La cura dell'ipertrofia prostatica

Scopo della terapia dell'ipertrofia prostatica è quello di far urinare meglio il paziente. Una minzione valida è espressione di un buon funzionamento dell'apparato urinario. Ridurre o risolvere l'ostruzione provocata dall'ipertrofia prostatica vuol dire 1) migliorare la qualità di vita del paziente eliminando i fastidiosi disturbi tipici dell'ipertrofia prostatica 2) fare in modo che la vescica ed i reni non soffrano permettendogli di produrre ed eliminare le urine in modo adeguato.

La terapia  per l'ipertrofia prostatica si basa essenzialmente sui farmaci e sull'intervento  chirurgico.

La cura dell'ipertrofia prostatica: la terapia medica

In base alla situazione riscontrata dall'Urologo potrà essere prescritta una terapia con dei farmaci. I farmaci per l'ipertrofia prostatica sono di due tipi : quelli che agiscono cercando di ridurre il volume della prostata e quelli che svolgono un'azione sulla muscolatura del collo vescicale aumentandone l'apertura e determinando così un miglioramento del getto urinario. Talvolta può essere necessario associare questi due tipi di farmaci.

Se la situazione prostatica è piuttosto avanzata, o se la terapia medica non ha risolto i disturbi causati dall'ipertrofia prostatica è necessario ricorrere alla terapia chirurgica.

La cura dell'ipertrofia prostatica: l'intervento chirurgico

La terapia chirurgica per l'ipertrofia prostatica consiste nella rimozione di quella parte di prostata ingrossata (l'adenoma prostatico) che ostruisce il collo vescicale impedendo una regolare minzione.  L'operazione può essere di due tipi : l'intervento chirurgico tradizionale o l'intervento per via endoscopica. In entrambi i casi ciò che viene asportato è soltanto l'adenoma e non tutta la ghiandola prostatica. Il volume della prostata e l'eventuale presenza di complicanze (calcoli vescicali, diverticoli vescicali) rappresentano i criteri di scelta del tipo di intervento. I risultati finali saranno esattamente gli stessi per entrambi i tipi di intervento. In linea di massima possiamo dire che si preferisce eseguire l'intervento chirurgico tradizionale nel caso di una prostata particolarmente voluminosa, mentre nel caso di prostate di dimensioni minori si preferirà eseguire l'intervento per via endoscopica. Le dimensioni della prostata vengono accuratamente valutate con l'ecografia prostatica transrettale.

L'intervento chirurgico tradizionale: l'adenomectomia retropubica

L'adenomectomia prostatica retropubica (o intervento di Millin, dal nome dell'urologo che lo ideò) può essere eseguita sia in anestesia generale che in anestesia spinale. La prostata viene raggiunta attraverso un'incisione dell'addome, viene aperta la sua capsula ed estratta la parte ostruente (l'adenoma). Viene quindi posizionato un catetere in vescica ed un tubo di drenaggio temporaneo.

 

La chiusura della parete addominale conclude l'intervento. Il catetere vescicale ed il tubo di drenaggio vengono rimossi dopo pochi giorni. La degenza in ospedale dura circa 6-8 giorni. 

L'intervento chirurgico endoscopico: resezione endoscopica transuretrale della prostata (TURP)

Rappresenta il più comune intervento per la cura dell'ipertrofia prostatica e viene generalmente eseguito in anestesia spinale. Attraverso l'uretra viene introdotto uno speciale strumento (il resettore) dotato di un sistema ottico che consente la visione  dell'uretra e della vescica, e di un sistema elettrico tagliente con il quale viene "resecata" (cioè tagliata a piccole fettine) la parte di prostata ostruente; con tale strumento viene eseguita anche la coagulazione dei vasi sanguigni sanguinanti. Una piccola telecamera collegata ad un monitor permette anche al paziente di seguire tutte le fasi dell'intervento. Anche in questo caso al termine dell'operazione viene posizionato un catetere vescicale che verrà rimosso dopo pochi giorni. L'assenza di una ferita chirurgica esterna consente un tempo di degenza più breve, di circa 3 - 6 giorni.

 

Ipertrofia prostatica: aspetto endoscopico

TURP

Dopo l'intervento

Come abbiamo già detto il tempo di degenza dipende essenzialmente dal tipo di intervento eseguito; sarà un po' più lungo nel caso di intervento chirurgico tradizionale perchè la ferita chirurgica esterna necessita di alcune medicazioni e sarà poi necessario rimuovere il tubo di drenaggio e i punti di sutura esterni. Sia nel caso di TURP che di intervento chirurgico tradizionale,  attraverso il catetere vescicale per qualche giorno viene fatto un lavaggio, allo scopo di mantenere "pulita" la vescica liberandola da eventuali coaguli di sangue che possono essersi formati. Trattandosi di un "corpo estraneo" il catetere può talvolta dare qualche lieve fastidio (la sensazione di dover urinare o qualche bruciore lungo l'uretra); si tratta comunque di disturbi davvero di lieve entità e temporanei. Il giorno dopo l'intervento ci si può già  alzare dal letto e camminare. La rimozione del catetere e la ripresa di minzioni spontanee precedono la dimissione.

Per alcuni giorni dopo l'intervento è opportuno assumere dei disinfettanti urinari che verranno prescritti al momento della dimissione. Nei primi giorni dopo la dimissione le urine potranno mantenere una colorazione rossastra, che potrà diventare un po' più intensa durante sforzi fisici (per es. durante la defecazione): ciò è dovuto alla presenza di qualche piccolo coagulo o di un modesto sanguinamento che si risolve spontaneamente dopo pochi giorni. Lievi bruciori urinari od uno stimolo ad urinare frequentemente o con urgenza sono disturbi normalissimi dopo l'intervento alla prostata e si risolvono spontaneamente nel giro di alcuni giorni. Piccole perdite involontarie d'urina (per esempio quando si tossisce) sono un evento frequente ma temporaneo e beneficiano di alcuni semplici esercizi (per esempio interrompere il getto urinario durante la minzione) che hanno lo scopo di rinforzare i meccanismi muscolari preposti alla continenza. 

Dopo l'intervento sia endoscopico che chirurgico tradizionale è opportuno un adeguato periodo di convalescenza . E' consigliabile evitare per almeno 1 mese  attività sportive, esercizi fisici pesanti e lunghi viaggi (soprattutto in macchina ma anche in treno). Già dopo 10 - 15 giorni dall'intervento si può riprendere l'attività lavorativa. 

Attività sessuale

Come per le altre attività fisiche anche per la ripresa di una normale attività sessuale dopo l'intervento è consigliabile un periodo di riposo di circa 1 mese.

Erezioni: una domanda che viene spesso posta dai pazienti prima dell'intervento è se la terapia chirurgica dell'ipertrofia  prostatica modifichi in qualche modo la propria "virilità".  L'intervento chirurgico alla prostata, sia esso stato eseguito per via chirurgica tradizionale sia per via endoscopica, non modifica le proprie prestazioni sessuali in quanto la terapia chirurgica non coinvolge le strutture nervose e vascolari deputate all'erezione. Quindi chi ha erezioni valide prima dell'intervento continuerà ad averle anche dopo.  

Eiaculazione: l'intervento chirurgico modifica il meccanismo della eiaculazione, determinando la cosiddetta "eiaculazione retrograda". Lo sperma anzichè essere espulso all'esterno, refluisce in vescica ed in seguito viene eliminato con le urine.  Questa particolare modalità di eiaculazione è conseguenza diretta ed inevitabile dell'asportazione chirurgica (insieme all'adenoma prostatico) delle fibre muscolari che chiudono il collo vescicale. L'eiaculazione retrograda non modifica comunque in nessun caso  il piacere sessuale. D'altronde l'eiaculazione retrograda è un fenomeno talvolta già noto a quei pazienti che prima di sottoporsi all'intervento chirurgico hanno assunto alcuni farmaci per la terapia dell'ipertrofia prostatica: tali farmaci (denominati alfa-litici) per la loro attività sulla muscolatura del collo vescicale possono infatti in alcuni casi provocare l'eiaculazione retrograda.  

Fertilità: l'intervento chirurgico alla prostata ha come conseguenza irreversibile l'infertilità. E' importante esserne pienamente consapevoli e, in caso di dubbi, parlarne con chiarezza all'Urologo. 

 

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