E' ancora
di scena il 9° falcidiato che sulle sue posizioni
minaccia di essere aggirato quando il fronte accenna a
cedere.
Bordoni ordina alle artiglierie Divisionali in suo potere
di sostenere l'azione del XXXII Battaglione motociclisti
di Pece; anche alcuni carri tedeschi concorrono all'azione
di aiuto e gli inglesi sono contenuti. Davanti alle sue
linee centinaia e centinaia di cadaveri e decine di mezzi
corazzati distrutti dimostrano la tempra leonina e la
tenace resistenza dei valorosi ragazzi di questo bel Reggimento.
Trecento nemici sono catturati con diciannove carri e
sessanta camionette.
Nell'incalzare degli avvenimenti di fine anno non vi è
azione che abbia per protagonisti, con i due Reggimenti
fratelli, il 7 °e l'8°, questo Reggimento di Eroi.
Agedabia, Sidi el Breghisch, Ain el-Gazala, Derna, Tecnis,
Barce, sono alcuni luoghi che lo videro primo all'attacco
ed ultimo nella difesa con un eroismo senza nomi perché
eroismo di tutti.
Fu un continuo succedersi di azioni nate da improvvise
necessità e spentesi spesso nel sangue; fu il balenare
di cento assalti condotti con impeto senza confronti;
fu un continuo atto di eroismo che segno le tappe dell'epopea
africana di mille e mille croci; fu la sublimazione eroica
di un intero Reggimento che ebbe come faro di luce Aurelio
Zamboni il quale visti i camerati contrassaltare con lancio
di bombe a mano, in un supremo sforzo raccoglieva il braccio
amputato e lo scagliava contro l'avversario. « Non
ho bombe: ecco la mia carne »! si legge nella motivazione
della sua medaglia d'Oro!
E quando sul finire del triste anno africano, la sorte
malvagia aveva decretato il ripiegamento delle nostre
Divisioni verso la Sirtica ed il sole tramontava sulle
sabbie di Marmarica madide di sangue, ed in moltitudine
si levavano le ombre dei Caduti di quelle terribili battaglie,
sulla via del ripiegamento, innanzi a tutte, per unanime
consenso dei Morti camminavano due piumetti neri, due
splendide figure di Eroi che con il loro sacrificio avevano
aperto una nuova pagina della storia del Reggimento: Giuseppe
Regazzo e Settimio Di Battista.
Anche sul fronte di Tobruck il 7 dicembre si apre una
falla nel punto di saldatura tra lo schieramento della
Trento e i reparti tedeschi, ed il 7° è chiamato
a sacrificarsi quasi interamente per evitare la tragica
rottura.
Il giorno 16 ad Ain el-Gazala lotta contro forze preponderanti
perdendo oltre la metà degli effettivi; lo stesso
colonnello Duranti è fatto prigioniero mentre si
sposta in motocicletta da un Battaglione all'altro; liberato
poco dopo da un gruppo di carri incuneatisi nello schieramento
della 4° Divisione Indiana si ributta a capofitto
nella lotta.
Il X e l'XI Battaglione del tenente colonnello Mattesini
e del maggiore Rosano si prodigano con bravura pari al
loro ardimento. Rubagotti, Gianati, Amodei, De Palma,
Mangili, Vicini, Paladini, Perotti e tanti altri compiono
prodigi di valore.
Il giorno stesso tutti si rimettono in marcia per correre
a salvare le posizioni della Trento e della Pavia ferme
dopo gli ultimi combattimenti e pressate dalle truppe
scozzesi della Guardia Reale. Mattesini con gli sparuti
e provatissimi avanzi del suo Battaglione costituisce
tanti piccoli centri di fuoco, punte di attacco e di sorpresa,
proprio come li aveva concepiti Alessandro Lamarmora nell'atto
di Fondazione del Corpo e resiste.
Finalmente, dopo tanto travaglio, dopo due mesi di lotte
e di sofferenze, dopo oltre mille chilometri di deserto
calpestato con i mezzi più disparati e non certamente
i migliori, a Marada el-Agheila, l'Ariete e l'Afrika,
si dispongono per un giusto riposo che durerà poco
più di un mese necessario per la conta degli effettivi
e soprattutto per onorare i tanti, i troppi Fratelli che
non ritorneranno più.
Rommel si compiace con gli avanzi del 7°.
Un corrispondente di guerra tedesco dirà alcuni
giorni dopo che i bersaglieri erano presenti ovunque nel
deserto e questa loro onnipresenza ha conferito all'Ariete
il soprannome di Divisione Fantasma!
Essi sono dappertutto continua ancora il corrispondente
alleato, sempre davanti ai carri armati, nelle trincee
e durante l'avanzata, sugli autocarri e sulle motociclette;
sono essi che portano l'ultima decisione nella battaglia.
Né l'artiglieria né le Divisioni corazzate
potrebbero agire senza di loro.
In questi giorni di tremende battaglie a Bir el Gobi,
una Divisione di volontari inquadrata da ufficiali dei
bersaglieri è stata vista battersi con ardimento.
Sono i Giovani Fascisti che il nemico chiama per dileggio
Mussolin's Scout e che vedremo più tardi, pazzi
maledetti, stroncare ogni azione della V Brigata sudafricana,
della XXIII Brigata corazzata inglese, della 7° Divisione
indiana e della Brigata Waterloo. Resteranno seriamente
feriti il loro colonnello Fernando Tanucci mentre il maggiore
Balisti avrà una gamba amputata e Ippolito Niccolini,
di carro in carro, armato di bombe e di spranghe di ferro,
correrà verso la morte e la medaglia d'Oro.
Nel novembre del '42 i quattro Battaglioni che costituiscono
la Divisione saranno ridotti a sparute Compagnie di pochi
superstiti di Bir el Gobi e di bersaglieri raccogliticci
provenienti da ogni parte.
Dell'antica Divisione resterà il solo nome e non
a tutti gradito!
Il 21 gennaio Rommel conosciuto ormai con l'appellativo
di Volpe del deserto, nella sua bersaglieresca azione
che non ha soluzione di continuità fra battaglia
di arresto, ripiegamento e avanzata, rilancia le sue Divisioni
verso Agedabia e alle Porte dei Fileni parte la sua nuova
impresa che dalla Grande Sirte dovrà rioccupare
tutta la Cirenaica fino a Tobruck.
Gli inglesi preoccupati delle basi in estremo oriente
minacciate dal Giappone schieratosi in guerra a fianco
dell'Asse, rallentano la pressione africana abbandonando
gran parte dell'Isola di Creta e si ritirano nella sicura
piazzaforte di Tobruck.
Il 7° e l'8° occupata Bengasi ed Ain el-Gazala,
raggiungono Barce, Cirene, Derna.
I bersaglieri corrono, corrono in testa alle forze dell'Asse
per agganciare il nemico nuovamente in fuga.
Alla fine di gennaio l'8° giunge ad El Mechili in
tempo giusto per dare una mano agli amici del 9°,
avanguardia della Trieste, che aveva sventato furiosi
attacchi ed innalzato per la seconda volta sul forte il
Tricolore d'Italia.
La Volpe investe tutto il Gebel sotto gli occhi stupefatti
dell'avversario che in quindici giorni perde migliaia
di carri e di cannoni.
Ugo Montemurro promosso generale è chiamato ad
altro incarico e il grande 8° passa agli ordini del
colonnello Gherardini mentre il 7° provatissimo, decimato
e rinforzato dagli avanzi del XXXI Battaglione del 12°
scampati al siluramento del bastimento Vittoria è
posto agli ordini del nuovo colonnello Ugo Scirocco.
Ora l'attività di questi due reparti nuovamente
logorati nella grande corsa di tre mesi lungo la Cirenaica
diventa solo esplorativa fino ai primi di giugno quando
il 7° deve correre sul fronte della Trento bloccata
dagli inglesi nella sua avanzata.
Il balzo così rapido aveva provocato difficoltà
nei rifornimenti dei quali ora si avverte la mancanza
e dei quali si incomincia ad avvertire una certa preoccupante
trascuratezza.
Rommel, sfruttando sempre le punte della sua buona stella,
lancia l'Ariete con l'8° in testa su El-Gherua da
dove gli inglesi, avvertendo il pericolo, ripiegano verso
Dahar el-Aslago per impegnare durante il giorno 5 tutto
il V Battaglione di Corrado Porzio. Il 20 ed il 21 giugno
l'8° è di fronte alla meta agognata da tanto
tempo: Tobruck, e tutti concorrono al successo della manovra
finale e catturano oltre milleseicento uomini ed ingente
materiale bellico.
Il 9° ora passato agli ordini del tenente colonnello
Luigi Togna affronta, da pari suo, il nemico al centro
dello schieramento della piazzaforte. Arrivato giusto
giusto a Tobruck in tempo utile per la resa degli ultimi
fortilizi, insegue il nemico fino a Marsa Matruh nel cuore
dell'Egitto ed ancora oltre fino a El-Dak dove un improvviso
attacco inglese alla Pavia costringe il suo XXVIII Battaglione
ad una lotta, logorante che ne riduce gli effettivi a
meno della metà.
Anche il 7° interviene nella gara finale di Tobruck.
Aggregato al XXI Corpo d'Armata, il 21 giugno entra nella
piazza dalla parte ovest dello schieramento e coopera
alla resa dell'intera 8' Armata inglese.
What abund Casamassima: che ne è di Casamassima,
chiedevano spesso gli inglesi, dalle loro linee, di questo
intrepido pattugliatore comandante la Compagnia controcarro
del X Battaglione? La fama dell'uomo correva spesso al
di là della terra di nessuno.
Ora Casamassima con il X è entrato dalla parte
ovest in Tobruck ma il nemico non ha voluto attenderlo
per fare una più stretta personale conoscenza.
Tutto è successo molto in fretta; in poche ore
sono state conquistate le fortificazioni, la rada e la
città tutta piena di incendi e di ferraglie abbandonate;
solo qualche ostinato caposaldo continua a difendersi.
Dappertutto regna la più incredibile confusione.
Nell'ansia frenetica dell'occupazione e di chi cerca di
sfuggire alla cattura succede un vero stillicidio di episodi
cruenti e di sparatorie fra vinti e vincitori, e non si
sa da dove arrivino i colpi ed a chi siano destinati.
La baraonda non impedisce comunque ai tedeschi di collocare
le sentinelle ai grandi magazzini favolosamente ricchi
di materiali e di viveri. Sono bloccati per meglio disciplinare
la distribuzione, dice l'intendenza tedesca; per lasciare
agli italiani la bocca asciutta come sempre, dicono i
poveri bersaglieri arrivati per primi nella piazza con
le scarpe rotte.
Infatti, delle tonnellate di birra in scatola, di farina
bianchissima, di sigarette, di tabacco, di uniformi bellissime,
di tonnellate di corredi color kaki, di marmellate e fiumi
di Whisky e scatolame prezioso e stivaletti leggeri e
foderati e di tanta altra bellissima roba nulla sarà
concesso alle nostre truppe; il premio sarà solo
per i tedeschi!
Si pensa che Rommel abbia ricevuto ordini perentori di
accontentarsi del successo ottenuto in così poco
tempo e che lasci riposare le truppe dopo tanta corsa
e tanti sacrifici.
Di questo parere sono anche i resti dell'VIII Battaglione
corazzato che fu già di Silvano Bernardis e duramente
provato negli scontri precedenti. Tutti nel Battaglione
lo pensano e tutti lo sperano; forse è finito l'orrendo
martirio della Marmarica con i suoi nomi opprimenti, Bir
Hakeim, Trig Capuzzo, Bir El Gobi, El Adem, El Duba, Sidi
Rezegh, nomi di lotta e di massacro; forse in Tobruck
dove anche loro sono arrivati con le leggere autoblinde
troveranno un meritato riposo.
Non è così, il deserto li attende ancora
e subito; la Volpe non può aspettare, non ha tempo,
la sua stella potrebbe tramontare nella prossima notte;
bisogna correre ancora verso Marsa Matruh, verso Alessandria,
verso il Cairo...
E la marcia piumata non si arresta.
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