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Monografico sul Carnevale savianese promosso e in parte scritto dagli alunni della S.M.S. "A.Ciccone" con la collaborazione della Pro Loco "Il Campanile", lo Sporting Club Olimpia e l'Associazione "Obiettivo Saviano".

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l Carnevale savianese si è adattato sempre più ai tempi moderni consolidando la tradizione della sfilata dei carri allegorici; una sfilata che, per caratteristica, organizzazione e spettacolo, ha raggiunto livelli assolutamente apprezzabili.
Una festa così non poteva non allacciarsi a tradizioni carnevalesche altrettanto spettacolari e originali tra le quali un posto a parte merita certamente quella del CARNEVALE AFRICANO promosso a Sirico da Fedele DE MARINO.
Siamo nel 1937 quando il giovane De Marino rientra in patria dall'Africa. In quegli anni a Saviano c'erano tradizioni più o meno affermate, si trattava di  manifestazioni più o meno sporadiche che nello specifico rispondevano alle quadriglie, alle cantate dei 12 mesi, a sfilate di improvvisate "Bande Giapponesi» e a qualche spettacolo pantomimico come quello relativo alla "Operazione di carnevale"
La sensibilità artistica e lo spirito estroso e passionale fanno maturare nel giovane odontoiatra l'idea di realizzare allora un carnevale nuovo e quanto mai originale, un carnevale che fondesse insieme il folclore africano coi suoi costumi e i suoi "colori" con la fantasia nostrana e la voglia di stupire oltre che di divertire.
Così nel 1938 con un foltissimo gruppo di giovani di SIRICO (più di una ottantina) dà vita al suo primo CARNEVALE AFRICANO.
a pantomima consiste nella imitazione di un vero e proprio funerale durante il quale "Carnevale morto" viene accompagnato da amici e familiari piangenti. Fin qui tutto normale.
Il corteo funebre rientra tra le espressioni più comuni della pantomima carnevalesca (dopo il testamento e la morte), ne rappresenta sicuramente uno dei momenti maggiormente carichi di significazioni simboliche e di riferimenti allegorici, il "funerale" col morto "vivo" e la gente che fa finta di piangere il vivo come fosse "morto" finisce per essere una sorta di spettacolarizzazione della morte, come a volerla esorcizzarla, riducendola a scherzo innocuo anche se a tratti irriverente come per sottolineare la vittoria della vita sulla morte  nell'unico modo in cui ciò è concesso all'uomo, attraverso la pura finzione. 
Il fatto nuovo nel caso del Carnevale Africano consiste nelle peculiari caratteristiche e nel "tipo" di corteo funebre che viene allestito: due file di individui mascherati, o per meglio dire, «anneriti» tanto da sembrare autentici africani, ed «Africani» anche nel modo di vestire, alcuni avvolti in lenzuoli bianchi altri in tuniche "arabeggianti" variopinte, il capo coperto da turbante o da largo cappuccio di panno, finanche i calzari a imitazione di quelli africani: Precedono il corteo suonatori di tamburo dal timbro particolare che battono il classico tempo dei cortei funebri.
Decisamente irriconoscibili gli «Africani». Al centro del Corteo si distingue il «gran sacerdote» affiancato da altri cerimonieri. Infine il morto (carnevale, il simbolismo del vecchio che deve essere dimenticato, l'alter ego dell'individuo che sotto le sembianze di un fantoccio viene bruciato sul fucarone proprio come espressione del vecchio, del passato che deve essere eliminato per far posto al nuovo) disteso su una bara scoperta leggermente più alta nella parte posteriore quanto basta a mostrare il volto impietrito del "Carnevale" appena morto anch'esso rigorosamente africano, cioè tutto nero ed in abiti africani.
Il Corteo è singolare in ogni sua componente,  dai "battitori" che segnano il "ritmo della morte" sui grandi tamburi,  ai figuranti che precedono in doppia fila le "autorità religiose", dai portantini, allo stesso morto "vivo, ma la componente più singolare, quella più tragicomica è costituita da coloro che seguono il "morto" interpretando il ruolo di parenti e amici addolorati e inconsolabili: una congerie di umanità rigorosamente non in costume che tra grida, strepiti, ma anche insulti, battute ironiche e spiritose o imprecazioni, "piange" il morto esternando tra una espressione ed un'altra l'intima soddisfazione per la sua morte che apre la speranza ad un avvenire migliore.
Nel simbolismo della morte di carnevale si racchiude il concetto di rinnovamento tanto è che se non muore il vecchio non può nascere il nuovo. L'uomo, in fondo è parte integrante della natura e come tale non può non essere soggetto alle medesime leggi secondo le quali il seme che rappresenta il vecchio, deve morire, perchè possa nascere una nuova pianta. In questo principio naturale la sintesi del simbolismo della vita richiamata dalla pantomima carnevalesca e dalla morte di carnevale e che è richiamata nella concezione cristiana della vita con la morte e la Resurrezione di Cristo (Quaresima e Pasqua).
Una tale messinscena aveva richiesto non poco tempo di preparazione durante il quale l'iniziativa era stata opportunamente tenuta nascosta. Lo stesso De Marino aveva procurato i vestiti facendoli realizzare in gran segreto da persone fidate e affittandone alcuni presso le compagnie teatrali a Napoli.
Finalmente arriva il Carnevale ed ecco sfilare per le vie del paese un corteo funebre sui generis che, chiamare originale sarebbe sicuramente molto riduttivo, ma che, per il raccoglimento dei figuranti e la cadenza del suono, appariva assolutamente verosimile. Da Sirico si porta a Saviano per via Roma e sorprende tanto la popolazione del centro, come aveva sorpreso anche molta di quella siricana, che molti negozianti, credendolo un vero funerale, si danno la voce per abbassare le serrande.

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