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Gen. Ugo Montemurro.
Questo piccolo e grande uomo, nato a Portoferraio nel
1891, si eleva improvviso alla gioia e all'esuberanza
italiana.
Abbraccia la vita militare frequentando l'Accademia di
Modena negli anni 1910-1913. Ne esce con il grado di Sottotenente
dei Bersaglieri! Sente subito questa rappresentanza, questa
area da formare, da italianizzare, da estendere a macchia
d'olio.
1913-1915; è il grande conflitto mondiale ed egli
è al comando del IV° Battaglione Ciclisti dove
a Case Bonetti e a Quota 144 sarà un prode.
Ora sferragliano i carri armati, ma nel tempo restano
sempre le due ruote della vecchia carriola, quelle due
ruote che stanno tra la leggenda e la cronaca, tra la
poesia e la verità, che hanno fatto e fanno la
storia. Quelle due vecchie ruote cigolanti che portano
sudore, carne, sangue, speranze ed entusiasmi, sono sempre
più valide, più vere e più dure di
tutti i carri armati e di ogni mezzo che corre, perché
è anche con loro che i Bersaglieri hanno fatto
la storia.
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Sono i ciclisti, sono i
Bersaglieri del 1915. Li chiamano i conquistatori, i corsari,
li chiamano nei modi più suggestivi. E' gente che
va' allo sbaraglio e che sente il detto del filosofo cristiano
Pollonio: "io amo la vita ma non temo la morte per
amore della vita".
Ed è proprio questo il senso che conduce e porta
avanti gli uomini del III, del IV, dell'XI battaglione
ciclisti, di tutti i battaglioni. Quanti nomi meravigliosi
di comandanti! Frigerio, Bernasconi, Bosio, Ceccherini,
Battinelli, Razzini; nomi di ragazzi di 22 di 23 anni!
Montemurro ne ha 23 e comanda il IV. E' il battaglione
che nel 1915 compirà azioni col III e l'XI. Quasi
sempre abbinati, affiancati proprio perché fanno
cuore.
E Montemurro dal novembre del 1918 comanderà questo
gruppo di battaglioni e combatterà a Quota 85 vicino
a Enrico Toti ed a Quota 144 con Paride Razzini.
Montemurro prende parte a tutte le azioni più suggestive.
Cave di Selz, Monfalcone, Case Boneti. Questi ardenti
e grandi uomini che lasciano le biciclette e si lanciano
contro il nemico sono i sottotenenti del III e del IV
che dalle donne di Portogruaro hanno avuto in dono una
maglia tricolore da mettere sotto la giubba perché
il nemico meglio veda che sono loro i responsabili, gli
ufficiali, i comandanti.
Ed ecco questo uomo; ecco Ugo Montemurro!
Tre medaglie d'argento nel
1915 e 1916, una medaglia di bronzo, quattro croci al
valore, una croce con le palme di Francia! A Caporetto
è fatto prigioniero da un tenente tedesco che ritroverà
in Africa. Quel tenente si chiama Erwin Rommel. Montemurro
è preso ma salta il muro di cinta della casa dove
l'ha lasciato Rommel e ritorna dai suoi Bersaglieri.
E' presente alla battaglia del Solstizio, alla battaglia
di Vittorio Veneto, a quella grande corsa che trova in
Alberto Riva Villasanta dell'8° Reggimento, l'ultimo
dei Caduti. E' alla testa dei suoi ciclisti in queste
terre che l'attendono, le popolazioni che l'osannano.
Un paesetto vicino a Vittorio Veneto gli dedica il nome.
Egli entra e legge la targa; il paese si chiama Ugo Montemurro!
1918; è ancora capitano e viene mandato in Anatolia,
per poi rientrare a comandare nuovamente i suoi ciclisti.
Promosso maggiore nel 1927 è utilizzato in tutti
i settori, e gli eventi del 1939 lo vedono al comando
dell'8° Reggimento Bersaglieri.
E' il comando di Frigerio, di Maggiotto l'Africano",
di Pirzio Biroli, è il comando del Reggimento che
in Africa ha scritto grandi pagine, ad Homs, le pagine
più cruente e più insanguinate. Quando Maggiotto
chiamava i suoi bersaglieri e ordinava: Fate quadrato
attorno alla Bandiera". E' il reggimento che avrà
poi tre medaglie d'oro nei giovani Formis, Padovani e
Cova e due medaglie d'oro alla Bandiera! Viene mandato
sul Fronte Occidentale in Francia, e poi con la divisione
"Ariete" sbarca in Africa Settentrionale. Con
essa c'è l8° Reggimento Bersaglieri!
E' il 1941. Ci sono già stati grandi eventi in
quella terra, ma Rommel che conosce il passato dell'UOMO
lo vuole alle sue dirette dipendenze e la colonna M
che prende il nome dalle iniziali di Montemurro ha il
battesimo del fuoco l8 aprile.
Compie 350 Km. nel deserto; tutti i mezzi si bloccano
nella sabbia. Lo stesso comando italiano sente che non
si può proseguire ma dalla "cicogna
arriva l'ordine di Rommel di raggiungere immediatamente
la zona a sud di Derna, a El Mekili. Con una manovra che
affina il senso della tattica e della strategia di un
grande comandante, con il cuore, con il coraggio e con
l'ardimento, Montemurro riesce a sgominare la 2^ divisione
corazzata britannica del generale Perry che alza bandiera
bianca e si arrende con altri due generali. Forse è
l'unico episodio di tutta la nostra guerra nel quale siano
stati fatti prigionieri dei generali.
Il comandante dell'Africa Korps, Erwin Rommel lo chiama,
vuole il suo piumetto e lo decora sul campo con la Croce
di Ferro tedesca di Prima Classe. Ne parla anche
Wiston Curchill alla camera inglese e dice che a El Mekili
fummo costretti a ripiegare perché c'erano
i Bersaglieri dell8° di Ugo Montemurro".
Quella Colonna sale e si eleva nella leggenda. Diventa
la forza personale di Rommel con tutto il suo rosario
di nomi e di grandezze.
Verrà una medaglia d'oro al Valore Collettivo per
il Reggimento e per lui una Croce di Cavaliere dell'Ordine
Militare di Savoia! Il Reggirnento è decorato
di 2 medaglie d'oro mentre corrono i grandi nomi di Tobruk,
di Derna, di Sollum. E' sempre l8°, sempre la
Colonna "M" di Ugo Montemurro che dà
epopea africana ed esalta lo spirito dei combattenti.
Dopo l'Africa Montemurro è chiamato al fronte russo.
Tutte le esperienze devono essere acquisite da questo
comandante: Prima Guerra Mondiale, Fronte Occidentale,
Africa, Russia! Nel 1946 è promosso Generale per
meriti di guerra.
Nel 1949 è collocato nella Riserva.
E' del 1891, ha 58 anni! Si ritira in silenzio sulle colline
di Negrar. Sarà Presidente dell'Associazione Orfani
di Guerra a Verona. Vice Presidente dell'Associazione
Nazionale Bersaglieri.
Poi venne a Sirmione dove si iscrisse alla Sezione A.N.B.
di Desenzano come semplice Bersagliere, lui che aveva
scritto con le sue gesta un pezzo di storia dell'Italia
sente ancora lo spirito di partecipare con entusiasmo
fino in fondo vicino ai suoi Bersaglieri. Ci esprimiamo
così anche noi come fece Fernando Feliciani nel
suo discorso al camposanto di Sirmione il 7 settembre
1980 ricorrendo il primo anniversario della morte. "Ecco
la nostra cerchia di petti! Non si arriva a Ugo Montemurro
senza rispetto. Non si arriva a Ugo Montemurro attraverso
i nostri petti per portare la rinuncia, l'indifferenza,
l'apatia e il materialismo. Attraverso la cerchia dei
nostri petti passerà soltanto l'onestà e
la dignità umana.
Per arrivare a Ugo Montemurro passa soltanto l'Italia".
A cura di Leonardo Lunardi
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