Ass. Naz. Bersaglieri Sez. di Desenzano
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MESSAGGI
Delinquenti e fratelli...... Lettera pubblicata oggi dal Messaggero Veneto

Messaggero Veneto del 27 dicembre.
L’arcivescovo di Udine Pietro Brollo, in Duomo, la notte di Natale, ha esordito dicendo: «Dobbiamo riconoscere Dio in ogni fratello». Sono perplesso: Dio non viene da me a rubare, non mi uccide per sottrarmi pochi euro, non effettua rapine, non minaccia e spoglia gli automobilisti fermi al semaforo, non spara o lancia le bombe contro chi si riunisce in preghiera nelle chiese; in poche parole, non viene in casa mia per delinquere.
Dio lo riconosco nel sofferente, nella persona innocente che ha bisogno di me, nel diseredato non per sua colpa, nei bambini disabili e abbandonati (ce ne sono più di quanto si creda nel mondo e io me ne sono occupato in prima persona per il tramite di un frate francescano missionario in Guatemala, che è anche un amico). E allora? Allora confesso che mi riesce difficilissimo considerare fratelli le centinaia di delinquenti che si sono riversati in Italia negli ultimi dieci anni e che operano indisturbati perché le nostre leggi li proteggono negando, al cittadino aggredito la legittima difesa (vorrei che qualcuno mi spiegasse come si fa in un momento di crisi dovuto a minaccia grave, a valutare e poter mettere immediatamente in pratica l’equità della risposta per la propria difesa, «proporzionata all’offesa»).
E questi gentiluomini perfettamente informati di questo, con ferocia e prepotenza, scorrazzano razziando su tutto il territorio. Ma quello che succede quotidianamente è ancora poco. Non appena l’Europa verrà allargata a tutti i paesi dell’Est, vedremo arrivare migliaia di persone pronte a delinquere (quelle che non hanno questa tendenza, salvo casi contenuti, se ne stanno a casa loro), che vedono l’Italia come il paese di bengodi e sono assolutamente al corrente del fatto che le leggi nazionali non consentono all’aggredito di potersi difendere pena la galera (da noi esiste il “reato di legittima difesa”).
Queste persone, saranno libere di circolare senza controllo in tutti i paesi dell’Europa unita. In galera poi, la persona che per cause di forza maggiore si è difesa, ci va di sicuro; il delinquente... Mi turba non poco il fatto che anche questo governo, nonostante le promesse pre-elettorali, nulla abbia fatto per ritornare a rendere vivibile il nostro paese. In sintesi, le nostre leggi, tutelano coloro che sguazzano nell’illecito e quelli che pongono in essere siti e/o covi più o meno temibili, ovvero che, con notevole arroganza, cercano di imporci il loro credo.
Sinistra, destra, centro e via dicendo, tutti contro il cittadino italiano, costretto a subire ogni genere di sopruso, senza che gli sia consentito di difendersi. Ed è negata la difesa propria e degli altri anche alle forze dell’ordine, che pertanto non possono esercitare in pieno le funzioni per le quali sono state costituite. Questo è semplicemente demenziale. Ma il cerino, si può sfregare una sola volta.
Grande ufficiale (Generale dei Bersaglieri nella Riserva)
Antonio Bianchi
Sacile

Un pensiero

Nel nostro passaggio che da Goito và per le aride pietraie del Carso abbiamo scritto pagine indelebili di eroismo e di sacrificio, nella nostra fermata sulla paludosa terra del Piave, siamo sembrati come baleni di raggianti vittorie. Sia lode e gloria ai bersaglieri di tutta Italia; a quelli che scomparvero nelle cruenti battaglie della steppa e del deserto infuocato baciando il piumetto che era fede e bandiera, a quelli che ritornarono col piumetto squassato, con fremiti di accresciuta fiereza per la meta raggiunta.
Avanti bersaglieri! Le nostre Fanfare, i canti dei nostri cuori suonino sempre con ritmo orgoglioso, i nostri impeti travolgenti che vadano sicuri alle più lontane radiose vittorie di vita, sempre!
Creati per osare, audaci e saldi ovunque fu lotta per i diritti e destini d'Italia, noi bersaglieri, prodigando in tutte le guerre per l'unità della Patria, generosi olocausti ed esempi di fulgido eroismo, abbiamo fieramente affermato le nostre nobili tradizioni di forte preparazione, di serena baldanza, di resistenza a tutta prova, che furono canone della nostra fondazione e che sempre abbiamo serbato come sacro retaggio e vanto supremo.
Il Carso ed il Piave, la pianura e le regioni montane, le missioni di pace ne videro le gesta, la ferrea tenacia, lo slancio travolgente, il fulgido valore, l'umana bontà.
Fieri di impersonare, nel concetto del popolo, la figura caratteristica ed amata del soldato italiano, fieri di tradizioni gloriose che comprendono tutta la storia dell'Italia, noi bersaglieri incarniamo le più nobili virtù della stirpe con il fascino di un'epopea che è il simbolo più sublime del destino della Patria.
Dall'assalto del ponte di Goito non una pagina di storia italica senza che vi brilli il nostro glorioso piumetto.
Così sarà per l'avvenire, sempre, qualunque cosa succeda, perchè nessun soldato di nessun Esercito, di qualunque tempo, esprime nell'apparenza e nell'azione le caratteristice fisiche, morali e militari del suo popolo come il bersagliere.
L'Italia è la Bersagliera delle Nazioni!

Fede e Onore

1855 - 2001: da centoquarantasei anni Alessandro La Marmora si è chiuso nella morte; ma il meglio di sè rimane. Rimane il Corpo al quale era legato per tutte le fibre dell'anima, per tutte le fortune della vita; rimangono i suoi bersaglieri che, dal 1848 al 1945, hanno corso, invincibili, tutte le vie del mondo.
Il nome di Alessandro La Marmora mai non morrà. E' consacrato alla immortalità così come il Corpo da Lui creato: un albero dalle radici mai secche, una sorgente perenne, una perpetua fiamma. E fino a quando gli italiani degni sentiranno nell'anima l'allegrezza elettrizzante delle precipitose fanfare e nelle ossa il grido d'assalto delle schiere piumate di Toti e di Zamboni, mai appassirà l'alloro attorno al nero cappello piumato di La Marmora, eroe e creatore di eroi, del quale si può affermare ciò che fu detto di Socrate: "Egli non è un uomo, ma una istituzione".
Trasformando la storia di un secolo e mezzo in stimolo presente, il capolavoro di questo geniale e prode soldato vive imperituro nella forza viva e feconda della poesia patria, nella saldezza invitta dei suoi battaglioni, nel fascino incredibile di un "fastellino di piume variopinte e leggiere che aspettano un soffio di brezza per salire in alto verso il cielo".
Le anguste spoglie riposano oggi a Biella vicino alle ceneri degli avi. Un monumento nazionale, in un sacrario propiziatorio. Ma il vero monumento, eterno e degno, va edificato nell'anima di tutti gli italiani, la quale non deve essere, come oggi appare, immemore e fiacca, ma custodire di Lui culto e retaggio.
Che le presenti generazioni e le future sappiano trarre ispirazione da quel sepolcro dove sorridono Onore e Fede.
Onore: un filo vermiglio che lega il passato al futuro;
Fede: un filo azzurro che lega la terra al cielo.
Fede e Onore: ecco l'estremo messaggio, l'ultimo voto del Suo testamento.


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