciogliere
unilateralmente l’ambiguità del testo e di confermare di propria iniziativa la
minorità del docente di religione impedendogli di poter votare nel consiglio di
classe di cui è membro effettivo. Così sono stati calpestati, tutti i genitori
e gli alunni che si avvalgono con un atto democratico e spontaneo di questo
insegnamento facoltativo, ed è stato umiliato un docente surclassandolo a ruolo
di serie b, nei confronti di docenti di seria a. Calpestando la Costituzione
che vuole tutti i cittadini in condizione di pari dignità. Chiediamo che a
parità di doveri corrispondano parità di diritti.
La dimensione
religiosa è inviolabile anche nell’ateo onesto.
La religiosità
è il confine di demarcazione tra l’onesto e il criminale egoista. La
religiosità non si deve confondere con l’ipocrita pratica religiosa perché
rappresenta l’onesta attitudine a relativizzare la propria vita, a non fare di
essa una idolatria.
Anche l’ateo,
allora, si subordina ai valori assoluti universali e trascendenti, primi fra
tutti quelli di giustizia e di verità che non infrequentemente possono
richiedere anche il supremo dono della vita.
Il mondo ha
tutto, ma scarseggia nella rettitudine. Materialismo, erotismo, edonismo,
insomma il trionfo dell’egoismo.
Siamo presi da
tante cose ma dimentichiamo la cosa più importante: la rettitudine. Su che cosa
fondiamo le famiglie, i nostri rapporti economici e politici, in quale clima
facciamo crescere i nostri figli? Le vocazioni consacrate vivono nell’orgoglio
dei titoli accademici o nella rettitudine? Sono le persone rette a fare
carriera nella nostra società? La rettitudine può soffrire momentanea ingiuria
o violenza, ma è invincibile. La Verità è come l’olio, che anche nell’acqua
sconvolta è destinato a venire sempre a galla.
L’uomo retto
vincerà sulla terra dinanzi agli uomini, vincerà nel cielo al cospetto di Dio e
vincerà sull’inferno. La vera rettitudine è incorruttibile, segna un confine
inequivocabile tra i figli della luce e quelli delle tenebre. Si è veramente “grandi”, solo quando si è
retti al cospetto di Dio che scruta i pensieri più nascosti del cuore.
Quando l’amministratore
o il dirigente metafisico viene sorpreso in situazione indegne della sua
dignità deve essere immediatamente retrocesso, tuttavia dopo un periodo di
purificazione deve essere riabilitato.
Se recidiva nel
suo comportamento incoerente non sarà mai più riabilitato.
Cosa sollecita
l’attenzione dei giovani e dei ragazzi? Cosa desiderano? La ricchezza e
l’apparire altro non v’è! Questo è il risultato preoccupante di tante indagini
ed inchieste giovanili. E’ il consumismo, la logica spietata del grande
capitale ad inserire falsi bisogni attraverso la martellante pubblicità, ad
instillare il gusto dell’effimero.
Da qui la
frustrazione, la vergogna per non essere in grado di aderire a quel falso
concetto di benessere che ci viene propugnato. Per questo spesso i consumatori
dell’effimero sono i più poveri, sono quei genitori che incapaci di offrire ai
figli ricchezze interiori, rubano o si indebitano pur di non far mancare ai
figli questa cultura dell’effimero. Certo effimero per noi, ma non effimero per
loro. Per loro scopo di vita, così questi non devono meravigliarsi se i figli
prendono la strada della droga o le tantissime strade della dispersione
nell’effimero.
Per chi è
ricco dentro è facile donare un sorriso! Quando poco l’uomo contemporaneo sa
essere sereno, come è difficile per lui il sorriso.
Quando usciremo da questa malattia collettiva e
diventeremo più semplici e sobri? Quando comprenderemo che il nostro superfluo
è la necessità di altri uomini nostri fratelli sul pianeta?
I giovani
hanno bisogno di ideali, non di idoli. Più in alto si cercano questi ideali più
intensa, felice e avvincente sarà la vita.
La realtà
purtroppo è ben diversa, alle ricchezze materiali, alla cultura del superfluo,
fa da contrappeso la povertà dell’interiore e dell’essenziale, come il dialogo.
Decade la figura dell’anziano, declassato dal ruolo di saggio al ruolo di
imbecille. Si perdono così i valori della sapienza, dell’esperienza e della
prudenza.
I giovani sono
sempre più attirati da forti sensazioni come le immagini di pornografia o di
terrore, attirati dal pericolo, dall’ebbrezza della velocità, dalla folle corsa
in auto nella notte, al ritorno dalla discoteca.
L’esperienza
mi ha insegnato come la vigile coerenza protegga dalla cattiva sorte.
Tutti coloro
in qualsiasi modo ed in qualsiasi forma acquistano della merce che si comprende
essere rubata o eufemisticamente sottratta, perdono la protezione di Dio e per
questo devono predisporsi a ricevere e subire la visita dei ladri o della
cattiva sorte. L’esperienza mi ha insegnato come la vigile coerenza protegga
dalla cattiva sorte.
Tutti oggi
cercano ricette, soluzioni pratiche, strutture organizzative, ecc... Ma non ci
si rende conto che si ha di fronte un moribondo a cui resta poco da vivere.
Tutti parlano di: programmi, metodologie, tecniche. Su questi argomenti si
scrivono libri, si fanno dibattiti, si fanno conferenze.
Devo ammettere
che c’è gente preparatissima, che sfoggia a ragione la sua competenza e la sua
cultura.
Tutti questi non hanno la semplicità per accorgersi
che ci troviamo in una società in decomposizione che manca dell’elemento
vitale: i valori.
Con le guerre
i ricchi uccidono i poveri e con le rivoluzioni i poveri uccidono i ricchi. Queste carneficine, non si dovranno più
compiere perchè lo Stato sarà garante del fatto che: nessuno possa divenire
sfrontatamente ricco e che nessuno possa divenire sfrondatamene povero.
E’ la più
grande risorsa di un futuro possibile e compatibile.
Sotto ogni
casa vi devono essere delle pattumiere selettive ed individuali.
Multe o
obbligo di prestazioni d’opera, per chi non raccoglie con scrupolo e
opportunamente seleziona la propria pattumiera.
TEOLOGIA DELLA RICONCILIAZIONE Nel teocentrismo è Dio che prende l'iniziativa verso i soggetti
all'ira, di questa iniziativa ognuno deve appropriarsene.
Nella
riconciliazione e giustificazione operiamo un cambiamento delle nostre
relazioni con Dio. Nella dolce consapevolezza della solidarietà di Dio con
l'uomo caduto. L'azione di Dio ha il carattere esclusivo del rapporto di amore
che Egli ha con ognuno di noi.
Ma come l'uomo
è caduto per sua volontà, così per sua volontà deve accogliere la chiamata di
salvezza e verificarla nella famiglia di Dio che è la chiesa. L'efficacia
dell'azione dipende così dalla chiesa come soggetto, come sposa di Dio. I
sacramenti sono dunque cooperazione all'azione di Dio. L'assoluzione non è solo
segno, ma segno efficace, dove il peccato è scomunica: autosottrazione alla
comunione. Ricordiamo le promesse di Dio, le promesse di vittoria sul male e
sulla morte. Dio è verace, mantiene la promessa di vita.
La promessa
della risurrezione.
AZIONE SACRAMENTALE o Preghiera dell'unzione: una piccola comunità di Preghiera rivolta direttamente al malato
e direttamente a Dio invoca sul malato gli effetti della grazia per la
guarigione, per il perdono dei peccati, per l'integralità dell'uomo e della sua
salvezza. L'Unzione coinvolge i cinque sensi che sono stati strumento di
peccato.
Così la
comunità dimostra il proprio amore verso un componente della sua famiglia con
un AIUTO DI SOLIDARIETÀ, affettivo, spirituale e materiale.
L'effetto è
che attraverso la fede e l'amore molti ammalati guariscono fisicamente, ma
quasi tutti guariscono spiritualmente.
E'
opportuno che ogni ordine religioso abbia una sezione di riformati in cui sia
possibile entrare dopo un periodo di noviziato suppletivo (per coloro che l’hanno
già vissuto nel cammino ordinario) e dove sia possibile uscirne nuovamente. Una
fucina spirituale e integralista in riferimento ai principi dei fondatori. (Il
testo è preso dalla biografia di S. Lorenzo da Brindisi, dottore della Chiesa,
GENS SANCTA, ed. Paoline, pp.32-37) Specialmente agl'inizi della loro Riforma,
era sembrata anche al Papa superiore alle forze umane. Era una vita, come si
diceva, quasi disperata. Quando, dopo lotte lunghe e drammatiche, i primi
cappuccini riuscirono a costituirsi in ordine praticamente autonomo dagli altri
rami francescani, essi s'imposero delle Costituzioni (Albacina, 1529) che
neppure il cinico Diogene sarebbe riuscito a praticare. Niente - assolutamente
niente – possedere (neppure le suole dei propri sandali).
Vivere
in romitori tagliati violentemente dal mondo, confinati dentro celle simili più
a tane che ad abitazioni d'uomo. Sedere ad una mensa magrissima con digiuni a
catena quasi tutto l'anno. Parlare pochissimo e lavorare moltissimo, per lo più
di mano.
Vegliare,
flagellarsi e pregare notte e giorno in lunghe estenuate ore di travaglio
ascetico. Incedere a pie nudi e testa rasa, anche d'inverno e con la neve.
Predicare
al popolo insidiato dall'eresia e scandalizzato dal lusso delle corti.
Assistere
i malati più gravi e contagiosi, come gli appestati; e non solo spiritualmente,
ma anche nelle più umili e nauseabondi bisogni. Questo è il Cappuccino.
Chi
non si sentiva da tanto, veniva inesorabilmente respinto; chi vi entrava,
sapeva di doverci rimettere, a volte, la salute e la vita. E lo confermano le
cifre dei morti per penitenze o nel servizio degli appestati, tanto numerosi
nel Cinquecento. Una vita da cani, insomma, o da santi con l’aureola.
Dopo
cinquant'anni dalla fondazione - tempo in cui Don Giulio Cesare picchiò al
convento di Santa Maria degli Angeli - il rigore eccessivo delle Costituzioni
di Albacina era andato a mano q mano
attenuandosi; ma pure, nella sostanza il tono dato nei primi anni alla
spiritualità dell'Ordine, perdurava ancora, conciliandosi con le necessità organizzative dell'apostolato e
dell'accresciuto numero dei suoi membri. Manzoni non esagera quando nel P.
Cristoforo presenta il ritratto del cappuccino: uomo di preghiera e di azione,
di penitenza e di lotta, soccorritore dei deboli e protettore degli umili
contro le ribalderie dei signorotti prepotenti. D'una tal razza d'uomini
chiedeva di far parte Don Giulio Cesare.
Nel
luglio del 1574 egli aveva compiti i 15 anni e toccati i limiti giusti per
l'ammissione al noviziato canonico… I postulanti non si tennero per la gioia.
Salutati chi di dovere, e approntati i loro poveri fagotti, partirono in tutta
fretta per il noviziato cappuccino di
Verona. Lungo il viaggio, anticipavano col desiderio l'entrata nella città
degli Scaligeri; e quando ne intravidero le mura la gioia del cuore traboccò
per la voce.
Con
le lacrime agli occhi cantarono a Dio un Te Deum di ringraziamento. La
spiritualità cappuccina è come il frutto del fico d'India: è spinosa di fuori,
ma dolce e polposa di dentro. Fatta di austerità e dolcezza. Su questo binario
corre l'opera educativa cui il Maestro dei novizi attende con estremo impegno.
Sarà
per i giovani rampolli dell'Ordine il padre dalla mano ferma e sicura, ma ad un
tempo e forse più la madre dal cuore soave, che conosce quanto la forza
dell'amore particolarmente nell’età in cui la vita chiede più amore che mai. La giornata del
noviziato, vista di fuori, è uniforme e grigia come un'autostrada deserta. Dal
mattutino notturno alle ultime preci della sera, essa è tutto un interminabile
rosario di preghiere, di penitenze, di lavoro, d’umiliazione, croci e
contraddizioni a buon mercato. Uno sguardo innocente è punito con la classica
benda; una parola fuori posto o tempo, con lunghe giornate di silenzio; un mancato
intervento all'orazione della notte, col terribile supplizio del «pane ed
acqua» preso a mensa in ginocchio.
E
per ogni distrazione o trascorso - volontari o meno le « discipline » fioccano
e le cantate del P. Maestro non si fanno attendere.
Al
reo - vero o falso - è concessa l’unica difesa del doveroso ringraziamento con
l'inalterabile giaculatoria: « Sia per amor di Dio la sua santa carità! ».
Proprio come s'insegna nel Vangelo: « A chi ti schiaffeggia sull'una, porgi
sorridendo anche l'altra guancia ».
Eppure,
a dispetto di tutto questo Calvario, l'anno di noviziato è quello che più si
rimpiange nella vita religiosa. Come un tesoro non sufficientemente apprezzato
quando si possedeva. Giacché, se l'uomo
vecchio è in quell'anno martoriato, l'uomo nuovo impara le poche verità
veramente essenziali alla vita, e vi gusta le dolcezze della pace profonda del
cuore. Un noviziato perfetto, anche nella sembianza esteriore - smagrita ma
perfusa di luce spirituale - è un angelo di passaggio sulla terra bruciata dal
peccato.
Il
Beato Crispino da Viterbo, fu attratto all'Ordine Cappuccino da tali angeli,
nel loro andare umile e assente per le vie della sua città natale.
" E'
grande il destino a cui siamo chiamati, tanto grande da poter battere l'ultima
barriera della morte!"
L'educazione
non è possibile, nessuno oggi parla di educazione. Si parla invece di educazione oggettivata: educazione alla
salute, stradale, ecc...Ma c'è qualcuno che ci dice perchè bisogna tenerci alla
salute?
Perchè bisogna
vivere? Ora non basta più l'esperienza dei propri genitori perché ci rivolgiamo
ad una serie di specialisti; questi vogliono dimostrare che la cosa più
importante è la sessualità, ma essa è solo un particolare nella nostra vita.
Questi specialisti ci educano a qualcosa, ma non c'è nessuno che ci educhi
soltanto. Questo è proprio il compito dei genitori che hanno l'impegno di
rendere concreta la nostra realizzazione, la nostra felicità. FELICITA', questa
parola per molti è astratta, inesistente, per questi infelici importanti sono i
problemi. Ma chi vive in funzione dei problemi vive in negativo, mentre un
padre pensa in positivo alla realizzazione ed alla felicità dei figli. Un padre
si chiede spesso: "che ne sarà di lui?" Egli sa che suo figlio non
gli appartiene, ma appartiene al mistero della vita, così quando abbraccia il
figlio, abbraccia anche il suo destino qualsiasi esso sia. Chi mette al mondo
un figlio non può essere fatalista, non può credere al destino! Chi mette al
mondo un figlio ha la coscienza che questo figlio è chiamato alla felicità, per
questo è impossibile he un padre rinunci ad educare un figlio. Tutto questo
impegno educativo serve a rendere il figlio una persona realizzata.
E' vero che un
uomo può essere educato in mille modi diversi, è vero che non è possibile non
essere omologati in una tradizione, infatti tutti veniamo assimilati al nostro
ambiente. Ma cosa permette che questa
omologazione non diventi un plagio? La
coscienza!
E' nella
coscienza che si affaccia la realtà totale, il mistero. E' inutile ripetere
infinitamente ad un ragazzo:"studia, studia di più!" quando lui non
sa ancora, non conosce ancora, un motivo entusiasmante per cui vivere, per cui
valga la pena affrontare la sofferenza ed il
sacrificio. Ma chi si mette alla ricerca di un motivo che renda
entusiasmante il vivere si mette alla ricerca di un evento.
Avvenimenti
cercati, attesi, desiderati affinchè possa realizzarsi il miracolo di un evento
trasformante e dilatante i confini interiori. L'avvenimento non è altro che
l'incontro con la realtà, una realtà faticosa, opprimente, laboriosa, vissuta
nell'attesa di un evento che possa dilatare gli orizzonti del mio mondo
intellettivo ed interiore.
L'evento
s'invera, si compie quando riusciamo ad aderire all'Essere.
Oggi per
libertà si intende liberticidio, cioè il fare tutte le esperienze possibili.
Ma solo le
esperienze che si trasformano in Sapienza sono utili ed istruttive, altrimenti
risultano ottenebranti e riduttive di umanità. Nulla è più sbagliato che darsi
a priori a fare esperienze, perché questo porta a recitare la propria vita non
a viverla. La nostra vita si trasforma in una commedia in una farsa devastante
di tutto il mondo interiore.
Infatti
l'esperienza la dona la vita e solo quando essa ti trova onesto, limpido,
genuino e totale ti arricchisce. L'esperienza non è data dallo sbaglio, ma dal
capire meglio l'ideale. Ci chiediamo, allora, chi può educare?
Chi ha coscienza
del mistero! Solo chi ha coscienza dell'infinito può abbracciare la realtà
totale, tutto per introdurti alla realtà che è più grande di me e di te. Ecco
chi è l'adulto. L'adulto è chi ha coscienza sperimentata del mistero. Chi traspone il metodo scientifico alle
realtà interiori e spirituali: la teologia. La teologia è sistema globale di
riferimento e di giudizio della realtà saturandola e rendendola pregna di
significato. No alla deflagrazione, alla dispersione, al relativismo. No, a
spazzi di mistero che indicano il misterioso occulto, il tenebroso potere del
male. Si al cammino nel mistero positivo e cosciente verso la totalità e nel
raggiungimento della globalità interiore. Torniamo alla fonte che sola ci
spiega e non ci rende assurdi! Il mistero si svela a noi progressivamente,
mentre noi progressivamente ci troviamo nell'amore trasfigurati fino a
distruggere l'ultima barriera della morte.
La giustizia,
la liberazione e la stessa democrazia, sono spesso concepite in termini di rivoluzione. Da quasi due secoli la parola è
o mitizzata o riprovata. L'impresa rivoluzionaria è legittima quando mira
effettivamente alla giustizia, alla promozione collettiva, alla socializzazione
della libertà. Attenti a non confondere i due piani, quello religioso e quello
politico. Il Regno di Dio è per natura dell'ordine della fede. La Chiesa è per
natura una comunità di salvezza. Se i credenti devono impegnarsi in politica,
devono guardarsi accuratamente da quelle pseudo giustificazioni sacralizzanti
da cui Gesù Cristo ha voluto liberare l'umanità. Il primarismo e il dogmatismo
costituiscono un pericolo micidiale per le imprese rivoluzionarie.
La città
antica era una città sacrale: caratterizzata cioè da un'intensa compenetrazione
del politico e del religioso, e dal predominio ideologico del secondo in
rapporto al primo. La comunità politica era nello stesso tempo la comunità dei
credenti.
Il capo
politico era anche il supremo capo religioso. Gesù Cristo ha operato una
dissociazione tra i due elementi: non solo nel logion di: "dare a Dio ciò
che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare", ma soprattutto, aTtraverso
il suo ministero pubblico, raffigurato simbolicamente nell'episodio delle
tentazioni del deserto, di cui nessuno ha colto la profondità come Dostoievski
nella leggenda del grande Inquisitore dei
fratelli Karamazov. Ormai si devono
distinguere due comunità autonome l'una nei confronti dell'altra, anche se gli
stessi uomini appartengono a tutte e due. La distinzione è rivoluzionaria e
liberatrice al punto che sarebbe la peggiore aberrazione rimetterla in
questione.
Soltanto
questa distinzione colloca da un lato la politica nella sua vera essenza, che è
la responsabilità globale - non totalitaria - della conduzione della città umana,
e dall'altro lato assicura l'indispensabile libertà del processo di fede.
CR 492105 RIVOLUZIONE
SESSUALE: favorisce la crescita della sterilità maschile. Negli Stati Uniti sta facendo rumore uno studio pubblicato dalla
case editrice flutton e intitolato Our
stolen future, "il nostro
futuro rubato". Ne sono autori tre esponenti dell'ambientalismo americano:
Dianne Dumanowski, John P. Myers e Theo Colborn; la prefazione è stesa dal
vicepresidente americano Al Gore. Al di là della discutibile tesi principale
del libro, che attribuisce all'inquinamento chimico una pesante responsabilità
del dilagare delle malattie sessuali e del fenomeno della crescente sterilità
maschile, l'aspetto interessante del libro sta in quest'ammissione: il moderno
stile di vita, con il suo stress, le abitudini sessuali disordinate e l'uso
dell'automobile e di vestiti aderenti, contribuisce pesantemente alla crescente
sterilità maschile e femminile, svolgendo una funzione paragonabile a quella di
un anticoncezionale suppletivo.
Negli ultimi
50 anni, ad esempio, la concentrazione di spermatozoi presenti nel seme
maschile si è dimezzata, passando da 100 milioni per mq a 50 milioni;
parallelamente, i tumori agli organi genitali sono triplicati. Questi fattori
riducono pesantemente la facoltà generatrice maschile, con le conseguenti
richieste di adozione o di fecondazione artificiale da parte delle coppie
rimaste sterili. Commentando queste analisi sulle colonne dell'Espresso (23 maggio 1996, p. 24), il prof. Paolo
Marandola, andrologo dell'Università di Pavia, ha però tenuto a far notare che
queste malattie “sono molto aumentate,
negli ultimi vent'anni, parallelamente all’aumento dei rapporti dei
giovanissimi con partner occasionali". (CR 492105/0F96)
La storia del
Rock. La storia del Rock rappresenta la storia di una autentica rivoluzione. (To rosk and roll=pietre-rotolanti). Con la distorsione degli assoli (basso e chitarra) nasce il blues
e il jazz. Poi il rosk nasce come movimento di protesta contro l’ipocrisia del
sistema. Purtroppo negli anni ‘60 nasce il rock occultistico dei black metal.
In seguito avremo l’hard rock e l’havy metal. Il pank è nato come movimento di
protesta nei confronti dei Beatles e di altri complessi molto famosi perché era
difficilissimo superarli in bravura.
Il pank è
un’ideologia politica che va contro lo Stato. Negli anni ‘80 il rock diventa
sempre più duro, nasce così il trash metal. Nel ‘90 compare il dheat (morte), che
è una musica molto violenta con distorsione della voce, una piccola minoranza
di questa corrente musicale fa satanismo come i Deicide e i dheat, costoro
hanno testi blasfemi. I power metal utilizzano amplificatori potentissimi. Il
rock è stato sempre visto come strumento di ribellione e di rivolta contro
l’ordine costituito. Oggi in discoteca si offre una musica molto commerciale e
quindi scadente chiamata underground.