RABIN YITZHAK 1

RACCOMANDAZIONE 1

RAZZISMO 2

RAVVEDIMENTO 2

REGNANTE 2

REGIME 2

REGNO 3

REINCARNAZIONE 4

RELATIVISMO 4

RELATIVISMO E RELIGIONE 7

RELATIVISMO E MASSONERIA 7

RELIGIONE 8

RELIGIOSO 9

RETTITUDINE 9

RIABILITAZIONE 9

RICCHI PER SEMBRARE 9

RICETTAZIONE 10

RICETTE 10

RICCHI E POVERI 10

RICICLAGGIO 10

RICONCILIAZIONE 10

RIFORMATI FRANCESCANI 11

RISCHIO EDUCATIVO 12

RIVOLUZIONE 13

RIVOLUZIONE EVANGELICA 13

RIVOLUZIONE SESSUALE 14

ROCK 14

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RABIN YITZHAK

Quando si parla di pace, il pensiero vola subito ad YITZHAK RABIN. Proprio lui il signore della guerra ed il signore della pace. Un’unica coerenza ha mosso la sua vita, salvare Israele, comunque, nella guerra o nella pace.

Israele e tutta la Palestina appartiene ad un sogno di pace per tutta l’umanità. Era necessario lottare per la sopravvivenza di Israele, era eccellente offrire la vita per questo scopo.

Ma non per l’Israele degli israeliani, ma  per l’Israele dei palestinesi e del mondo intero.

Gerusalemme, Gerusalemme, città della pace, capitale di unità.

Era tutto questo che andava necessariamente preservato, è per tutto questo che RABIN ha vissuto.

“Sono stato un soldato per 27 anni. Ho fatto la guerra finché non c’è stata possibilità di pace. Ma ora credo che una possibilità di pace ci sia, una grande possibilità e dobbiamo sfruttarla.

La pace non è solo una questione di preghiere, la pace è il desiderio del popolo d’Israele.

Ho sempre pensato che la maggioranza della gente vuole la pace ed è pronta a correre qualunque rischio pur di raggiungerla”. Ecco le sue ultime parole, prima di essere incoronato martire della pace a 73 anni.

Ti amo Rabin, hai saputo uccidere, ed hai saputo morire per la Pace.

Così deve essere ogni uomo: un giustiziere ed un martire.

Sia con la spada, sia con l’amore, solo un giustiziere. Non abbiamo solo il dovere di amare la giustizia, abbiamo anche il dovere di difenderla.

RACCOMANDAZIONE

Come è difficile trovare, anche tra i consacrati a Dio, un uomo moralmente e spiritualmente integro, anche i migliori cedono alle raccomandazioni o presentazioni, offendendo il senso di giustizia e di equità. Un sorriso, una attenzione, una simpatia, un regalino ed il gioco è fatto, abbiamo ottenuto quell’attenzione che porrà altri in difficoltà, otterremo quella benevolenza e quelle facilitazioni che passeranno sulla pelle degli altri come uno schiaffo umiliante... non meravigliamoci, se poi Dio sembrerà sordo alle nostre preghiere.

RAZZISMO

Ogni uomo e ogni donna sono cittadini del mondo e miei fratelli, insomma lo volete capire si o no.

  

RAVVEDIMENTO

Ogni uomo che commette comportamento delittuoso in una società metafisica, riceve come una specie di declassamento, ovvero una limitazione delle sui diritti politici, amministrativi e sociali, tuttavia dopo un giusto periodo di prova e di espiazione, può essere reintegrato.

REGNANTE

Francesco Forgione, il futuro P. Pio da Pietrelcina, nato il 1887 e morto il 1968, quale studente, nel 1902 compone il tema dal titolo: “Se io fossi Re”.

“Oh, se fossi Re! Quante belle cose vorrei realizzare. Vorrei sempre essere un Re religioso, come sono ora e spero di esserlo sempre. Combatterei il divorzio, da molti desiderato, e farei si che il sacramento del matrimonio sia maggiormente rispettato.

Che cosa accadde a Giuliano l’apostata, intrepido, temperante e studioso, ma che ebbe il gran torto di rinnegare il cristianesimo in cui era stato educato per far risorgere il paganesimo? Per lui fu tempo sprecato, perché non ottenne altro che l’odioso nome di “apostata”. Al contrario io cercherei, di lustrare il mio nome seguendo sempre la via del vero cristiano; guai poi a coloro che non vorrebbero seguirla. Li punirei subito o con la prigione o con l’esilio; e forse con la morte. Uniformerei, la mia condotta alla massima di Alessandro Severo: “ Non fate ad altri quello che non vorreste fosse fatto a voi. ”.

Durante il mio regno mi preoccuperei io stesso di visitare le province per migliorarne l’amministrazione, innalzerei monumenti, statue, teatri, costruirei strade e fonderei biblioteche e centri culturali.

Mi dimostrerei affabile, umano, passeggerei in mezzo alla gente come un semplice cittadino, darei udienza a tutti, e soprattutto osserverei le leggi scrupolosamente.

Accoglierei alla mia corte i più grandi scrittori, favorendo le arti e applicando la massima di Vespasiano: “ Sono amico dell’umanità e degno di comandare ”.

(tratto dalla ricerca dell’alunna Proscia Chiara, 2°D, a.s. 97/98)

REGIME

CR 497103 DEMOCRAZIA TOTALITARIA: il prof. De Rita denuncia lo strapotere di magistratura e polizia. Tangentopoli e lotta alla mafia sono pretesti per la creazione di un nuovo potere, enorme ed incontrollabile, che sta modificando le fondamenta del nostro ordinamento costituzionale?

E' quanto emerge dalla lettura di un'interessante intervista al presidente del CNEL, prof. Giuseppe De Rita, pubblicata sul quotidiano romano il Tempo (12 settembre 1996), in cui si denuncia lo strapotere di magistratura e polizia.

L'atto di accusa del presidente del CNEL è tanto più significativo ove si consideri che esso non proviene da un esponente di Destra ma da un progressista appartenente all'area della cosiddetta Sinistra cattolica.

"Da tangentopoli e dalla vicenda mafiosa -accusa De Rita- stiamo uscendo con un apparato di potere costruito dall'intreccio tra pubblici ministeri, polizia giudiziaria e forse servizi segreti, incontrollabile e incontrollato che ci deve preoccupare".

Il noto sociologo, ricorda che all'inizio degli anni '70, partecipò alla stesura di un rapporto, intitolato “Rapporto 80”, il cui autore principale era l'intellettuale socialista Giorgio Ruffolo.

Tra le carte del lavoro preparatorio, ricorda De Rita, circolava un testo nel quale si teorizzava che:

 “ Lo Stato doveva organizzare la sua copertura sul sociale e contro la delinquenza, staccando la giustizia penale da quella civile e facendo un combinato fra giustizia penale e polizia ”, cioè il “Sistema difesa”.

Allora, il progetto sollevò allarme e preoccupazione anche all'interno del gruppo di lavoro (21 settentre 1996, n. 497    Corr.romana).

"Chi garantisce -prosegue il presidente del CNEL- a me e a qualsiasi altro privato cittadino che questo apparato, (di polizia, magistrati-pubblici ministeri e forse servizi segreti italiani e stranieri, “ se i pentiti sono pagati dai servizi segreti ”) non faccia operazioni incontrollabili? Questo strapotere ha creato un sistema tale che “ chiunque solleva un problema per difendere lo Stato di diritto è automaticamente o amico dei tangentisti o complice dei mafiosi ”.

"Questa è la nascita -conclude De Rita- di un potere interno allo Stato che non ha più controllo, che né il presidente della Repubblica, né il presidente del consiglio possono controllare ed è un potere enorme".

Di fronte al vespaio di polemiche che l'intervista ha suscitato, il prof. De Rita è intervenuto nuovamente sul tema con un articolo apparso sul Corriere della Sera del 17 settembre 1996 nel quale ha ribadito le sue posizioni ed ha precisato che c'è stata “una strutturale evoluzione della giustizia italiana nell'ultimo quarto di secolo", caratterizzata dal progressivo abbandono della originaria ed ordinaria funzione di " regolazione fredda dei conflitti sociali " da parte della magistratura.

Il nuovo sistema, costituito dalla concentrazione sui reati associativi, uso forte dei pentiti, intreccio fra magistratura e forze di polizia, ha finito per "rendere ambigui i contorni della giustizia" perché "non si ha più l'ancoraggio al carattere individuale dei comportamenti, dei reati, delle garanzie, delle pene. Ciò ha causato la nascita di "un nuovo potere forte" e il venir meno dei "due cardini essenziali" di "ogni organizzazione efficiente, oltre che di ogni democrazia”: cioè la trasparenza della legittimazione e la trasparenza delle responsabilità (CR 497/0311B96).

REGNO

LA VENUTA DEL REGNO DI DIO, ovvero l'incarnazione temporale e relativa della teocrazia politica (da non confondere con la clericocrazia), ovvero il primato dello spirito e della libertà... La speranza di salvezza equivale ad una estensione dello SHALOM escatologico, inizio di una nuova era, l'uomo non si può dare la salvezza da se stesso a motivo di troppe forze e potenze ostili: interne, esterne e spirituali.

Ma Dio è Signore della storia e del cosmo, non solo dell'eternità, è il più vero progetto di amore e di salvezza che si possa concretare, quindi è normale il riconoscimento della sovranità di Dio nella storia.

Il terzo millennio è il nuovo eone nella trascendenza, esperienza di salvezza di cui si attende il compimento futuro.

Regno TEOLOGICO impostato sul 1° comandamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di me".

Il mondo da sé non vale nulla, e questo semplicemente perché è da Dio.

L'adempimento della speranza umana di salvezza non può attuarsi senza di Lui.

Ma occorre essere "Poveri", "i ricchi" cercano di strumentalizzare e monetizzare tutto, anche Dio.

Per questo l'esercizio di una pratica religiosa di per se non è indicativa di positività. I "Poveri" non donano, non legano il proprio cuore a nulla di impuro, non si compromettono a nessun surrogato.

Si aspettano nulla da niente e tutto da Dio, perché solo Dio è vero ed è Padre.

Questo non lo comprendono gli uomini orgogliosi ed "autosufficienti", la loro mente è ormai ottusa, i loro occhi sono pieni di fango, occorre cioè non costruire il fondamento della propria vita sulle prestazioni.

Se Dio è Padre solo chi ha l'animo semplice e libero dei bambini lo percepisce e lo deve percepire necessariamente perché Dio è vicino all'uomo e lo ama, questo Dio vivente, libero, liberatore ed amante. La sua liberazione, cioè il suo offrire la libertà è autentica, senza ambiguità, vera e per questo terribile, Dio spera che ottenendo la vera e piena libertà l'uomo la utilizzi per amare. Solo così l'uomo può ottenere il trionfo sulle potenze demoniache.

Il vero amore può realizzarsi solo nella vera libertà, l'amore è il senso dell'essere ed è più forte del male.

REINCARNAZIONE

La reincarnazione estrapolata dal luogo e dal contesto culturale e religioso, dove è sorta si trasforma in una aberrazione filosofica e teologica, contraria al monoteismo e in sintonia con il relativismo.

Realmente, nel suo contesto, la reincarnazione è sinonimo di terribile condanna, espiazione, punizione, ovvero quello che per noi rappresenta il purgatorio (in tutto uguale all’inferno eccetto la disperazione).

 Il vero credente, l'uomo puro spiritualmente non si reincarna più, perché viene come integrato nella divinità.

L'uomo impuro, egoista, cattivo si reincarnerebbe in una condizione peggiore della precedente, anche in una forma animale.

Questa originaria ed autentica impostazione negativa diviene in occidente positiva, ovvero la possibilità di rinascere, ma solo in forma umana. A questa teoria hanno dato una mano degli psicanalisti incauti, i quali attraverso l'ipnosi hanno osservato fenomeni di sdoppiamento della personalità, per certi aspetti simili al fenomeno che si presenta nell'esorcismo.

Questo lascia intravedere una matrice, lancia una luce sinistra sull'autore occulto della diffusione di tale credenza in occidente. Durante le sedute spiritiche questi spiriti ribelli -sempre diabolici anche se si presentano con discorsi di sublime amore- moltiplicano tutte le loro attenzioni ed usano tutta la loro sovrumana intelligenza per indurre a credere nella reincarnazione. Perché? Con la reincarnazione si distrugge il monoteismo, nessun reincarnazionista può più dirsi cristiano o musulmano, ecc..., senza illudersi, lo spirito malefico esercita così la sua influenza sul soggetto, nella sicurezza di non poter più essere cacciato.

Questo si trasforma nel trionfo dell'idolatria, ovvero nel trionfo di Satana: ottenere dagli uomini quel riconoscimento che solo è dovuto a Dio Creatore, infatti si elimina l’assoluto e si esalta il relativo sul piano spirituale.

RELATIVISMO

LA SUPERIDEOLOGIA DEL NULLA: Il relativismo è storicamente figlio del positivismo illuminista. E’ nipote del materialismo marxista.

Avendo ucciso e liquidato il padre ed il nonno, insieme a ogni ideale ed ideologia, attualmente riceve energia dal grande capitalismo. Attraverso il capitalismo selvaggio riesce oggi dove ieri fallì il marxismo: uccidere Dio o quello che rappresenta culturalmente a livello planetario. Al fine di animalizzare ogni uomo, spogliandolo della sua vocazione divina, della sua dignità. L’uomo devastato perde la capacità di ricongiungersi alla sua fonte di luce beata. Privandolo della vita dello spirito lo  priva della capacità di discernere il bene e il male, così lo priva anche della vita eterna, quella vita vera che è al di la delle categorie dello spazio e del tempo, luogo da cui veniamo e luogo in cui moralmente abbiamo il dovere di ritornare: il cuore di Dio.

Alcuni con le loro scelte di egoismo e di male non vi torneranno mai più, si perderanno per sempre. Questi anche se apparentemente si dichiarano credenti e frequentano assiduamente un culto religioso, in realtà vivono senza spiritualità, fruitori e consumatori del sacro, sono praticanti senza una fede viva, sono come tante lampade incapaci di dare luce, al massimo possono dare una loro luce umana o ancora peggio una luce esoterica, di chi come plagiario vuole camuffarsi da luce vera.

E’ l’eterna lotta tra il Bene e il male.

S. Paolo apostolo ai Filippesi (3,20 - 4,1) “Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a se tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!”.

La logica del relativismo è quella di dare valore culturale ad ogni forma di corruzione. Esso si ammanta di scientificità in questo modo: "Poiché non esiste una verità certa nel corso della vita, infatti l’uomo nel corso della vita cambia pareri, infatti la crescita portando l'individuo al cambiamento, porta anche al superamento delle preesistenti certezze. Ne consegue che nel corso della vita possono esserci diverse comprensioni e concezione della verità. Ora se non può esistere una verità certa per ognuno, a maggior ragione non può esistere una verità in comune fra tutti gli uomini".

Questo logico ragionamento dimostra la non esistenza di Dio, infatti se non esiste una verità universale ed assoluta non esiste Dio. La logica su esposta è corretta, ma sono le premesse ad essere sbagliate.

Perchè la Verità è pura ed è semplice, tanto semplice da essere oggettiva ed incontestabile. La Verità è semplicemente il non dire bugia, il non mentire, il non dichiarare il falso. Se in mano ho una matita, devo riconoscere che ho una matita e non devo affermare di avere una penna. La Verità è quindi semplice, oggettiva ed oggettivamente verificabile, materialmente verificabile.  

Allora, la verità è non dire la bugia, questa è una certezza oggettiva, stabile, assoluta ed universale, perché è condivisibile da tutti gli uomini che percorrono lo spazio e il tempo di tutta la storia umana.

E' anche una certezza spirituale e trascendente perché per la verità posso soffrire ed anche essere ucciso, la verità quindi può trascendermi e può farmi trascendere.

La verità è infinita nella sua concezione ideale, infatti la mia intelligenza che è limitata può concepire la verità come ideale astratto ed infinito.

La giustizia è invece il non fare ad alcuno il male che non si vorrebbe ricevere. Non devo danneggiare o mettere nessuno in quella difficoltà che per me ritengo ingiusta. Se voglio essere perdonato, anch'io devo perdonare, se non voglio essere derubato, anch'io non devo rubare e così di seguito possiamo continuare all'infinito.

Su questi semplici ed oggettivi valori naturali, noi possiamo costruire non solo delle oggettive regole morali, ma da queste possiamo elaborare un progetto culturale di umanesimo integrale, dedurre una nuova e globale civiltà per l'uomo del terzo millennio e per la sua identità. Ma la menzogna è stata inculcata da diversi timonieri di morte. Ora l’umanità come un gregge che si è smarrito, privo del suo buon pastore, l'umanità si disperde in tutte le direzioni. Come tante pecorelle disperse e raminghe senza meta, perse nei dirupi, aggredite e sbranate dai lupi vivono nell'angoscia e senza protezione, così è attualmente dell'umanità che ha perso un suo centro di verità e di stabilità, che ha perso il suo centro di gravità permanente.

Così l'amore e la spiritualità estromesse culturalmente, sono state relegate nella sfera della coscienza individuale, ma anche li devono vergognarsi di esistere, perché ormai portano il marchio di intimismo e di soggettivismo di ignoranza, di illogicità, di superstizione, ovvero di modello culturale perdente e superato non potendo vantare criteri di oggettività e di verificabilità. La spiritualità perdendo il suo valore oggettivo ed universale è diventata una scelta poco credibile, opinabile e relativa dal momento che ogni uomo può progettarsi una propria spiritualità. Non potendo esistere un fondamento oggettivo del credere, ovvero una sola spiritualità riconosciuta universalmente, questa viene respinta nel privato, subisce continui assalti o peggio l'ingiuria dell'indifferenza, non la si tratta nemmeno come un nemico che merita di essere odiato, fino alla definitiva capitolazione.

Fino alla distruzione della stessa concezione della vita che non può più dirsi globale ed universale, così non può esistere un progetto umano globale, ma l'uomo si ritrova irrimediabilmente frammentario, e non può comunicare con tutti gli altri in un comune sentire, all’uomo rimane dunque la sola prospettiva animalesca ed istintuale.

Al massimo la fede o la pratica religiosa rappresentano il dato fossile di chi non ha il coraggio o la maturità di guardare in faccia la realtà e ridicolo come un bambinone ancora da svezzare se ne va in giro con il ciuccetto in bocca.

Il Signore ha nascosto la sapienza eterna nella assoluta semplicità, i grandi di questo mondo, i superbi accecati dal loro orgoglio non sanno vederla. Gli umili sanno vederla, ad essi mi rivolgo e li invito ad una alleanza con me perché il mondo è stato creato da Dio per noi, ci appartiene ed abbiamo il dovere di riprenderlo in possesso. [La confusione che oggi domina dietro una vuota apparenza è solo una vuota parvenza di ipocrisia sociale.

Questa è come il luogo indefinito in cui si è ridotto a vivere il nostro io, è come una fragile maschera, maschera costruita di luoghi comuni e frutto di molte manipolazioni.

Siamo "manipolabili" perché siamo impotenti se non addirittura negativi spiritualmente. Viviamo per un impulso esterno alla nostra persona. E’ la logica del mondo, questo sistema mondiale d’iniquità che tutto spersonalizza, che tutto appiattisce... E’ il principe di questo mondo, il nemico acuto del formarsi stabile, il nemico della formazione stabile, dinamica e creativa della personalità libera ed inviolabile dominio dello spirito del bene. Tutto cospira contro il tentativo della presa di coscienza da parte del proprio io.

Questo sopruso, questa fondamentale violazione della nostra personalità avviene quotidianamente senza che ce ne accorgiamo attraverso i mass-media, la scuola, la  politica, la moda, ecc ... L'esito di tale livellamento è evidente, ormai la stessa parola "io" evoca un che di confuso e fluttuante, forse evoca solo un che di collettivo.

Dietro la paroletta “io”, non vibra più nulla che fortemente e chiaramente indichi che tipo di concezione e di sentimento un uomo abbia del valore del proprio io (rielaborato dal pensiero di don Luigi Giussani nel “Alla ricerca del volto umano”).] L'unica cosa che il mondo oggi offre ai giovani è la disperazione.

Sia sottoforma d'opulenza del consumismo, sia sottoforma di indigenza impotente e rabbiosa, due facce della terribile medaglia della disperazione.  Nella civiltà del consumo tutto è a portata di mano non c'è più niente da scoprire e da meritare, tutto è offerto gratuitamente, anche il sesso. Anche il sesso svincolato dall'amore è divenuto un oggetto di facile consumo che non parla e non riconduce più all'amore. L'amore? Ma l'amore non può esistere perché Dio non esiste. Il giovane, così ha tutto scoperto, ha tutto esaurito, la vita gli si presenta piatta, squallida, non ha più il sapore dell'avventura e non ha più fremiti ed emozioni. Il suicidio ontologico di diverse generazioni di giovani è rappresentato dalle stragi del Sabato sera, dalla droga, dai suicidi e da tutto quello che va sotto il nome di disagio giovanile. Tutto questo manifesta il trionfo del nulla e della morte non solo nella nostra società. Allo stesso modo nei paesi del cosiddetto sottosviluppo e della povertà, perché siamo noi dell'occidente industrializzato che l'abbiamo procurata loro. Dopo averli derubati e colonizzati adesso li vogliamo cancellare come popolo, distruggendo le loro radici culturali, imponendo i nostri modelli e la nostra cultura vogliamo anche usurpare il loro diritto alla vita. Allo stesso modo anche nei paesi della povertà imposta dalle multinazionali, la disperazione dei giovani è identica anche se per motivazioni opposte. Il giovane viene ricacciato nell'impotenza, vedendo per se la prospettiva di essere solo un numero, solo carne umana incapace si determinare il proprio destino. Il giovane intuisce che non gli viene concessa la possibilità di essere dignità di persona, perché ogni spazio vitale è stato lottizzato e lui ne resta fuori. Il giovane si sente calpestato, annientato, annichilito ed impotente come lo sterco, perché povertà somma di tutte le povertà, il giovane è cresciuto nel vuoto di Dio. Di qui l'odio, la rabbia, che come acido corrode l'anima e lo spinge alla guerra, alla rapina, alla violenza cieca e gratuita, guerra fra poveri o all'auto distruzione. Ho visto dei topolini catturati dalla colla topicida che dibattendosi, nell'impotenza della loro disperazione si mordevano fra di loro. I ricchi sempre più ricchi sono sempre al di la del mare,  sempre al sicuro sulle loro navi da guerra, mentre in patria trionfano i peggiori, perché nell’anarchia trionfano i peggiori, così tutto gira intorno alla corruzione, alla smoderatezza, al razzismo. Abbiamo delle meravigliose indagini sociologiche, ma nessuno sa prospettare una soluzione globale ai tanti problemi che ci costringono, la nostra società scivola nel baratro e nessuno riesce a recuperarla.

Cosa fare? Nessuno lo sa! Come uscirne? Non si ode una risposta!

Occorrono uomini puri ed intolleranti verso il male, adoratori sinceri della verità, costoro insieme potranno realizzare:  gli ideali assoluti, universale, trascendente, veramente giusta ed umanizzante: il nuovo volto dell’umanità'.

 

RELATIVISMO E RELIGIONE

(MILIZIA MARIANA,UNA RELIGIONE VALE L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.18 SETT. 1994, N.7)

IL RELATIVISMO. Si definisce relativismo ogni concezione della realtà per la quale non sono ammessi né principi assoluti né verità ultime in qualsiasi campo del conoscere, del valutare e dell'agire. Per il sofista Protagora (V secolo a.C.), al quale viene fatto risalire il concetto di relativismo nel pensiero filosofico occidentale, ogni uomo è misura della verità, nel senso che per lui è vero solo ciò che tale gli appare, e non esiste, di conseguenza, una verità valida universalmente. Dal punto di vista filosofico esistono diversi tipi di relativismo. Tra questi, il relativismo etico o morale, dovuto all'incertezza di determinare i concetti di bene e male, di giusto e ingiusto in ordine alla condotta umana; ciò può essere dovuto a condizionamenti storici e sociali o a una carenza interiore della persona. A questo riguardo, è opportuno ricordare quanto ha affermato il Santo Padre nell'enciclica Veritatis Splendor: «Dopo la caduta, in molti paesi, delle ideologie che legavano la politica a una concezione totalitaria del mondo -e prima fra esse il marxismo- si profila oggi un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della persona umana ... è il rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità» (n. 101). Se osserviamo la condotta umana da un punto di vista antropologico, una forma di relativismo che subito incontriamo come preminente è il relativismo culturale. Il concetto scientifico di cultura riguarda quel complesso di rappresentazioni e di valori della realtà che una generazione trasmette all'altra.

Il relativismo culturale può essere inteso come il misconoscimento di una gerarchia di valori espressione delle varie culture e l'appiattimento delle peculiarità delle stesse in un'unica dimensione in cui, in ultima analisi, si dissolverebbero tutte le differenze culturali qualitative. La persona umana, che ha sempre origine in una cultura particolare e tuttavia non si esaurisce in essa e non deve esserne prigioniera (cfr. Veritatis spiendor, 53), trova alle radici di questa cultura l'elemento religioso che viene innanzi tutto trasmesso e appreso come fatto fondante della stessa persona, cioè coinvolgente i fattori morali, civile e soprattutto spirituale.

Il relativismo religioso, infine, può essere concepito come la semplice possibilità che la religione si stemperi nell'incertezza valutativa (una religione vale l'altra); ciò pone l'individuo nella drammatica condizione di non avere certezze circa le sue origini, il perché della sua esistenza e il suo destino.

Da qui può anche nascere una situazione religiosa confusa e caotica, cosa che in qualche modo l'attuale società va configurando. Assistiamo infatti a una fermentazione e frammentazione di gruppi di diversa ispirazione e matrice, che alimentano ulteriormente quella mentalità relativistica da cui molti di essi hanno tratto origine.

 RELATIVISMO E MASSONERIA

(MILIZIA MARIANA,UNA RELIGIONE VALE L'ALTRA?, DI GIUSEPPE FERRARI, P.19 SETT. 1994, N.7)

ASSISTIAMO CON SGOMENTO, E TALORA IMPREPARATI, AD UNA FERMENTAZIONE E FRAMMENTAZIONE DI GRUPPI RELIGIOSI DI DIVERSA ISPIRAZIONE E MATRICE, CHE SOSTENGONO UNA VISIONE RELATIVISTICA DELLA RELIGIONE. LA CONOSCENZA DELLE LORO TEORIE è UNA PREMESSA INDISPENSABILE PER I NECESSARI INTERVENTI SUL PIANO PASTORALE. Già un documento del 12 maggio 1980 della Conferenza Episcopale dell'allora Germania Federale, frutto del primo dialogo ufficiale tra cattolici e massoni (nello specifico tra Conferenza Episcopale Tedesca e Grandi Logge unite di Germania), mise in evidenza l'aspetto relativistico del concetto di verità, di religione e di tolleranza della massoneria.

Nel documento si può leggere: «La relatività di ogni verità rappresenta la base della massoneria» (IV, 2). «La concezione della religione dei massoni è relativistica; tutte le religioni sono tentativi concorrenti di esprimere la verità divina, che in ultima analisi è irraggiungibile. A questa verità divina, infatti, è adeguato solo il linguaggio dei simboli massonici, linguaggio dai molti significati, lasciato alla capacità di interpretazione del singolo massone.

Non per nulla la disputa su argomenti religiosi all'interno della loggia è strettamente vietata ai suoi appartenenti» (IV, 3). Per avere una ulteriore conferma della convinzione che una religione valga l'altra, riscontrabile perlomeno in una determinata massoneria, è sufficiente citare alcuni passi del rituale del diciottesimo grado (Principe di Rosa Croce) della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato per la Giurisdizione Italiana.

Tali passi sono tratti dai discorsi del «Saggissimo», che è colui che presiede i lavori nel tempio, per questo grado, durante la cerimonia di iniziazione: «Per l'israelita come per il cristiano, per il maomettano come per il buddhista e il bramano, Gesù di Nazareth è tra i più grandi Precursori, libero ciascuno di noi di divinizzarlo o di amarne soltanto le dottrine, le quali rinnovarono il mondo. Perché Cristo è la figura più luminosa fra quelle dei grandi Precursori? Perché egli solo fu sacrificato dai potenti e dai fanatici; egli solo fu martire in nome dell'umanità. (...) Liberi gli uni di Credere alla risurrezione del corpo di Cristo; liberi gli altri di non credervi. Per noi Rosa Croce, la tomba dischiusa è il simbolo della risurrezione del Pensiero. La scienza e la libertà debbono egualmente risvegliare il nostro ardore; esse fanno godere la sola felicità lasciata all'uomo fra le angosce della sua ignoranza circa i suoi destini».

Sempre durante l'iniziazione, a un certo punto si odono voci che pronunziano frasi inerenti a diverse o opposte credenze, tra cui: «Credo nell'esistenza di Dio - Io credo in Brahma da cui sorse la Trimurti - Io credo che le anime passino in una serie di corpi - Il fuoco è Dio - Baal è Dio - Facciamo statue di legno e adoriamole - Dio solo compie miracoli - Santi e madonne fanno miracoli - Il Re è Dio, noi siamo suoi schiavi - La Bibbia è infallibile - Maometto è infallibile - Il Papa è infallibile».

A queste voci risponde il «Primo Custode»: «Fratelli, voi avete incontrato la fiaccola dalla fede e avete inteso proclamare le credenze degli uomini. Se ve ne è una che la vostra coscienza accetta, seguitela; siete liberi. Se non ve ne è, attendete che una nuova Fede vi ispiri». [è evidente come si ridicolizzi ogni religione e come si introduca l'adepto ad un esoterismo massonico]

RELIGIONE

LA RELIGIONE NON CONTA LO DICE IL PARLAMENTO

Il punto 2.7 dell’Intesa tra autorità scolastica e CEI dice che nel caso che il voto del l’insegnante di religione sia determinante deve soltanto, a differenza di quanto fanno gli altri docenti, diventare un giudizio motivato iscritto a verbale. Questo non è garbato a laici, progressisti, lega e governo. Il professore di religione in questo caso, infatti, sarebbe venuto a valere non di meno, ma addirittura di più degli altri docenti. E’ infatti professionalmente qualificante non soltanto esprimere un voto, ma motivarlo a verbale. Per questo, invece di chiedere alla CEI  e all’autorità italiana dei chiarimenti come sarebbe stato giusto, Lega e progressisti (che all’epoca governavano pur avendo perso le elezioni) nella seduta della camera del 20 settembre ‘95, hanno pensato bene di sciogliere unilateralmente l’ambiguità del testo e di confermare di propria iniziativa la minorità del docente di religione impedendogli di poter votare nel consiglio di classe di cui è membro effettivo. Così sono stati calpestati, tutti i genitori e gli alunni che si avvalgono con un atto democratico e spontaneo di questo insegnamento facoltativo, ed è stato umiliato un docente surclassandolo a ruolo di serie b, nei confronti di docenti di seria a. Calpestando la Costituzione che vuole tutti i cittadini in condizione di pari dignità. Chiediamo che a parità di doveri corrispondano parità di diritti.

RELIGIOSO

La dimensione religiosa è inviolabile anche nell’ateo onesto.

La religiosità è il confine di demarcazione tra l’onesto e il criminale egoista. La religiosità non si deve confondere con l’ipocrita pratica religiosa perché rappresenta l’onesta attitudine a relativizzare la propria vita, a non fare di essa una idolatria.

Anche l’ateo, allora, si subordina ai valori assoluti universali e trascendenti, primi fra tutti quelli di giustizia e di verità che non infrequentemente possono richiedere anche il supremo dono della vita.

RETTITUDINE

Il mondo ha tutto, ma scarseggia nella rettitudine. Materialismo, erotismo, edonismo, insomma il trionfo dell’egoismo.

Siamo presi da tante cose ma dimentichiamo la cosa più importante: la rettitudine. Su che cosa fondiamo le famiglie, i nostri rapporti economici e politici, in quale clima facciamo crescere i nostri figli? Le vocazioni consacrate vivono nell’orgoglio dei titoli accademici o nella rettitudine? Sono le persone rette a fare carriera nella nostra società? La rettitudine può soffrire momentanea ingiuria o violenza, ma è invincibile. La Verità è come l’olio, che anche nell’acqua sconvolta è destinato a venire sempre a galla.

L’uomo retto vincerà sulla terra dinanzi agli uomini, vincerà nel cielo al cospetto di Dio e vincerà sull’inferno. La vera rettitudine è incorruttibile, segna un confine inequivocabile tra i figli della luce e quelli delle tenebre.  Si è veramente “grandi”, solo quando si è retti al cospetto di Dio che scruta i pensieri più nascosti del cuore.

RIABILITAZIONE

Quando l’amministratore o il dirigente metafisico viene sorpreso in situazione indegne della sua dignità deve essere immediatamente retrocesso, tuttavia dopo un periodo di purificazione deve essere riabilitato.

Se recidiva nel suo comportamento incoerente non sarà mai più riabilitato.

RICCHI PER SEMBRARE

Cosa sollecita l’attenzione dei giovani e dei ragazzi? Cosa desiderano? La ricchezza e l’apparire altro non v’è! Questo è il risultato preoccupante di tante indagini ed inchieste giovanili. E’ il consumismo, la logica spietata del grande capitale ad inserire falsi bisogni attraverso la martellante pubblicità, ad instillare il gusto dell’effimero.

Da qui la frustrazione, la vergogna per non essere in grado di aderire a quel falso concetto di benessere che ci viene propugnato. Per questo spesso i consumatori dell’effimero sono i più poveri, sono quei genitori che incapaci di offrire ai figli ricchezze interiori, rubano o si indebitano pur di non far mancare ai figli questa cultura dell’effimero. Certo effimero per noi, ma non effimero per loro. Per loro scopo di vita, così questi non devono meravigliarsi se i figli prendono la strada della droga o le tantissime strade della dispersione nell’effimero.

Per chi è ricco dentro è facile donare un sorriso! Quando poco l’uomo contemporaneo sa essere sereno, come è difficile per lui il sorriso.

Quando usciremo da questa malattia collettiva e diventeremo più semplici e sobri? Quando comprenderemo che il nostro superfluo è la necessità di altri uomini nostri fratelli sul pianeta?

I giovani hanno bisogno di ideali, non di idoli. Più in alto si cercano questi ideali più intensa, felice e avvincente sarà la vita.

La realtà purtroppo è ben diversa, alle ricchezze materiali, alla cultura del superfluo, fa da contrappeso la povertà dell’interiore e dell’essenziale, come il dialogo. Decade la figura dell’anziano, declassato dal ruolo di saggio al ruolo di imbecille. Si perdono così i valori della sapienza, dell’esperienza e della prudenza.

I giovani sono sempre più attirati da forti sensazioni come le immagini di pornografia o di terrore, attirati dal pericolo, dall’ebbrezza della velocità, dalla folle corsa in auto nella notte, al ritorno dalla discoteca.

RICETTAZIONE

L’esperienza mi ha insegnato come la vigile coerenza protegga dalla cattiva sorte.

Tutti coloro in qualsiasi modo ed in qualsiasi forma acquistano della merce che si comprende essere rubata o eufemisticamente sottratta, perdono la protezione di Dio e per questo devono predisporsi a ricevere e subire la visita dei ladri o della cattiva sorte. L’esperienza mi ha insegnato come la vigile coerenza protegga dalla cattiva sorte.

RICETTE

Tutti oggi cercano ricette, soluzioni pratiche, strutture organizzative, ecc... Ma non ci si rende conto che si ha di fronte un moribondo a cui resta poco da vivere. Tutti parlano di: programmi, metodologie, tecniche. Su questi argomenti si scrivono libri, si fanno dibattiti, si fanno conferenze.

Devo ammettere che c’è gente preparatissima, che sfoggia a ragione la sua competenza e la sua cultura.

Tutti questi non hanno la semplicità per accorgersi che ci troviamo in una società in decomposizione che manca dell’elemento vitale: i valori.

RICCHI E POVERI

Con le guerre i ricchi uccidono i poveri e con le rivoluzioni i poveri uccidono i ricchi.  Queste carneficine, non si dovranno più compiere perchè lo Stato sarà garante del fatto che: nessuno possa divenire sfrontatamente ricco e che nessuno possa divenire sfrondatamene povero.

 

RICICLAGGIO

E’ la più grande risorsa di un futuro possibile e compatibile.

Sotto ogni casa vi devono essere delle pattumiere selettive ed individuali.

Multe o obbligo di prestazioni d’opera, per chi non raccoglie con scrupolo e opportunamente seleziona la propria pattumiera.

RICONCILIAZIONE

TEOLOGIA DELLA RICONCILIAZIONE Nel teocentrismo è Dio che prende l'iniziativa verso i soggetti all'ira, di questa iniziativa ognuno deve appropriarsene.

Nella riconciliazione e giustificazione operiamo un cambiamento delle nostre relazioni con Dio. Nella dolce consapevolezza della solidarietà di Dio con l'uomo caduto. L'azione di Dio ha il carattere esclusivo del rapporto di amore che Egli ha con ognuno di noi.

Ma come l'uomo è caduto per sua volontà, così per sua volontà deve accogliere la chiamata di salvezza e verificarla nella famiglia di Dio che è la chiesa. L'efficacia dell'azione dipende così dalla chiesa come soggetto, come sposa di Dio. I sacramenti sono dunque cooperazione all'azione di Dio. L'assoluzione non è solo segno, ma segno efficace, dove il peccato è scomunica: autosottrazione alla comunione. Ricordiamo le promesse di Dio, le promesse di vittoria sul male e sulla morte. Dio è verace, mantiene la promessa di vita.

La promessa della risurrezione.

AZIONE SACRAMENTALE o Preghiera dell'unzione: una piccola comunità di Preghiera rivolta direttamente al malato e direttamente a Dio invoca sul malato gli effetti della grazia per la guarigione, per il perdono dei peccati, per l'integralità dell'uomo e della sua salvezza. L'Unzione coinvolge i cinque sensi che sono stati strumento di peccato.

Così la comunità dimostra il proprio amore verso un componente della sua famiglia con un AIUTO DI SOLIDARIETÀ, affettivo, spirituale e materiale.

L'effetto è che attraverso la fede e l'amore molti ammalati guariscono fisicamente, ma quasi tutti guariscono spiritualmente.

RIFORMATI FRANCESCANI

E' opportuno che ogni ordine religioso abbia una sezione di riformati in cui sia possibile entrare dopo un periodo di noviziato suppletivo (per coloro che l’hanno già vissuto nel cammino ordinario) e dove sia possibile uscirne nuovamente. Una fucina spirituale e integralista in riferimento ai principi dei fondatori. (Il testo è preso dalla biografia di S. Lorenzo da Brindisi, dottore della Chiesa, GENS SANCTA, ed. Paoline, pp.32-37) Specialmente agl'inizi della loro Riforma, era sembrata anche al Papa superiore alle forze umane. Era una vita, come si diceva, quasi disperata. Quando, dopo lotte lunghe e drammatiche, i primi cappuccini riuscirono a costituirsi in ordine praticamente autonomo dagli altri rami francescani, essi s'imposero delle Costituzioni (Albacina, 1529) che neppure il cinico Diogene sarebbe riuscito a praticare. Niente - assolutamente niente – possedere (neppure le suole dei propri sandali).

Vivere in romitori tagliati violentemente dal mondo, confinati dentro celle simili più a tane che ad abitazioni d'uomo. Sedere ad una mensa magrissima con digiuni a catena quasi tutto l'anno. Parlare pochissimo e lavorare moltissimo, per lo più di mano.

Vegliare, flagellarsi e pregare notte e giorno in lunghe estenuate ore di travaglio ascetico. Incedere a pie nudi e testa rasa, anche d'inverno e con la neve.

Predicare al popolo insidiato dall'eresia e scandalizzato dal lusso delle corti.

Assistere i malati più gravi e contagiosi, come gli appestati; e non solo spiritualmente, ma anche nelle più umili e nauseabondi bisogni. Questo è il Cappuccino.

Chi non si sentiva da tanto, veniva inesorabilmente respinto; chi vi entrava, sapeva di doverci rimettere, a volte, la salute e la vita. E lo confermano le cifre dei morti per penitenze o nel servizio degli appestati, tanto numerosi nel Cinquecento. Una vita da cani, insomma, o da santi con l’aureola.

Dopo cinquant'anni dalla fondazione - tempo in cui Don Giulio Cesare picchiò al convento di Santa Maria degli Angeli - il rigore eccessivo delle Costituzioni di Albacina era andato a  mano q mano attenuandosi; ma pure, nella sostanza il tono dato nei primi anni alla spiritualità dell'Ordine, perdurava ancora, conciliandosi con  le necessità organizzative dell'apostolato e dell'accresciuto numero dei suoi membri. Manzoni non esagera quando nel P. Cristoforo presenta il ritratto del cappuccino: uomo di preghiera e di azione, di penitenza e di lotta, soccorritore dei deboli e protettore degli umili contro le ribalderie dei signorotti prepotenti. D'una tal razza d'uomini chiedeva di far parte Don Giulio Cesare.

Nel luglio del 1574 egli aveva compiti i 15 anni e toccati i limiti giusti per l'ammissione al noviziato canonico… I postulanti non si tennero per la gioia. Salutati chi di dovere, e approntati i loro poveri fagotti, partirono in tutta fretta  per il noviziato cappuccino di Verona. Lungo il viaggio, anticipavano col desiderio l'entrata nella città degli Scaligeri; e quando ne intravidero le mura la gioia del cuore traboccò per la voce.

Con le lacrime agli occhi cantarono a Dio un Te Deum di ringraziamento. La spiritualità cappuccina è come il frutto del fico d'India: è spinosa di fuori, ma dolce e polposa di dentro. Fatta di austerità e dolcezza. Su questo binario corre l'opera educativa cui il Maestro dei novizi attende con estremo impegno.

Sarà per i giovani rampolli dell'Ordine il padre dalla mano ferma e sicura, ma ad un tempo e forse più la madre dal cuore soave, che conosce quanto la forza dell'amore particolarmente nell’età in  cui la vita chiede più amore che mai. La giornata del noviziato, vista di fuori, è uniforme e grigia come un'autostrada deserta. Dal mattutino notturno alle ultime preci della sera, essa è tutto un interminabile rosario di preghiere, di penitenze, di lavoro, d’umiliazione, croci e contraddizioni a buon mercato. Uno sguardo innocente è punito con la classica benda; una parola fuori posto o tempo, con lunghe giornate di silenzio; un mancato intervento all'orazione della notte, col terribile supplizio del «pane ed acqua» preso a mensa in ginocchio.

E per ogni distrazione o trascorso - volontari o meno le « discipline » fioccano e le cantate del P. Maestro non si fanno attendere.

Al reo - vero o falso - è concessa l’unica difesa del doveroso ringraziamento con l'inalterabile giaculatoria: « Sia per amor di Dio la sua santa carità! ». Proprio come s'insegna nel Vangelo: « A chi ti schiaffeggia sull'una, porgi sorridendo anche l'altra guancia ».

Eppure, a dispetto di tutto questo Calvario, l'anno di noviziato è quello che più si rimpiange nella vita religiosa. Come un tesoro non sufficientemente apprezzato quando si possedeva. Giacché, se l'uomo vecchio è in quell'anno martoriato, l'uomo nuovo impara le poche verità veramente essenziali alla vita, e vi gusta le dolcezze della pace profonda del cuore. Un noviziato perfetto, anche nella sembianza esteriore - smagrita ma perfusa di luce spirituale - è un angelo di passaggio sulla terra bruciata dal peccato.

Il Beato Crispino da Viterbo, fu attratto all'Ordine Cappuccino da tali angeli, nel loro andare umile e assente per le vie della sua città natale.

RISCHIO EDUCATIVO

" E' grande il destino a cui siamo chiamati, tanto grande da poter battere l'ultima barriera della morte!"

L'educazione non è possibile, nessuno oggi parla di educazione.  Si parla invece di educazione oggettivata: educazione alla salute, stradale, ecc...Ma c'è qualcuno che ci dice perchè bisogna tenerci alla salute?

Perchè bisogna vivere? Ora non basta più l'esperienza dei propri genitori perché ci rivolgiamo ad una serie di specialisti; questi vogliono dimostrare che la cosa più importante è la sessualità, ma essa è solo un particolare nella nostra vita. Questi specialisti ci educano a qualcosa, ma non c'è nessuno che ci educhi soltanto. Questo è proprio il compito dei genitori che hanno l'impegno di rendere concreta la nostra realizzazione, la nostra felicità. FELICITA', questa parola per molti è astratta, inesistente, per questi infelici importanti sono i problemi. Ma chi vive in funzione dei problemi vive in negativo, mentre un padre pensa in positivo alla realizzazione ed alla felicità dei figli. Un padre si chiede spesso: "che ne sarà di lui?" Egli sa che suo figlio non gli appartiene, ma appartiene al mistero della vita, così quando abbraccia il figlio, abbraccia anche il suo destino qualsiasi esso sia. Chi mette al mondo un figlio non può essere fatalista, non può credere al destino! Chi mette al mondo un figlio ha la coscienza che questo figlio è chiamato alla felicità, per questo è impossibile he un padre rinunci ad educare un figlio. Tutto questo impegno educativo serve a rendere il figlio una persona realizzata.

E' vero che un uomo può essere educato in mille modi diversi, è vero che non è possibile non essere omologati in una tradizione, infatti tutti veniamo assimilati al nostro ambiente.  Ma cosa permette che questa omologazione non diventi un plagio?  La coscienza!

E' nella coscienza che si affaccia la realtà totale, il mistero. E' inutile ripetere infinitamente ad un ragazzo:"studia, studia di più!" quando lui non sa ancora, non conosce ancora, un motivo entusiasmante per cui vivere, per cui valga la pena affrontare la sofferenza ed il  sacrificio. Ma chi si mette alla ricerca di un motivo che renda entusiasmante il vivere si mette alla ricerca di un evento.

Avvenimenti cercati, attesi, desiderati affinchè possa realizzarsi il miracolo di un evento trasformante e dilatante i confini interiori. L'avvenimento non è altro che l'incontro con la realtà, una realtà faticosa, opprimente, laboriosa, vissuta nell'attesa di un evento che possa dilatare gli orizzonti del mio mondo intellettivo ed interiore.

L'evento s'invera, si compie quando riusciamo ad aderire all'Essere.

Oggi per libertà si intende liberticidio, cioè il fare tutte le esperienze possibili.

Ma solo le esperienze che si trasformano in Sapienza sono utili ed istruttive, altrimenti risultano ottenebranti e riduttive di umanità. Nulla è più sbagliato che darsi a priori a fare esperienze, perché questo porta a recitare la propria vita non a viverla. La nostra vita si trasforma in una commedia in una farsa devastante di tutto il mondo interiore.

Infatti l'esperienza la dona la vita e solo quando essa ti trova onesto, limpido, genuino e totale ti arricchisce. L'esperienza non è data dallo sbaglio, ma dal capire meglio l'ideale. Ci chiediamo, allora, chi può educare?

Chi ha coscienza del mistero! Solo chi ha coscienza dell'infinito può abbracciare la realtà totale, tutto per introdurti alla realtà che è più grande di me e di te. Ecco chi è l'adulto. L'adulto è chi ha coscienza sperimentata del mistero.  Chi traspone il metodo scientifico alle realtà interiori e spirituali: la teologia. La teologia è sistema globale di riferimento e di giudizio della realtà saturandola e rendendola pregna di significato. No alla deflagrazione, alla dispersione, al relativismo. No, a spazzi di mistero che indicano il misterioso occulto, il tenebroso potere del male. Si al cammino nel mistero positivo e cosciente verso la totalità e nel raggiungimento della globalità interiore. Torniamo alla fonte che sola ci spiega e non ci rende assurdi! Il mistero si svela a noi progressivamente, mentre noi progressivamente ci troviamo nell'amore trasfigurati fino a distruggere l'ultima barriera della morte.

RIVOLUZIONE

La giustizia, la liberazione e la stessa democrazia, sono spesso concepite in termini di  rivoluzione. Da quasi due secoli la parola è o mitizzata o riprovata. L'impresa rivoluzionaria è legittima quando mira effettivamente alla giustizia, alla promozione collettiva, alla socializzazione della libertà. Attenti a non confondere i due piani, quello religioso e quello politico. Il Regno di Dio è per natura dell'ordine della fede. La Chiesa è per natura una comunità di salvezza. Se i credenti devono impegnarsi in politica, devono guardarsi accuratamente da quelle pseudo giustificazioni sacralizzanti da cui Gesù Cristo ha voluto liberare l'umanità. Il primarismo e il dogmatismo costituiscono un pericolo micidiale per le imprese rivoluzionarie.

RIVOLUZIONE EVANGELICA

La città antica era una città sacrale: caratterizzata cioè da un'intensa compenetrazione del politico e del religioso, e dal predominio ideologico del secondo in rapporto al primo. La comunità politica era nello stesso tempo la comunità dei credenti.

Il capo politico era anche il supremo capo religioso. Gesù Cristo ha operato una dissociazione tra i due elementi: non solo nel logion di: "dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare", ma soprattutto, aTtraverso il suo ministero pubblico, raffigurato simbolicamente nell'episodio delle tentazioni del deserto, di cui nessuno ha colto la profondità come Dostoievski nella leggenda del grande Inquisitore dei fratelli Karamazov.  Ormai si devono distinguere due comunità autonome l'una nei confronti dell'altra, anche se gli stessi uomini appartengono a tutte e due. La distinzione è rivoluzionaria e liberatrice al punto che sarebbe la peggiore aberrazione rimetterla in questione.

Soltanto questa distinzione colloca da un lato la politica nella sua vera essenza, che è la responsabilità globale - non totalitaria - della conduzione della città umana, e dall'altro lato assicura l'indispensabile libertà del processo di fede.

RIVOLUZIONE SESSUALE

CR 492105 RIVOLUZIONE SESSUALE: favorisce la crescita della sterilità maschile. Negli Stati Uniti sta facendo rumore uno studio pubblicato dalla case editrice flutton e intitolato Our stolen future,  "il nostro futuro rubato". Ne sono autori tre esponenti dell'ambientalismo americano: Dianne Dumanowski, John P. Myers e Theo Colborn; la prefazione è stesa dal vicepresidente americano Al Gore. Al di là della discutibile tesi principale del libro, che attribuisce all'inquinamento chimico una pesante responsabilità del dilagare delle malattie sessuali e del fenomeno della crescente sterilità maschile, l'aspetto interessante del libro sta in quest'ammissione: il moderno stile di vita, con il suo stress, le abitudini sessuali disordinate e l'uso dell'automobile e di vestiti aderenti, contribuisce pesantemente alla crescente sterilità maschile e femminile, svolgendo una funzione paragonabile a quella di un anticoncezionale suppletivo.

Negli ultimi 50 anni, ad esempio, la concentrazione di spermatozoi presenti nel seme maschile si è dimezzata, passando da 100 milioni per mq a 50 milioni; parallelamente, i tumori agli organi genitali sono triplicati. Questi fattori riducono pesantemente la facoltà generatrice maschile, con le conseguenti richieste di adozione o di fecondazione artificiale da parte delle coppie rimaste sterili. Commentando queste analisi sulle colonne dell'Espresso (23 maggio 1996, p. 24), il prof. Paolo Marandola, andrologo dell'Università di Pavia, ha però tenuto a far notare che queste malattie “sono molto aumentate, negli ultimi vent'anni, parallelamente all’aumento dei rapporti dei giovanissimi con partner occasionali". (CR 492105/0F96)

ROCK

La storia del Rock. La storia del Rock rappresenta la storia di una autentica rivoluzione. (To rosk and roll=pietre-rotolanti). Con la distorsione degli assoli (basso e chitarra) nasce il blues e il jazz. Poi il rosk nasce come movimento di protesta contro l’ipocrisia del sistema. Purtroppo negli anni ‘60 nasce il rock occultistico dei black metal. In seguito avremo l’hard rock e l’havy metal. Il pank è nato come movimento di protesta nei confronti dei Beatles e di altri complessi molto famosi perché era difficilissimo superarli in bravura.

Il pank è un’ideologia politica che va contro lo Stato. Negli anni ‘80 il rock diventa sempre più duro, nasce così il trash metal. Nel ‘90 compare il dheat (morte), che è una musica molto violenta con distorsione della voce, una piccola minoranza di questa corrente musicale fa satanismo come i Deicide e i dheat, costoro hanno testi blasfemi. I power metal utilizzano amplificatori potentissimi. Il rock è stato sempre visto come strumento di ribellione e di rivolta contro l’ordine costituito. Oggi in discoteca si offre una musica molto commerciale e quindi scadente chiamata underground.