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La partenza.
Finalmente si parte!
La vita in questo accampamento, alle porte di Tripoli,
era divenuta noiosa per tutti.
Si parte!
E’ in ogni occhio una vivacità inconsueta.
E’ nei gesti di ognuno una nuova energia. Si parte.
Il comandante parla a tutti gli ufficiali, graduati e
bersaglieri che, per la prima volta, si presentano col
casco coloniale.
“Domani il reggimento inizierà la marcia
verso il fronte. Marcia di millecinquecento chilometri,
che dovremo coprire nel minor tempo possibile. Dovremo
arrivare alla meta compatti, perché là ci
aspetta il nemico; dovremo arrivare pronti a batterci
perché il nemico non ha ancora abbandonate le sue
velleità di riscossa.
Io ho la certezza e la sicurezza che voi, bersaglieri
del glorioso 7°, non sarete da meno dei nostri predecessori
piumati che, in ogni momento, hanno date prove di audacia,
di ardire, di forza.”
Al saluto al Re e al Duce che il comandante ordina, con
voce squillante, risponde un urlo poderoso che esce dai
duemila petti di questi soldati ormai desiderosi di provarsi,
di battersi.
I piumetti fremono alla brezza serale.
Nessuno, questa sera, sino s che la luce del sole, che
sta tramontando, lo permette, rimane in ozio!
Le motociclette, i mototricicli, gli autocarri, le armi
sono attentamente controllati e rimessi in ordine.
Il canto delle impetuose canzoni bersaglieresche accompagna
il lavoro.
I bersaglieri sono, come sempre, grilli canterini che
lanciano al cielo, in note squillanti, la loro esuberante
forza.
Questa sera cantano la loro gioia, perchè finalmente
si parte.
Quanti saranno quelli che questa notte dormiranno?
........ In viaggio.
E' ancora notte. Sveglia, sveglia: le trombette petulanti
hanno già squillato, ai quattro venti, il loro
ordine.
In pochi minuti, per tutto il campo, è uno sferragliare,
un parlottare intenso.
Si odono i primi scoppi delle motociclette. Qualche bersagliere
non è ancora sicuro del loro funzionamento e prova.
Spunta l'alba. Un'alba magnifica. Il sole quest'oggi ci
farà certamente provare la forza dei suoi raggi.
Intanto, dal suo nascondiglio, si diverte a tingere di
rosa pallido il cielo che gli sta dintorno poi, più
tardi, a disegnare a perfezione le dune, ancora scure,
con una grossa riga giallo oro.
Una bella corsa in auto mi porta a Porta Benito. Qui il
traffico è già intenso. Gente che rientra
in città dopo aver passata la notte fuori per paura
dei bombardamenti; soldati ed arabi che escono per recarsi
in servizio ed al lavoro.
Subito dopo, con precisione d'orologio, arriva, in piena
velocità, la nostra pattuglia motociclisti del
servizio stradale. Pochi minuti dopo il plotone comando
di reggimento. I motociclisti procedono su due file ad
una velocità di cinquanta all'ora. Sono seguiti
dalla lunga fila dei mototricicli con le radio, con le
munizioni, coi servizi di sanità e dagli autocarri
coi materiali.
La prima compagnia segue la motocicletta portante il gagliardetto
col nome caro a noi:"La Disperata".
Motociclette col fucile mitragliatore fissato sul manubrio,
motobiposto coi portamunizioni, mototricicli con le mitragliatrici
pesanti.
Sfilano i plotoni come folate rumorose.
La seconda compagnia:"La compagnia di ferro"
transita perfettamente ordinata. Un bersagliere di Montichiari
mi intravede, si alza sulle predelle abbandonando il manubrio
e così in equilibrio, in mezzo agli altri, mi saluta
con le due mani, poi riprende la sua posizione come se
nulla fosse.
La 3^ compagnia:"la travolgente" con le moto
infiorate di bandierine tricolori con lo stemma sabaudo
e rosse con la croce uncinata, è l'ultima del battaglione.
I carabinieri riaprono il traffico stradale. Dei presenti,
che ormai sono folla, pochi si muovono. Vogliono assistere
al passaggio degli altri reparti.
Arriva il nucleo rifornimenti. Gli autocarri sono preceduti
dall'autocarro antiaereo.
Il tiratore, seduto sull'alto sedile, impugna la mitragliatrice
pronto ad ogni evento.
Altre motociclette e mototricicli: è il plotone
comando del X° battaglione autoportato.
I bersaglieri seduti sugli autocarri, col moschetto o
il fucile mitragliatore impugnato, passano cantando. Autocarri
con le mitragliere antiaeree si alternano a quelli carichi
di truppa e di materiali.
Arriva l'XI° battaglione. I bersaglieri della mia
vecchia compagnia mi salutano con entusiasmo. Tutte le
volte che li vedo mi si rinnova il grande rincrescimento
che ho provato nel lasciarli.
Giungono le autobotti, le autoambulanze; il nucleo riparazioni
e ricuperi con le autoofficine ed il carro attrezzato
per i rimorchi mi avverte che il reggimento, valanga di
motori rombanti, è transitato.
Autista, premi sull'acceleratore. Dobbiamo sorpassare
tutti per precedere il reggimento al posto di tappa!
In un'ora circa sono in testa a tutti.
La strada asfaltata, via Balbia, corre, quasi sempre,
in riva al mare.
Tagiura, Qasr khiyar, Homs. Zone coltivate come giardini,
dalla tenacia dei nostri coloni, alternate a zone desertiche,
mi passano davanti come in uno scenario.
A Lepis Magna breve tappa breve tappa per uno sguardo
agli avanzi romani e per uno spuntino.
Zliten e, finalmente Misurata adagiata in riva al mare,
graziosa e civettuola.
........ a Misurata.
In attesa del reggimento faccio un giro della magnifica
azienda agricola del conte Volpi di Misurata. E' un vero
miracolo di tecnica tenace. Si è rubato il terreno,
palmo palmo, alla steppa del deserto e si è creata
un'azienda modello, che produce ogni sorta di cereali,
di ortaggi e di frutta. I contadini sono tutti veneti
e sono aiutati dagli arabi. Faccio conoscenza con Ali
Admhed. Un piccolo arabo furbissimo che mi vende venti
uova a due lire l'una; che mi fa visitare la sua casetta,
interrata per evitare il ghibli; mi fa vedere il suo piccolo
mulino, mosso a mano; l'astuccino di cuoio lavorato che
ha appeso al collo, che contiene i vesretti del corano,
e tante tante altre cose.
Mi fa vedere tutto, gentile, chiacchierino ma, "dulcis
in fundo" quella gran canaglia, mi dice con un sorriso
incantevole e con la testina piegata sulla spalla destra:
-Capetana te me regalare filus(soldi)?-
Arriva il reggimento. A mensa prendiamo la scatola di
Chiarizia. La Chiarizia è un minestrone di pasta
in scatola, inventato dal Sig. Chiarizia. E' abbastanza
buono. Dopo il minestrone due uova di quelle comperate
da Ali a due lire l'una, poi a dormire. Domani partenza
alle quattro.
........ a Buerat.
-Agostino ti tirerei uno stivalone in testa.
E' la maniera di entrare? Potevi far più piano,
no? Adesso mi hai svegliato e certamente non potrò
più addormentarmi!-
L'attendente, che ha in mano la candela, mi guarda, sorride,
poi, quasi con timore di darmi un dispiacere, mi dice:
-Signor capitano è ora! Sono quasi le quattro -.
Eh va bene! Alziamoci.
Notte fonda. La luce delle stelle è scialba. Ieri
sera brillavano di più. Anch'esse sono prese dalla
sonnolenza dopo una notte di veglia!
Negli accampamenti c'è silenzio. Le trombette petulanti
non hanno ancora lanciato l'ordine della sveglia.
Partiamo. Ho con me il tenente B... e i nostri due attendenti
in motocicletta.
Oltre Misurata lande deserte con miseri cespugli. Nella
notte, che si va schiarendo, si intravedono poveri villaggi
arabi. Non un essere vivente. Senso di solitudine e di
smarrimento! L'alba ci coglie verso El Hescia.
Mi volto a guardare il mio compagno di viaggio. Acciderba
come sente il senso di smarrimento! Sta mangiando a quattro
palmenti! Che appetito!
Buerat è costituito da un forte con poche case,
alte sul mare. Si scende sulla spiaggia attraversando
un piazzale terribilmente flagellato dal vento. Un vento
impetuoso e caldo che preannuncia il ghibli. Questi arriva
improvviso. E' una tormenta di sabbia rossa arroventata.
Percorriamo gli ultimi chilometri in questo inferno che
toglie il respiro ed impedisce quasi di vedere la strada.
Penso al reggimento. Come se la caverà quando entrerà
nella zona battuta dal ghibli?
Scelgo i posti per gli accampamenti, in pieno deserto,
vicino ad alcuni pozzi. Non c'è altro posto. Riesco
a sistemare il Comando nella Casa Cantoniera.
Verso le sedici arriva il primo scaglione di motociclisti.
Il ghibli degli ultimi chilometri li ha rirtontiti. Si
sono foggiati tutti coi fazzoletti, una maschera per la
bocca e orecchie. Smontano dalle macchine e si siedono
affranti scolando, dalla borraccia, le ultime gocce d'acqua.
Hanno su tutta la persona uno strato spesso di polvere
sabbiosa.
Dopo due ore il reggimento è giunto al completo.
Pochi sono i guasti. Le tende sono rizzate. Il rancio
caldo, la distribuzione del vino e del marsala fa scordare
le fatiche di oggi e prepara gli animi e i muscoli a quelle
di domani.
Che importa se nella pasta vi è, frammista, invadente
e indesiderata, la sabbia del ghibli?
Che importa se la tenda, in piena notte sarà portata
via dal ghibli?
Tutto finisce in grandi risate.
Domani partiremo e il battito cuori si rimetterà
all'unisono con quello dei motori, nell'ansia di arrivare.
Io dormo, con altri ufficiali, in una stanzetta dalla
quale hanno sloggiata una povera capretta che, legata
nel cortile, bela incessantemente, sferzata dal ghibli
che non rallenta.
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