La Sila
Proprio
al valico del Monte Scuro, si manifesta, improvvisamente su un vasto orizzonte,
come da una balconata aerea, la Sila Grande; che appare come un verde altopiano
di pascoli e prati, ravvivato nel mezzo dalla conca azzurra del Lago di Cecìta,
coronato intorno da variopinte montagne selvose. E’ un paesaggio solenne,
maestoso, che cela qualcosa di misterioso e possente da sempre insito nella sua
storia e che invita a sostare in contemplazione.
I
declivi rupestri della Sila sono rivestiti di oliveti, di arbusti lucenti, di
frutici odorosi, mentre cespugli di oleandro si inoltrano a popolare le
solitarie fiumare ed alti mazzi di dorate ginestre, di rosse valeriane, e di
altre piante fiorite ed intensamente profumate, si affollano come da nessuna
altra parte su queste montagne. Sulle rupi, inoltre, si erge solitaria la
ginestra, il clima mediterraneo favorisce l’espandersi di queste fragranze, fra
le quali, merita un cenno a parte il bergamotto, che per il suo caratteristico
profumo, costituisce una delle principali componenti delle acque di colonia.
Ai castagneti, che si sospingono fino ai 1200 mt. d’altezza, subentrano ben
presto e con tutt’altre caratteristiche naturali e paesaggistiche, le foreste di
pini e di faggi; mentre nel fondo delle valli, non ancora occupate dai laghi,
pascolano bovini e cavalli. Sorprendente, in questo scenario, è la presenza
della ginestra anglica, che, come è facilmente intuibile dal nome, cresce
solitamente nell’Europa nord-occidentale.
Ancora più ricca di vetuste e grandiose foreste appare la Sila Piccola, popolata
da alberi secolari che fanno pensare alle selve preistoriche.
Come
in precedenza citato, due tipi fondamentali di foresta prevalgono sull’Altopiano
silano: la pineta e la faggeta; di gran lunga più caratteristica ed estesa la
prima (fino a costituire i ¾ della superficie selvosa), meno notevole per
sviluppo la seconda. La pineta della Sila è costituita da un albero maestoso: il
pino laricio, che si presenta a volte altissimo e sottile, altre volte possente
e densamente frondoso. I tronchi del pino della Sila, alti fino a 35-40 metri e
non di rado di un metro e mezzo di diametro, hanno trovato sempre numerose
utilizzazioni; dal legno del pino calabro si traeva, specialmente in passato,
incidendo (stellando) i tronchi, una pece di particolare pregio, la cui fama era
giunta anche in Grecia dove veniva utilizzata per usi tecnici e medicamentosi.
Più in alto della pineta si estende la faggeta, si tratta di boschi più o meno
densi, all’interno dei quali al faggio si unisce sovente l’abete bianco, talora
in colossali esemplari. Il sottobosco è spesso occupato da una lussureggiante
vegetazione di felci, le cui grandi ali verdi diffondono una gaia lucentezza; e
qua e là emergono altre pianticelle: sono anemoni, veroniche, pratelline, ecc.
Numerosi,
sono anche i bacini artificiali che troviamo quasi tutti in Sila, i più
importanti sono: il Cecita, l’Arvo, l’Ampollino ed il Passante, sfruttati a
scopo idroelettrico. Bellissimo è anche il Lago Ariamacina; questi laghi
accentuano l’impressione di trovarsi in angolo alpino con le loro stradine che
offrono al visitatore scorci paesaggistici stupendi per le loro acque in un
azzurro intenso, incorniciate dai faggi.
Le grandi opere di
disboscamento e la crescente urbanizzazione del territorio, pur modificando gli
scenari ambientali, non hanno privato i vari monti calabresi del loro interesse
faunistico: sulle montagne silane vive l’innocuo e mite Cervone il più grosso
serpente italiano, lungo oltre 2 mt.; nelle zone umide troviamo il Tritone
alpino, anfibio presente in Italia solo sulle Alpi e raramente sugli Appennini;
nei laghi silani, lungo i fiumi e i torrenti vi sono una varietà di pesci di
acqua dolce come: l’Anguilla, la Trota e i Coregoni; sempre in Sila possiamo
ammirare, tra gli altri, il Nibbio reale, rapace diurno dalla lunga coda; il
falco pellegrino, predatore d’alta velocità ed il Lupo, simbolo della natura
calabrese, che sopravvive, purtroppo, con pochi esemplari.
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