Stemma
araldico di ZARA
Appunti tratti dal libro: "I
Bersaglieri in Dalmazia", del Gen. E. Ricciardi,
Anvgd Gorizia 1999
Per comprendere il motivo
della costituzione di un reparto militare così
peculiare come il "Btg. Zara", e del vincolo
che ancora oggi ( lo vediamo ai Raduni Nazionali) unisce
tenacemente i suoi pochi superstiti, occorre cominciare
da lontano. Precisamente dal 12 settembre 1919, ossia
dalla "Marcia di Ronchi" di Gabriele D'Annunzio
e dei suoi Legionari.
Un gesto di aperta sfida allo stato italiano ed ai suoi
tentennamenti politici, che portò all'occupazione
di Fiume nell'ottica della tutela dell'italianità
del litorale dalmatico e delle sue primcipali città,
ed alla proclamazione, un anno dopo, della "Reggenza
Italiana del Carnaro". Il 14 novembre 1919 entravano
in Zara una compagnia di bersaglieri del reggimento "Bersaglieri
di Fiume" (nuova unità che raggruppava i reparti
piumati aderenti all'iniziativa dannunziana) e del battaglione
"Randaccio".
Il 12 novembre 1920 fu siglato tra Italia e Jugoslavia
il trattato di Rapallo, che prevedeva la cessione di Fiume
all'Italia ed il ritorno alla Jugoslavia della Dalmazia
(in contraddizione al "Patto di Londra" del
1914, attraverso il quale le potenze dell'Intesa avevano
fatto leva sull'Italia per spingerla ad abbandonare l'alleanza
con gli Imperi Centrali) fatta eccezione per Zara e le
isole di Lagosta e Pelagosa.
Il 24 dicembre 1920 le truppe regolari italiane attaccarono
le forze dannunziane sia a Fiume che a Zara (il "Natale
di Sangue"), e ne ebbero ragione in breve tempo.
Ma la peculiarità della posizione di Zara, lembo
d'Italia in terra straniera (e fondamentalmente "ostile"
)
portarono, nel 1929, alla dislocazione in città
del 9° Rgt. Bersaglieri al comando del Col. Giovanni
Messe.
Profondo divenne il legame tra i Fanti Piumati e la città
dalmata, suggellato da esibizioni quotidiane della fanfare,
dalla creazione di un caratteristico inno e, dulcis in
fundo, dall'elevato numero di matrimoni tra bersaglieri
e donne del posto
Il 9° Rgt. lasciò la città il 21 gennaio
1936, ed al suo posto rimasero due btg. mitraglieri (non
bresaglieri) e un btg. bersaglieri di nuova costituzione,
che per l'appunto prese il nome di "Btg. Bersaglieri
Zara".
Nel giugno dello stesso anno fu equipaggiato con le biciclette,
e divenne dunque "Btg. Bersaglieri Ciclisti Zara".
Gli elementi zaratini presenti nei suoi quadri, in special
modo fra gli ufficiali, erano numerosissimi; ciò
contribuì a conferire al reparto un elevato spirito
"di corpo", accentuato dalla sensazione di isolamento
che il battaglione viveva assieme alla città.
Lo spiccato patriottismo non era però accompagnato
da animosità o acredine verso gli altri ceppi etnici
presenti in città e nei dintorni, nonostante nel
corso degli anni la convivenza non fosse stata sempre
idilliaca. Ma forse in questo caso, è stato d'aiuto
lo spirito acuto, pronto all'iniziativa (vedi la "Società
dei Bersaglieri" del 1871), gagliardo, "bersaglieresco"
insomma, degli abitanti di Zara.
Il 27 marzo 1941 un colpo di stato filo-serbo rovesciò
la monarchia jugoslava. Il 7 aprile 1941 la Germania invase
il paese. La situazione precipitò rapidamente,
i confini vennero chiusi e Zara rimase isolata. Le truppe
presenti in città ammontavano a circa 7.000 uomini.
Dal 1° aprile iniziò lo sgombero della popolazione
civile, circa 12.000 persone, ospitate in gran parte nelle
città marchigiane al di là dell'Adriatico.
Nella notte del 5 aprile giunse l'ordine di mobilitazione,
e il Btg. Zara si attendò nei campi, pronto all'azione.
Le truppe jugoslave stimate nell'ordine di 18.000 uomini,
muovevano verso la costa, ma la loro azione fu bloccata
prima dalle incursioni aeree italiane e poi, dal 10 aprile,
dalla fulminea avanzata tedesca.
All'alba del 12 aprile le "Truppe Zara" aprirono
il fuoco e superarono agevolmente il confine, senza incontrare
resistenza. Lo scopo principale, oltre all'autodifesa,
era quello di occupare la maggiore quantità possibile
di territorio in vista di una rapida resa dell'esercito
jugoslavo, che si verificò infatti il 18 aprile.
In conseguenza, si creò il Governatorato della
Dalmazia, con una superficie di 5.242 kmq. e poco più
di 320.000 abitanti.
La situazione rimase stabile per un biennio, durante il
quale il Btg. Zara partecipò, assieme ad altri
reparti bersaglieri che si avvicendarono nei Balcani (1°,
3°, 4°, 6°, 11° e 12° rgt.) e
alle forze germaniche, a continue azioni di rastrellamento
contro i partigiani di Tito. Ed arriviamo all'8 settembre.
Il mattino seguente al'armistizio, le forze italiane ricevettero
l'ordine di ripiegare entro i confini della Dalmazia annessa.
Il Btg. Zara era fuori città, in ricognizione,
e rientrò immediatamente. Vennero convocati ufficiali
e sottufficiali, perdecidere le alternative: collaborare
coi Tedeschi o finire in campo di concentramento.
Di resistere, non se ne parla, troppa sproporzione di
forze. Si giunse tuttavia, dopo qualche giorno, ad un
compromesso: gli italiani sarebbero rimasti come presidio
della città, a difenderla soprattutto contro la
reazione e le mire annessionistiche degli "Ustascia"
croati, ora che il regno-fantoccio di Croazia (creato
dopo l'invasione tedesca e retto da Aimone di Savoia)
non esisteva più, aizzati anche dalla promessa
di Hitler di cedere Zara alla Croazia. Inoltre, anche
i Tedeschi avevano i loro problemi, trovandosi soli a
presidiare una vasta regione piena zeppa di partigiani.
Le unità del Regio Esercito che si erano salvate
dallo sfaldamento generale dipendevano dunque da un comando
germanico! Con una lenta ma inesorabile emorragia, i reparti
cittadini persero via via uomini, avviati in Germania,
scappati tra i partigiani, in fuga verso le proprie case
in Venezia Giulia. Nell'autunno del 1943 iniziarono i
pesantissimi bombardamenti alleati, in tutto furono 54,
un numero enorme se si pensa che la città non rivestiva
alcuna importanza militare.
Il 4 gennaio 1944, quel che rimaneva del battaglione (circa
200 uomini) viene trasferito a Trieste, per andare ad
inquadrarsi nel l'esercito della R.S.I; quei pochi che
hanno voluto restare a tutti i costi vengono accerchiati,
disarmati ed inoltrati verso varie località limitrofe,
per essere impiegati come forza-lavoro dai Tedeschi.
Il 31 ottobre 1944 i partigiani occuparono Zara, e dei
militari italiani in Dalmazia si persero quasi completamente
le tracce: molti si dettero alla macchia, molti altri
furono catturati dai partigiani ed ebbero purtroppo una
fine oscura, tra inennarrabili angherie e vessazioni,
spesso per il solo fatto di essere ITALIANI.
(a cura di A. Calebich)
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