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Il bersagliere, creatura
di fuoco e di canto, ha bisogno del vento e del
sole come la nostra razza e della nostra razza egli
ha tutte le doti e tutte le necessità; la
stirpe vive in lui con il suo impeto e con la sua
follia, ed egli la interpreta e la impersona nell'abbondanza
del sangue e nell'eccesso del cuore, nella alacrità
dello spirito e nella veemenza dell'azione.
Egli sorse, come una creazione tutta nostra, dal
cuore di un vecchio fante che, alla vigilia della
grande Insurrezione, parve anticipare nell'ala bruna
e nella fiamma rossa l'ansia del volo notturno e
l'ardore del sacrificio mattutino al popolo che
si destava da un antico sonno per la necessità
della guerra, nella volontà della vittoria.
Di una divisa e di un nome, la ispirazione e la
tradizione hanno fatto un'attitudine dello spirito,
un modo di vita.
Chi fu bersagliere un giorno, lo sarà sempre,
conservando una poesia nell'anima che diventerà
febbre nel sangue e sempre il ricordo canterà
con la voce delle fanfare ridestando palpiti di
giovinezza e sogni di gloria.
Mentre ogni città ha un'ara comune per tutti
i suoi morti, le dinastie guerriere conservano i
loro riti e levano i loro monumenti perchè,
se davanti ai martiri non vi sono gerarchie di affetti
come fra loro non può esservi primato di
gloria, pure ognuno riconosce le sue armi e le sue
insegne anche nell'eguaglianza del sacrificio, nella
stessa lontananza della morte.
E noi amiamo sognare che anche nel paradiso degli
Eroi i bersaglieri vadano di corsa e abbiano trombe
di puro oro per i loro canti e prati di fiori rossi
per i loro convitti...
I nostri eroi ci daranno il segreto dell'ala e lo
spirito della fiamma e noi li tramanderemo per le
generazioni, perchè la Patria abbia sempre
la sua espressione guerriera più ricca di
forza interiore e più bella di armonia plastica
nel bersagliere, in questa creatura vivace e pugnace
concepita dal genio della razza e cresciuta dal
travaglio della storia.
Carlo Delcroix
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